Siria. Dispensari della speranza

Abbiamo curato più di 180 mila persone  con il progetto Ospedali aperti a Damasco e ad Aleppo. Ora sostieni la medicina di prossimità: porta le cure vicino alle persone più vulnerabili.

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Anche se la guerra è finita, in Siria la crisi non è terminata.
Oggi milioni di persone vivono in condizioni di vulnerabilità estrema: non possono permettersi una visita medica, un farmaco per la pressione, un’ecografia o un semplice antibiotico.

Per chi vive in villaggi isolati o in città impoverite, anche una cura semplice può diventare irraggiungibile.

Dal 2017 lavoriamo per permettere ai siriani più poveri di accedere alle cure di cui hanno bisogno. Dopo aver sostenuto per sette anni due ospedali a Damasco e uno ad Aleppo ora siamo impegnati nel promuovere la medicina di prossimità, attraverso sei strutture sanitarie territoriali: i “Dispensari della Speranza”.
Sono presidi vicini alle persone, accessibili, dove ogni giorno si garantiscono:

  • Visite mediche di base
  • Analisi e test diagnostici
  • Farmaci essenziali
  • Supporto psicologico per adulti e bambini

La medicina di prossimità è spesso l’unica risposta possibile per chi non può accedere agli ospedali. È una cura concreta, umana, quotidiana.

Abbiamo bisogno del tuo aiuto.

Con il tuo contributo possiamo tenere aperti i dispensari e continuare a offrire un servizio essenziale per la salute e la speranza.

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Garantisci cure gratuite a chi vive in condizioni di vulnerabilità estrema in Siria
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Da Ospedali aperti ai Dispensari della speranza, la storia del progetto

Siria. Ospedali Aperti è un progetto nato nel 2017 su iniziativa del Nunzio Apostolico a Damasco, Card. Mario Zenari, e con l’appoggio del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale per garantire cure gratuite alle persone più vulnerabili in un Paese segnato da una grave crisi umanitaria.

In collaborazione con tre ospedali cattolici non profit a Damasco e ad Aleppo, e successivamente con cinque dispensari, il progetto ha offerto oltre 188.000 trattamenti medici gratuiti. In un contesto di forte povertà, carenza di personale sanitario e strutture danneggiate, “Ospedali Aperti” ha rafforzato il sistema sanitario locale, fornendo attrezzature, formazione e sostegno al personale e coprendo i costi di trattamenti diversi, dalle cure di patologie complesse a quelle di malattie non gravi che però, se trascurate in un contesto segnato profondamente dalle conseguenze della guerra, possono uccidere tanto quanto hanno fatto le bombe.

Il progetto ha garantito continuità di cura anche durante la pandemia di COVID-19 e dopo il terremoto del 2023.

Conclusosi nel 2024, ha posto le basi per una nuova fase: i Dispensari della Speranza, per continuare a offrire medicina di prossimità a chi non può accedere agli ospedali il progetto intende raggiungere in due anni 60 mila persone, grazie anche al sostegno del MAECI - Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale e AICS - Agenzia italiana per la Cooperazione allo Sviluppo.

Mi preme quest’anno citare il grande lavoro per sostenere il rientro delle comunità cristiane nella piana di Ninive, in Iraq, e le cure sanitarie assicurate a tanti malati poveri in Siria, in particolare attraverso il progetto “Ospedali Aperti”.

Papa Francesco, 2018

I donatori di Ospedali aperti

Il progetto, patrocinato dal Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, è stato finanziato da: Conferenza Episcopale Italiana (con fondi 8x1000), Papal Foundation, Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, Roaco attraverso l’Ordine equestre dei Cavalieri del Santo Sepolcro, Misereor (Organizzazione episcopale tedesca per lo sviluppo e la cooperazione), Conferenza Episcopale Usa, Caritas Spagnola, Gendarmeria del Vaticano attraverso la Fondazione San Michele Arcangelo, Cha (Catholic Health Association – Usa), Fondazione Terzo Pilastro - Internazionale, Fondazione Umano Progresso, Fondazione Cariverona, Fondazione Mondo Unito, Caritas Provitae Gradu Charitable Trust, Governo ungherese (nell’ambito del piano “Hungary Helps”), Regione Lombardia.
A questi finanziamenti si aggiungono le donazioni di privati e imprese italiane e i contributi raccolti attraverso il 5x1000.