Emergenza Ucraina | I bambini ucraini a scuola con le candele

I bombardamenti lasciano la popolazione senza corrente, riscaldamento e acqua. Le temperature scendono sotto lo zero, e si comincia a fare i conti con l’impatto psicologico di nove mesi di guerra. Il racconto da Kharkiv, questa volta a lume di candela con i bambini in una scuola della periferia.

Data 06.12.2022

Le conseguenze della guerra in Ucraina sono sempre più gravi. A fine novembre, con l'arrivo del freddo, siamo partiti per raccontare da Kharkiv gli effetti dei bombardamenti sulla popolazione. E il nostro intervento per gli ucraini.

Questa puntata racconta l'impatto della guerra sui bambini ucraini, la paura che ha minato la loro fiducia negli altri. Con le educatrici della periferia di Kharkiv, AVSI tenta di preservare le attività, nonostante la paura e i continui blackout.

I bambini con le candele

"Oggi non c'è corrente e stiamo facendo le attività con le candele", dice Marianna, psicologa ed educatrice in una scuola di Vysoky, un quartiere periferico a sud di Kharkiv che ora accoglie chi è scappato dai quartieri a nord. 

"La mattina c’è solo la didattica a distanza. Nel pomeriggio ci incontriamo per fare attività ricreazionali di gruppo. D'inverno fa buio già alle quattro ma non possiamo fermarci", ci spiega mentre ci fa entrare in una delle classi in cui bambini stanno disegnando nella penombra. “Una delle conseguenze più visibili sui bambini ucraini è la totale perdita di fiducia nei loro coetanei e nelle persone in genere. Hanno paura di qualsiasi interazione e il livello cognitivo di alcuni di loro sembra essere regredito. È come se il trauma li avesse paralizzati, in attesa del prossimo pericolo”. 

Al piano di sotto, AVSI distribuisce materiale scolastico. Dopo le attività, i bambini si mettono in fila con i genitori, compilano un formulario con l'aiuto della torcia del telefono e ricevono uno zainetto pieno di quaderni, penne e pastelli. 

Uno di loro si avvicina e ci regala il suo lavoretto. Due case disegnate con i colori dell'Ucraina. "Dom?", chiediamo. Ci fa cenno di sì.