La situazione oggi in Siria: la testimonianza di Hady Kobeissi

Nel Paese provato da tredici anni di guerra, tra epidemie di colera e terremoti, la testimonianza di chi opera per non lasciare soli i bambini, le vedove e gli anziani.

Paesi Siria
Data 08.01.2024
Autore di Maria Acqua Simi - Giornalista di Tracce

Hady Kobeissi è un giovane libanese che oggi lavora come capo progetto di AVSI in Siria. Non è un dato scontato quello della nazionalità. Il rapporto tra i due Paesi è complicato, e da ben prima della guerra che da oltre tredici anni si combatte in terra siriana. Musulmano, sposato e padre di un bimbo di sei anni, Hady vive facendo la spola tra Beirut e Damasco. Attualmente segue un nuovo ufficio di AVSI a Lattakia, la più importante città portuale della Siria che si affaccia sul Mediterraneo.

La giornalista Maria Acqua Simi lo ha incontrato a Cremona, a margine di un evento in favore della Campagna Tende.

La situazione oggi in Siria: 90% della popolazione vive sotto la soglia di povertà

"Sarà dura rientrare dopo questi giorni trascorsi in Italia. Qui posso fare la doccia calda ogni giorno, non devo preoccuparmi di caricare il cellulare o le batterie di un generatore nei pochi momenti disponibili, né pensare se e cosa troverò nel piatto. In Siria è un altro mondo, un mondo che paradossalmente è ancora peggiore rispetto a quando infuriavano i combattimenti. Non amo snocciolare dati, anche se per lavoro mi imbatto quotidianamente nei numeri. E i numeri sulla situazione oggi in Siria sono chiari. L’Ocha - l'Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari - ha stimato che l’emergenza umanitaria coinvolge 15,3 milioni di persone, 6,5 dei quali bambini. Circa il 90% della popolazione siriana vive sotto la soglia di povertà. La guerra, l’inflazione, la crisi economica, il terremoto del 6 febbraio 2023 e l’epidemia di colera rendono il Paese totalmente instabile". In questo quadro complesso opera AVSI, attraverso interventi in campo educativo, sanitario, lavorativo.

"Tutto quello che proviamo a fare in Siria ha questo scopo: ricostruire l’uomo"

Un’attenzione particolare, racconta, è riservata ai bambini orfani e alle donne che, rimaste vedove di guerra, si trovano a dover badare alla famiglia senza aiuti. "Un giorno ad Aleppo ho incontrato una bambina bellissima, avrà avuto circa otto anni. Era sola. Mi disse che stava aspettando la madre per andare a lavorare insieme a lei. I suoi occhi io non li posso dimenticare. Perché penso a mio figlio, poco più piccolo di lei, e so che a quell’età si dovrebbe pensare solo a giocare, ad andare a scuola, a curiosare in giro. Invece lei andava a lavorare per tenere in piedi la famiglia. Ecco, quando penso al titolo della Campagna Tende di quest’anno (Desideriamo la pace, diamole volti: i nostri ndr) penso a lei. Tutto quello che proviamo a fare in Siria ha questo scopo: ricostruire l’uomo".

Gli domando (Maria Acqua Simi, ndr) cosa significhi, questo, a livello personale, nella sua esperienza. "Significa non lamentarmi se per operare in Siria devo stare anche cinque mesi senza vedere mia moglie e mio figlio. Significa che a Natale, quando tornerò a casa, il mio bambino sa già che festeggeremo in maniera sobria perché i regali più belli - da due anni a questa parte - abbiamo deciso di destinarli ai meno fortunati. Un gesto piccolo, che costa fatica, ma che so che lo educherà a guardare gli altri con generosità e con tutto l’amore possibile".

I progetti di AVSI per sostenere la popolazione siriana

Questo sguardo Hady lo porta nel lavoro e diventa il metodo di AVSI che in Siria si occupa di sostenere gli ospedali ancora funzionanti, della riabilitazione degli edifici scolastici (negli anni sono state ristrutturate 5 scuole intorno a Damasco e quattro nell’area rurale fuori Aleppo). Per sostenere bambini e bambine come quella conosciuta da Hady, AVSI organizza anche diverse attività di recupero degli anni di studio persi e campagne “Back to learning”. In sostanza, racconta il giovane libanese, lo staff sostiene attivamente i giovani perché possano rientrare nel sistema scolastico, per quanto questo sia traballante. "Ho toccato con mano che l’unico punto vero di ricostruzione, perché la pace sia possibile, è quello dell’educazione. Non voglio sminuire gli altri progetti, perché i bisogni sono tanti. Ma l’educazione è davvero la chiave della pace. L’unica possibile".