Beirut, due anni dopo l’esplosione

Sono passati due anni dal 4 agosto 2020, quando una terribile esplosione nel porto ha devastato la città.

A oggi si lavora per ricucire lo strappo che questa tragedia ha lasciato nel tessuto sociale di Beirut, sostenendo i giovani e le persone più vulnerabili.

Il 4 agosto 2020 è esploso un deposito nel porto di Beirut, causando oltre 200 vittime, più di 6.500 feriti e circa 300.000 sfollati. Centinaia di edifici, tra cui case, scuole, ospedali, sono stati distrutti o gravemente danneggiati.

Questo ha sconvolto un paese già alle prese con una gravissima recessione economica e aggravato le pressioni sociali già presenti tra la popolazione locale e i rifugiati. Nel 2020, il Libano infatti ospitava già 1.500.000 siriani e 300.000 palestinesi. In questo contesto, l’erogazione dei servizi di base è diventata ancora più difficile.

Oltre il 60% della popolazione vive sotto la soglia di povertà, con tassi di disoccupazione in forte aumento e la svalutazione della moneta locale in costante crescita.

Cos'ha fatto AVSI per aiutare a ricostruire Beirut?

Subito dopo l'esplosione lo staff di AVSI presente nella capitale libanese si è attivato in soccorso alle famiglie, valutandone i bisogni più immediati.

È stata lanciata la campagna di raccolta fondi #LoveBeirut, che ci ha permesso di aiutare persone vulnerabili ancora più in difficoltà dopo l'esplosione, soprattutto nei quartieri popolari di Geitawi, Bourj Hammoud e Achrafieh. AVSI ha contribuito alla ricostruzione delle loro case, ma anche allo smaltimento dei detriti coinvolgendo persone prive di reddito con il cash for work, denaro in cambio di lavoro.

La ricostruzione continua con il progetto ReViVe

Questo progetto fa parte dell'iniziativa finanziata dall'Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo in Libano e Siria, proprio in risposta all'evento accaduto a Beirut due anni fa, che AVSI realizza in partnership con Armadilla.

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"Prima non c'era nulla di simile qui, mentre ora abbiamo un posto dove venire dopo la scuola. Possiamo studiare, vedere i nostri amici e incontrarne di nuovi, usare i computer quando manca l'elettricità", racconta la diciottenne Tatiana Saleh del nuovo centro dedicato ai giovani del quartiere, ristrutturato grazie a ReViVe.
L'obiettivo è offrire loro uno spazio sicuro e attrezzato dove incontrarsi e trascorrere il tempo, contribuendo così a ristabilire un contesto sociale positivo ad Achrafieh.

Il progetto ha provveduto anche a offrire servizi sanitari di base, medicinali, kit igienici per le donne e pacchi alimentari ai più vulnerabili di questo quartiere, come Patricia Rouhana, che ha perso la figlia in un incidente e da allora soffre di gravi problemi di salute che le impediscono di lavorare.
Le attività sono state svolte in collaborazione con DSC Achrafieh, Cercle de la Jeunesse Catholique e il Convento dei Padri Lazzaristi.


Video di Davide Arcuri