Emergenza Ucraina | Il reportage da Kharkiv

I bombardamenti lasciano la popolazione senza corrente, riscaldamento e acqua. Le temperature scendono sotto lo zero, le scuole rimangono chiuse e si comincia a fare i conti con l’impatto psicologico di nove mesi di guerra. Il racconto da Kharkiv. 

Data 02.12.2022

Le conseguenze della guerra in Ucraina sono sempre più gravi. A fine novembre, con l'arrivo del freddo siamo partiti per raccontare dal campo gli effetti dei bombardamenti sulla popolazione. E il nostro intervento per gli ucraini.

Questa puntata racconta cosa succede a Kharkiv quando arriva un allarme anti-aereo. Scendiamo nel rifugio di un asilo della città, dove grazie alle donazioni ricevute abbiamo aiutato le maestre a trasformare uno scantinato nel posto preferito dai bambini. Un gesto concreto per alleviare il trauma di nove mesi di guerra.

Kharkiv: cosa accade quando scatta l'allarme anti-aereo

I telefoni notificano l'allarme anti-aereo e Stanislav ci fa scendere nella stazione metro di Serpnia. Ci è stato chiesto di farlo perché le procedure di sicurezza di AVSI qui a Kharkiv sono ferree, dopo che nell'ultimo mese la Russia ha deciso di intensificare i bombardamenti in Ucraina, colpire le infrastrutture elettriche e lasciare il Paese al buio. 

"Questa volta l'allarme è serio", ci ha detto Stanislav qualche minuto prima. In macchina ha chiamato quattro persone diverse, scritto su decine di gruppi Telegram per ricevere informazioni. I russi hanno lanciato un nuovo attacco missilistico su larga scala, nelle regioni di Odessa, Dnipro, Nikolaev, Poltava e a Kiev. 

"Non sono preoccupato", confessa mentre scendiamo le scale della stazione e attraversiamo i tornelli che durante gli allarmi sono sempre aperti. "A volte possono esserci anche 10 allarmi al giorno. Ma se non lavorassi per AVSI, non scenderei in un rifugio in questo momento". In molti a Kharkiv si comportano come lui: fuori le strade sono affollate, sottoterra la metro continua a funzionare e nelle stazioni ci sono solo pendolari. Nonostante gli inviti delle autorità a raggiungere luoghi sicuri, soprattutto nelle città più a rischio, come Kharkiv. 

Prendiamo la metro anche noi e Stanislav, che da giugno gestisce alcuni progetti educativi di AVSI in Ucraina, ci racconta che il marito di sua sorella ha perso l'uso di un braccio a causa della scheggia di un colpo di artiglieria. "I primi mesi di guerra sono stati i più duri. I carri armati russi sono arrivati alla periferia di Kharkiv e da lì bombardavano la città. Hanno colpito i luoghi simbolo del centro, il palazzo della Regione, ma anche aree residenziali, ospedali e scuole". 

Sostegno a 300 famiglie "l'asilo Arbus è l'unico luogo di socialità per bambini e adolescenti"

Quando l'allarme è scattato, eravamo nell'asilo Arbus, che in ucraino vuol dire "cocomero". A marzo un missile ha centrato il tetto e ha distrutto il secondo piano dell'edificio. "Il lavoro con i bambini qui non è semplice, ma fondamentale", ci ha spiegato la direttrice. Arbus si trova a Pyatykhatky, un quartiere a ridosso di quella che era la linea del fronte all'inizio dell'invasione. Quasi tutti gli edifici sono stati danneggiati dai raid e anche oggi è considerata un'area a rischio. AVSI sostiene l'asilo con alcuni interventi di ristrutturazione e fornendo kit di materiale scolastico. 

Dall'inizio della guerra, oltre 4mila missili hanno colpito l'Ucraina. Yula, una delle maestre ci ha mostrato alcuni video delle prime settimane di conflitto. "Dom", ha detto, che in russo significa "casa". Erano le immagini del suo condominio, del palazzo in cui il marito andava a lavoro e numerosi altri edifici del quartiere. Completamente distrutti. 

"Le attività che facciamo qui sono l'unico modo che hanno i bambini e i ragazzi per incontrarsi di persona", ha continuato l'insegnante. Da febbraio le scuole sono chiuse per sicurezza e si fa solo didattica a distanza. Così questo asilo ha deciso di organizzare attività ricreative anche per gli adolescenti. "Raggiungiamo circa 300 famiglie, facciamo lezione per i figli e consegniamo loro alcuni aiuti". 

All'Arbus sono abituati alle sirene, ma ogni volta portano i bambini nel rifugio. Il seminterrato è il luogo più sicuro, ma era un'ex sauna piccola e buia. Così le insegnanti hanno costruito una grande piscina con teli di plastica e l'hanno riempita di palline colorate. "L'abbiamo fatto per distrarre i bambini, per farli continuare a giocare. Il rifugio è diventato il loro luogo preferito". 

Scendiamo dal treno poco prima dell'inizio del blackout. Nella stazione, le luci si spengono all'improvviso e le metro si fermano. I russi hanno raggiunto il loro obiettivo: gran parte del territorio ucraino rimarrà senza corrente per tre giorni. Senza elettricità non funzionano i riscaldamenti e non vanno le pompe che portano l'acqua. Non si possono usare i bagni, i negozi chiudono. Ai pochi distributori che attivano i generatori si formano lunghe file per fare benzina. Le strade sono completamente buie e per muoversi a piedi bisogna usare la torcia del cellulare. 

Anche la connessione dati degli smartphone ha smesso di andare e non abbiamo più notizie di quello che sta succedendo fuori. Ora Stanislav sembra preoccupato