In Africa quasi il 50 per cento delle donne, una su due, ha subito violenza sessuale e sulle donne in una fase della propria vita. Secondo un rapporto dell'Unicef "il 76% delle donne di età compresa tra i 15 e i 49 anni considera normale che un uomo possa picchiare la propria sposa se discute i suoi ordini o si rifiuti di avere rapporti sessuali con lui".
Alcune di queste donne le ha incontrate il fotografo Andrea Signori, a Pointe-Noire, in Congo, dove l’Unione Europea ed AVSI, hanno realizzato il progetto "Kutelema Na Kuniokuama Ya Ba Kento - Levons-nous contre la maltraitance des femmes". Con l'obiettivo di promuovere la tutela e l’emancipazione delle donne, garantire assistenza alle vittime e sensibilizzare la popolazione sul tema della violenza di genere.
Come racconta Andrea Signori, in Congo la violenza sulle donne si mostra in diverse forme: "Fisica, verbale e sessuale, accanimento contro le vedove ritenute colpevoli della morte del marito e sottoposte a riti punitivi fino all’allontanamento dalla famiglia, forme di razzismo nei confronti di parte della popolazione, come nel caso degli autoctoni, meglio conosciuti come pigmei".
Durante gli incontri con le vittime, gli operatori e le operatrici di AVSI cercano di capire quale sia la natura della violenza subita poi il livello di istruzione, l’impiego e l’eventuale sorgere di malesseri fisici, la condizione dei figli.
Tra un villaggio e l'altro i racconti sembrano non cambiare quasi forma: abusi sessuali su minorenni, violenze inferte a donne con disabilità fisiche, gli atti di violenza provocati da alcol, le minacce con coltelli, le discriminazioni razziali e l’accanimento sulle vedove, costrette a rasarsi i capelli e accudire incatenate la salma del marito per giorni per poi essere lasciate per strada senza casa, senza soldi e senza dignità.
Sono solo alcuni degli infiniti casi che si nascondono tra le mura di casa e di cui AVSI si occupa.
AVSI e l'Unione europea in difesa delle donne in Repubblica del Congo
Il progetto di AVSI in Congo contro la violenza di genere ha permesso a 450 donne sopravvissute alla violenza di accedere a cure mediche, psicosociali e legali in collaborazione con centri sanitari e partner locali (Associazione Tayuwana e Gruppo di Riflessione contro la violenza di genere - GRCVBG).