Ogni anno, il 20 giugno, si celebra la Giornata Mondiale del Rifugiato. Ogni anno, ancora tantissime persone sono costrette ad abbandonare le loro case, la loro vita, per cercare altrove una sicurezza che hanno perduto a causa di guerre, persecuzioni, crisi economiche o climatiche. Spesso, i Paesi che accolgono i rifugiati sono a loro volta segnati da una situazione economica e sociale complessa, come il Libano, il Paese al mondo con la più alta percentuale di rifugiati rispetto alla popolazione.
Dall’inizio della guerra in Siria nel 2011, in Libano si sono riversati migliaia di siriani che vivono negli Informal Tent Settlements (ITS), i campi profughi non riconosciuti.
Queste tendopoli si concentrano soprattutto nelle regioni agricole dove è più facile trovare un lavoro, anche se saltuario e mal retribuito, come il sud del Paese. È qui, nel campo Wazzani nella piana di Marjayoun che vive Rimass. La sua casa è una tenda con due “stanze” dove vive con i suoi genitori e quattro fratelli.
Rimass ha 12 anni, tanti quanti gli anni di guerra nella sua patria di origine: la Siria, di cui non ricorda nulla visto che la sua famiglia è scappata da Aleppo quando aveva solo due anni.
La vita in Libano per i rifugiati non è mai stata semplice e nel 2019 la situazione è ulteriormente peggiorata a causa di una crisi finanziaria senza precedenti che ha intaccato l’economia reale generando una crisi sociale profondissima. Oggi in Libano il costo della vita è insostenibile, i servizi di base così come le istituzioni statali sono al collasso, la disoccupazione e l’inflazione minacciano la già fragile coesione sociale.
Lo sa bene il padre di Rimass che non riesce più a trovare anche quei lavori saltuari con cui riusciva a mantenere i suoi cinque figli e a garantire loro la possibilità di studiare, curarsi, avere un’alimentazione sana.
È per questo che gli assistenti sociali dell’ong AVSI hanno incluso Rimass nel programma Sostegno a Distanza: oggi grazie al contributo regolare di un donatore italiano Rimass va a scuola, lei e i suoi fratelli hanno ricevuto un kit scolastico e la famiglia riceve dei voucher per l’acquisto di cibo.
Nella piana di Marjayoun, AVSI organizza corsi di formazione professionale, propone attività educative e di sostegno psicosocialeper i bambini siriani e, nei periodi di maggiore difficoltà, si occupa della distribuzione di beni di prima necessità (acqua, cibo, vestiti).
La Piana di Marjayoun è una delle aree agricole più vaste del Sud del Libano, abbandonata a causa della guerra tra Libano e Israele del 2006. AVSI è tra le poche ong internazionali che operano stabilmente nella regione, è un punto di riferimento per le autorità locali e internazionali ma soprattutto per la popolazione, composta da oltre 40.000 persone.
Un aiuto per i bambini libanesi e siriani
Grazie a progetti finanziati da donatori istituzionali (come Back to the Future, sostenuto dall’Unione Europea) e grazie a donatori privati che scelgono di sostenere un bambino a distanza AVSI promuove il diritto all’educazione in Libano.
Sostiene le bambine e i bambini libanesi e siriani che non sono mai stati a scuola o che a causa della guerra non hanno più potuto continuare gli studi.
Tutti i programmi educativi sono integrati con attività di protezione dell'infanzia, attività ricreative, sportive e culturali, e percorsi di recupero scolastico anche per bambini con bisogni educativi speciali.
Quanti profughi ci sono in Libano?
Il Libano non aderisce alla Convezione di Ginevra del 1951 sullo statuto dei rifugiati. Si stima che siano 1,5 milioni il numero di siriani presenti nel Paese, ai quali si aggiungono circa 500.000 rifugiati palestinesi e circa 18.000 di altre nazionalità. Su una superficie di poco più di 10.000 chilometri quadrati, (all’incirca come la regione Abruzzo) circa quattro milioni di libanesi convivono con quasi due milioni di rifugiati, profughi e sfollati: il Libano è il Paese al mondo con la più alta percentuale di rifugiati rispetto alla popolazione.