Libano. La ricostruzione nel paese parte anche da #LoveBeirut

Data 15.09.2020

Il 4 agosto 2020 una terribile esplosione ha squarciato il porto di Beirut e ha ferito l'intera città, causando oltre 200 vittime e più di 6.500 feriti. Vetri rotti, detriti, macerie sono state recuperati fino a 5 chilometri dall'epicentro dell'esplosione e a oggi sono ancora 300.000 le persone sfollate che hanno trovato riparo presso amici e familiari. L'esplosione ha sconvolto un paese già alle prese con la gravissima recessione economica e la conseguente svalutazione della Lira Libanese che ha portato il 50% della popolazione sotto la soglia di povertà, aggravando preesistenti vulnerabilità tra le popolazioni locali e i rifugiati; il Libano ospita infatti 1.500.000 siriani e 300.000 palestinesi, una presenza che pone enormi pressioni nell’erogazione dei servizi di base.

Secondo le stime delle Nazioni Unite, più di un terzo dei Libanesi ha perso il lavoro per la crisi da COVID-19 e quasi il 20% ha visto il proprio salario ridursi drasticamente.

Tra il 5 e il 6 agosto, lo staff presente nella capitale libanese ha immediatamente risposto all’emergenza conducendo un’analisi dei bisogni nei quartieri di Geitawi, Achrafieh e Bourj Hammoud per avere una visione dell’emergenza e raccogliere le prime informazioni sull’impatto dell’esplosione tra le famiglie dei quartieri est di Beirut.

Una squadra di assistenti sociali ha individuato i bisogni delle famiglie maggiormente colpite dell’esplosione, anche alla luce di vulnerabilità pregresse, e una squadra tecnica di ingegneri ha effettuato la valutazione strutturale dei danni subiti dalle loro abitazioni.

In questa mappa puoi seguire l'avanzamento dei cantieri

Fino a questo momento, AVSI ha raggiunto 145 famiglie e ha progettato un piano di intervento personalizzato per la riqualificazione strutturale dell’abitazione o dell’impresa commerciale da cui dipende il reddito familiare e per un percorso di accompagnamento di natura psicosociale che aiuti a superare il trauma.

La storia di Najat

Il nostro staff l'ha incontrata durante le prime ricognizioni nel quartiere di Geitawi, mentre cercava di ripulire dalle macerie il suo negozio di alimentari. Najat ha 60 anni, è vedova e il negozio è l'unica fonte di reddito per sè e il figlio 34enne affetto da disabilità intellettiva. L'esplosione aveva ridotto in frantumi gran parte del negozio, frantumato vetrine, porte, finestre e le sue speranze di sopravvivenza. Il ripristino della bottega di Najat è stato uno dei primissimi interventi presi in carico da AVSI: nel giro di dieci giorni, porte e finestre sono state sostituite, le pareti riverniciate e le rifiniture in legno del soffitto aggiustate. Najat ha riaperto il negozio e tenta di riprendere una sorta di normalità per lei e suo figlio.

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La storia di Azadouki

Azadouki, di origini armene, ha 74 anni, è vedova e vive sola. A causa dell'esplosione è rimasta ferita e la casa dove abita ha subito molti danni. L'intervento del nostro staff ha reso la sua casa di nuovo abitabile e sicura: i vetri alle finestre sono stati sostituiti, le pareti riverniciate, la porta d’ingresso aggiustata. Azadouki ora si sente al sicuro e soprattutto meno sola, grazie al supporto dei nostri assistenti sociali.

Libano 2020

La storia di Fadi

Fadi ha due figli e gestisce l’Orchidée, un negozio di fiori di fronte all’ospedale di St Georges con cui provvede alla famiglia. Il 4 agosto, l'onda d'urto ha distrutto il negozio, la casa e l'automobile. Grazie all'intervento di AVSI, il negozio è già stato ristrutturato e Fadi ha ripreso la sua attività, in attesa di poter ristrutturare anche la propria abitazione.

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La storia di Taline

Taliine, vedova da pochi mesi, ha 47 anni e vive con i figli Marc e Mira. Poiché non ha un lavoro, Marc e Mira si mantengono agli studi da soli. Anche la loro casa a Mar Mikhael è rimasta gravemente danneggiata in seguito all'esplosione. "Quando Marc ha perso il lavoro di cameriere, - racconta - non sapevo come avremmo potuto risollevarci e risolvere la situazione. Poi ho incontrato Chafica, assistente sociale di AVSI, che mi ha ascoltata e ha inserito la nostra famiglia nel programma. Ora la casa è stata ristrutturata e, soprattutto, ci sentiamo meno soli".

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Grazie alla presenza radicata nel territorio, alle solide relazioni con le autorità locali, alla capacità immediata di mobilitare delle risorse e alla collaborazione con UNHABITAT, AVSI ha potuto farsi carico tempestivamente delle ristrutturazioni di case o negozi delle persone con un elevato grado di vulnerabilità. Queste relazioni hanno favorito l'accesso a ulteriori canali di finanziamento, come l’agenzia UNDP, con cui AVSI ha firmato un contratto di circa 270.000.00 euro per un progetto che prevede programmi di riabilitazioni, cash for work e attività di supporto psicosociale, generando delle sinergie con i fondi della campagna #LoveBeirut.

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