Emergenza Ucraina | Il trauma della guerra

I bombardamenti lasciano la popolazione senza corrente, riscaldamento e acqua. Le temperature scendono sotto lo zero, e si comincia a fare i conti con l’impatto psicologico di dieci mesi di guerra. Il dramma delle madri di Sumy “La paura più grande è quella di fare la scelta sbagliata per mio figlio”

Le conseguenze della guerra in Ucraina sono sempre più gravi. A fine novembre, con l'arrivo del freddo siamo partiti per raccontare dal campo gli effetti dei bombardamenti sulla popolazione. E il nostro intervento per gli ucraini.

I sintomi da stress post-traumatico sono i più diffusi, ma spesso chi vive in zone di guerra sviluppa disagi psicologici di varia natura e disturbi come l'ansia o la depressione. Ce lo spiega Inna, che a Sumy gestisce il lavoro delle psicologhe di Helpgroup, un'associazione sostenuta da AVSI che vuole aiutare le famiglie a gestire emotivamente questo periodo di conflitto

"La paura più grande è quella di fare la scelta sbagliata per mio figlio", ci dice Victoria, una paziente di Inna che raggiungiamo a casa sua, al settimo piano di un palazzone popolare in periferia. Abbiamo cercato di arrivare prima che facesse buio e siamo saliti a piedi perché anche oggi manca la corrente. 

"Quando suonano gli allarmi non so se portare mio figlio nel rifugio oppure lasciarlo dormire. Vorrei rimanere nella mia città, ma a volte penso che sarebbe più sicuro andar via", ci confida Victoria. 

Inna è venuta a trovarla per informarla sui corsi di genitorialità che Helpgroup organizza insieme ad AVSI, pensati proprio per aiutare le madri nel rapporto con i loro figli. Per i bambini, invece, organizzano attività ricreative nelle scuole ed escursioni nei weekend. 

Salutiamo Victoria prima del previsto perché, mentre chiacchieriamo, i nostri smartphone ci avvisano che c'è un nuovo allarme bomba a Sumy. "Spero che la guerra scompaia dal mondo. Pace e gentilezza dovrebbero prendere il posto di rabbia e violenza", si sfoga Victoria prima di accompagnarci alla porta. 

Oggi decide di restare a casa con suo figlio e di non scendere nel rifugio. Gli attacchi russi questa volta sembrano essere lontani. 

La paura più grande è quella di fare la scelta sbagliata per mio figlio. Quando suonano gli allarmi non so se portare mio figlio nel rifugio oppure lasciarlo dormire. Vorrei rimanere nella mia città, ma a volte penso che sarebbe più sicuro andar via

Victoria, madre ucraina a Sumy. AVSI e l'associazione locale Helpgroup l'hanno coinvolta in incontri per gestire la relazione con i propri figli durante la guerra
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