AVSI Run, una storia di corsa e amicizie

Alessandro Arduca ripercorre la storia della corsa a sostegno dei progetti di AVSI che si svolge da 4 anni nel parco di Monza

volontari avsi run monza
Data 22.07.2025

«AVSI Run è nata nel 2021, dopo il Covid. Con alcuni amici pensavamo come fare qualcosa per AVSI a Monza, e una di noi ha detto: “Perché non facciamo una corsa?”. Nel post-Covid gli eventi sportivi stavano tornando di moda. Ci credevamo poco, all’inizio. E invece ci siamo messi sotto, e alla fine ce l’abbiamo fatta».

Alessandro Arduca è uno degli organizzatori dell’AVSI Run, che segue dalla prima edizione, ormai 4 anni fa. Così racconta la genesi di questo evento, che è organizzato da una decina di volontari in forma totalmente gratuita, «e questa cosa, quando la racconti ai professionisti a cui chiediamo supporto – che fanno questo come lavoro – li contagia». 

Cioè?
Spesso offrono gratuitamente i loro servizi proprio perché capiscono che anche noi lo facciamo gratuitamente. Ed è bellissimo. Chiunque abbiamo incontrato, chi più chi meno, ha dato il suo contributo. E questo vale anche per gli sponsor: alcuni ci hanno detto “Vi sosteniamo, ma non serve che mettiate il logo della nostra azienda, non lo facciamo per visibilità”.

Quali sono le cose più belle, divertenti o particolari che ti porti a casa da questi anni?

Tre cose. La prima sono le amicizie. Ogni anno nel gruppo d’organizzazione entra qualcuno nuovo, o magari qualcuno lascia per altri impegni. E le relazioni che si creano sono sempre belle. Persone che magari conoscevo solo di vista e che ora sono grandi amici. Vuol dire che AVSI Run è un impegno autentico. La seconda è che nessuno di noi organizzatori – tranne uno – corre. Eppure rendiamo possibile  una corsa. Questo per me è simbolico: non è che riusciamo perché siamo “adatti”, ma perché ci mettiamo un grande impegno. La terza è la sorpresa di essere riusciti a superare ostacoli che sembravano insormontabili. 

Ad esempio?

Il primo anno eravamo carichi, ma allo stesso tempo avevamo la paura di esserci imbarcati in un progetto più grande di noi. Ci siamo accorti che ognuno aveva avuto un momento di scoraggiamento, ma qualcosa di più grande ci rimetteva sempre in pista. 

Il secondo esempio è del 2024. Avevamo cambiato location, e la nuova richiedeva un’infinità di documenti. Non ero in grado di prepararli. Il giorno prima della scadenza ho incontrato un’amica di un amico che si è offerta di aiutarmi e insieme abbiamo prodotto i 24 documenti necessari. E così abbiamo fatto anche la terza edizione dell’AVSI Run. Un aiuto arrivato da una circostanza totalmente inaspettata.

Bello. Perché hai scelto di impegnarti proprio  per AVSI?

Per quanto mi riguarda, quando avevo cinque anni avevo un amico di nome Daniele il cui padre venne inviato in  missione a San Paolo del Brasile per AVSI, per realizzare progetti di inclusione sociale nelle favelas. Quindi, io e Daniele siamo passati dal vederci una volta a settimana al vederci una volta ogni due anni. Ma  siamo rimasti grandi amici, nonostante la distanza. Sono cresciuto con i suoi racconti di quello che AVSI faceva con le famiglie e i bambini più vulnerabili; mi arrivava come qualcosa di bello, affascinante. Così, quando mi è capitata l’occasione, ho pensato: perché non sostenere anche io, nel mio piccolo, questa cosa bella?

Qual è secondo te l’origine di AVSI Run?

Ce la siamo chiesti più volte. Tutti gli anni ci diciamo “Ragazzi, io ho la forza 1, tu hai la forza 1, lui ha la forza 1.  1 + 1 + 1 fa 3, ma questa cosa pesa 100. Il 97 che manca, chi lo mette?” Noi abbiamo tutti una storia comune. Il buon Dio ci ha presi, in un modo o nell’altro. Chi più, chi meno. Abbiamo fatto percorsi diversi, ma abbiamo in comune la fiducia nella bontà di quello che ci succede. E allora non possiamo che restituire qualcosa a Chi ci dà tanto. Sì, lo facciamo per sostenere AVSI, ma in fondo lo facciamo perché la nostra amicizia sia più vera.

Quali sono i rischi che vedi?

Il rischio più grande oggi, per me, è affermare che tutto sommato non valga la pena di fare niente di fronte a tanto male che dilaga nel mondo. Per ora personalmente continuo a crederci, a pensare che vale la pena dedicare il mio tempo gratuitamente perché un ente come AVSI possa continuare a operare in contesti di crisi. E perché io possa esercitare il dono del mio tempo. Perché vale la pena interessarsi agli altri. Vale la pena guardare in faccia qualcuno che, secondo le regole del mondo, non avrebbe un futuro. Sono le persone che AVSI incontra  in Ucraina, in Centrafrica, in Sud America. Abbiamo tutti lo stesso valore infinito. 

Qual è il ricordo che ti porti a casa di quest’avventura? 

Ho un collega, caro amico, che non conosceva AVSI. Non ne aveva mai sentito parlare prima che lo invitassi all’AVSI Run. Lui ha un gruppo di amici dell’oratorio del suo paese, Inzago. Gli ho detto: “Dai Stefano, vieni a darmi una mano ad allestire il villaggio con tutti gli amici dell’oratorio. Ci troviamo al Parco di Monza alle 5 del mattino”. Lui mi ha detto: “Sì sì, ci siamo tutti!”. E sono venuti tutti. È stato uno spettacolo. E lo è ogni anno. Loro non sanno niente di AVSI, ma si presentano per fare il lavoro più tosto: caricare il furgone, montare i gazebo, mettere i picchetti, accendere il gruppo elettrogeno, preparare la spillatrice. Vederli lì, anche se magari hanno un impegno importante nel pomeriggio e se ne vanno subito dopo, mi apre sempre il cuore.

C’è sempre bisogno, quindi, di volontari?

Sì. Dentro l’AVSI Run ognuno ha il suo compito. Preso da solo, può sembrare di poco conto, ma visto all’interno dell’evento diventa spettacolare. Anche chi sta fermo in un punto del Parco di Monza a dire “Girate a destra” è fondamentale. Per questo credo che l’AVSI Run sia un evento bellissimo a cui partecipare, anche per chi non corre. Chiunque voglia mettersi in gioco è il benvenuto: per un giorno, una settimana, o dall’iinzio alla fine. Ognuno come può e si sente, ognuno dei 90 volontari coinvolti è fondamentale. E poi: noi, quelli che iniziano e finiscono l’organizzazione – siamo una decina – non contiamo più degli altri 80.

Siamo circa 90 a dare una mano, tra chi lavora tutto l’anno, chi solo il giorno dell’evento, chi la settimana prima o dopo. Chi vuole partecipare come volontario può scrivere a avsirun@gmail.com o contattare Margherita (3284781732)

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