Mariam Conteh è una mamma molto premurosa, vive in una piccola casa a FreeTown, la capitale della Sierra Leone, insieme a quattro fratelli e due sorelle, e ha come desiderio la possibilità di offrire a sua figlia le opportunità che lei non ha avuto.
Fatimata Kanu ha 10 anni è una bambina molto solare, a cui piace andare a scuola e imparare ogni giorno cose nuove.
Mariam e Fatimata non hanno un legame di parentela ma sono comunque legate da un rapporto molto profondo. Fatimata infatti è la figlia menpikin di Mariam, che in Krio, lingua locale, si traduce in affido.
Chi sono i menpikin, come funziona l’affido e l’adozione in Africa
I menpikin sono i bambini che non vivono con i genitori biologici, ma con parenti che si prendono cura di loro. Questa pratica è molto diffusa in Sierra Leone dove adozione e affido non sono come li conosciamo in Europa.
In Sierra Leone non esiste un sistema strutturato che preveda l’affido familiare o l’adozione. Esiste l’accoglienza, ma a livello quasi esclusivamente informale. Per la stragrande maggioranza dei bambini i cui genitori non possono prendersi cura di loro esiste la strada o, per i più fortunati, un istituto.
In Sierra Leone non esiste un sistema di affido familiare o di adozione: per i bambini abbandonati ci sono la strada o l'istituto.
Il progetto HOME
In questo contesto AVSI sviluppa il progetto “Home” cercando di creare qualcosa che non esiste: un sistema che permetta dare una famiglia ai bambini abbandonati.
“Io non ho figli biologici ma ho la possibilità di crescere ed educare Fatimata e per me questo va oltre qualsiasi legame di parentela”
Mariam, madre affidataria di Fatimata in Sierra Leone
Questo intervento integrato su diversi fronti mira a lavorare sulle risorse già a disposizione, valorizzandole, e ad andare invece a crearne ove ci siano dei vuoti istituzionali e normativi.
In Africa esistono forme di accoglienza poco strutturate o addirittura improvvisate che acquisiscono valore nel momento in cui si riesce a fornire il necessario per unire uno slancio solidale a una maggior consapevolezza e competenza.
Con i 650mila euro stanziati nel luglio 2021 dall'italiana Commissione per le adozioni internazionali (Cai) per 18 mesi (ma il progetto sarà esteso fino ad aprile 2023), AVSI può operare oltre che in Sierra Leone anche in Ghana e Costa d'Avorio.
«Il nostro compito è lavorare con gli orfanotrofi, mettendoli in comunicazione tra loro - sottolinea Marco Rossin -, poiché non esiste un'anagrafe dei bambini abbandonati; ma anche con le autorità che si occupano della tutela legale dei minori, come il Ministero del Gender e Children's affairs e quello del Social welfare così da incrementare le competenze del personale anche attraverso la fornitura di strumenti tecnici ed informatici».
Parallelamente al lavoro con orfanotrofi e istituzioni, AVSI offre una formazione alle famiglie affidatarie, come quelle di Mariam.
“Si tratta di genitori affidatari che lo fanno per "fare del bene", con uno slancio molto simile a quello delle prime famiglie italiane che aprivano le loro case quarant'anni fa. – ha spiegato recentemente Marco Rossin responsabile delle adozioni internazionali di AVSI nel corso di un’intervista per Avvenire - Non sono a "caccia di bambini" come fonte di reddito, né perché non possono metterne al mondo di propri”.
Le famiglie affidatarie sostenute da AVSI
Mariam è una dei 60 genitori selezionati dal progetto HOME che, tra le varie attività, garantisce sostegno e formazione sul piano finanziario a famiglie affidatarie formali e informali. Grazie ad un sostegno economico le famiglie selezionate hanno la possibilità di iniziare un piccolo business in modo da poter prendersi cura dei propri figli adeguatamente.
Quando abbiamo incontrato Mariam stava partecipando ad uno degli incontri sulla gestione finanziaria e la possibilità di creare dei piccoli business partendo da zero.
Mariam prima del progetto HOME aveva iniziato una piccola attività: vendeva carbone lungo la strada ma ben presto ha dovuto chiudere l’attività, non riuscendo a gestire adeguatamente entrate e uscite.
Ora sta imparando come gestire i soldi ma soprattutto come risparmiarli nel caso ci fosse qualche emergenza o situazione di difficoltà familiare. Il suo sogno è quello di dare la possibilità a sua figlia di andare all’università e continuare a studiare. Oggi, grazie all’opportunità che le è stata data da AVSI Sierra Leone, inizia a vedere una possibilità di realizzazione e inizia a progettare l’apertura di un proprio negozio. Gli assistenti sociali di AVSI la seguiranno per avviare l’attività e monitorare l’andamento fino a quando Mariam sentirà di poter continuare da sola. “Per me questi training sono davvero utili – ci ha detto Mariam – non solo per avviare la mia attività, ma anche perché ci sono incontri dedicati ai bisogni dei bambini. Non solo materiali, ma anche affettivi e relazionali. Quello che imparo lo condivido con tutta la famiglia”
Mariam, come tanti altri genitori, si sta mettendo in gioco in prima persona per acquisire nuove competenze e migliorarsi non solo per se stessa ma, soprattutto, per essere di supporto per la propria famiglia.
In Sierra Leone grazie a questo progetto, AVSI fornisce ai nuclei affidatari "formali e informali" gli strumenti necessari per rafforzare le capacità genitoriali e la comprensione dell'importanza di crescere i bambini all'interno di una famiglia e delle comunità locali, oltre che sulle conseguenze negative dell'abbandono.
Marco Rossin – responsabile Adozioni internazionali AVSI
I beneficiari diretti del progetto "Home" saranno circa 1.124 persone tra famiglie di origine vulnerabili e affidatarie, operatori sociali, staff istituzionale e 533 i bambini che avranno un sensibile miglioramento della qualità di vita e riusciranno a crescere in un ambiente adeguato ai loro bisogni.
Rassegna stampa
AVSI e le Adozioni internazionali
AVSI, oltre ad essere una ong, è un ente autorizzato per le adozioni internazionali e in quanto tale viene identificato come il soggetto che opera in Italia per trovare genitori a bambini in stato di abbandono nel mondo. Ciò che non viene percepito come tratto fondamentale per un Ente è come questo debba essere anche soggetto volto a proteggere i bambini nel loro Paese, a mettere in campo esperienze e risorse perché i bambini possano trovare una famiglia lì dove vivono. L’adozione internazionale è uno strumento di protezione sussidiario, che deve intervenire dove non si riesce a rispondere ad un bisogno, quello del bambino, nel suo Paese.
Il progetto “Home” ha come scopo proprio questo: sfruttare l’esperienza maturata in Italia e all’estero per rendere realmente l’adozione internazionale come quel processo che permetta, da un lato, di essere una risorsa ultima per un bambino e, dall’altro, di accogliere il desiderio di genitorialità di una famiglia italiana.