Fuggendo, si perdono tante cose.
Ce lo raccontano ogni giorno i rifugiati che sosteniamo, scappati da guerra, fame, cambiamenti climatici, instabilità politica.
A volte, però, un dettaglio può riportare un pezzo di quella normalità che sembrava persa.
Ce lo insegnano ogni giorno i bambini: anche in un campo profughi trovano un modo per sentirsi di nuovo a casa. Lo raccontano i loro disegni che abbiamo raccolto per la Giornata mondiale del rifugiato che si celebra in tutto il mondo ogni 20 giugno.
Adayrelys, 12 anni, viene dal Venezuela e quando ripensa alla sua vita lì, le viene sempre in mente il mare, che poteva vedere dalla finestra di casa.
A causa della crisi venezuelana si trova con i suoi genitori in un centro di accoglienza a Roraima, in Brasile, gestito da AVSI Brasile tramite il progetto Gestão de abrigos, finanziato da UNHCR.
Adayrelys sa qual è la prima cosa che farà appena uscita dal centro: andare ad esplorare le spiagge brasiliane.
Guardare il suo cartone animato preferito in compagnia dei suoi nuovi amici: è questo che fa sentire Marco, 5 anni, un po’ più a casa.
Con la sua famiglia, ha dovuto lasciare l’Honduras alla ricerca di un luogo più sicuro e meno violento e il viaggio l’ha portato in Messico. Marco è uno dei “baby migranti” accolti grazie al progetto Inclusión Digna, sostenuto dall'Unione Europea e dalla Campagna Tende in Italia, realizzato da AVSI Messico con FM4 Paso Libre (Dignidad y Justicia en el camino A.C.) e El Refugio Casa Del Migrante.
Zahra ha ricevuto un kit creativo distribuito da AVSI Middle East e l'ong locale Sawa for Development and Aid nell’ambito del progetto Connecting to learn finanziato da Education Cannot Wait, che punta ad assicurare accesso all’istruzione ai bambini siriani e libanesi vulnerabili che hanno particolarmente subito le conseguenze della pandemia da COVID-19 in Libano.
Nel kit ha trovato pastelli e disegni e con la mamma ha scelto di colorare questo perché "Mamma, sembriamo io e i miei cugini che giochiamo qui a casa”.
Per lei, casa è il campo profughi di Al Salam, a Barr Elias, dove i suoi genitori si sono trasferiti dopo essere fuggiti dalla Siria al Libano nel 2013.
Durante la pandemia, con le scuole chiuse, Merci, 14 anni, passa tanto tempo con i suoi genitori: guarda suo papà vendere le scarpe al mercato, oppure aiuta sua mamma con le faccende. Questi momenti l’hanno fatta sentire più vicina a loro, e in qualche modo più vicina a casa.
Merci vive con i suoi genitori e i suoi otto fratelli nel campo profughi di Rwamwanja in Uganda. Vivono qui da otto anni, da quando sono scappati dalla Repubblica Democratica Del Congo nel 2013. La sua è una delle 13.200 famiglie, economicamente attive ma estremamente povere, che Graduating to Resilience sostiene nel percorso verso l’autosufficienza. Questo progetto è finanziato da USAID e implementato da AVSI Uganda in collaborazione con Trickle Up e Impaq International.
Quando Roynnix, 12 anni, pensa al Venezuela, la prima cosa che gli viene in mente è il parco, dove andava con i suoi cugini e suo zio: si divertivano tantissimo a giocare tutti insieme.
A causa della difficile situazione nel Paese, Roynnix e i suoi genitori si sono dovuti trasferire in Ecuador due anni fa. Ora vivono insieme ad altre famiglie a Manta, grazie al progetto Activados, finanziato da UNHCR e implementato da AVSI Ecuador, che promuove l’integrazione, la coesistenza pacifica e garantisce la tutela dei rifugiati e migranti venezuelani.
Hanin, 8 anni, non vede l’ora che suo papà e suo fratello tornino dal lavoro la sera per cenare tutti insieme. È questo il momento in cui si sente più a casa anche se per lei casa è una tenda nel campo profughi Marj El Khokh, in Libano.
Grazie a una famiglia italiana che la sostiene a distanza può studiare e ritrovare la normalità nelle piccole cose, nella speranza che un giorno possa conoscere la sua vera casa: la Siria.
Matim Gony si sente a casa fra i suoi amici, sul campo da calcio del campo profughi di Ifo, mentre dribbla come Cristiano Ronaldo: il calcio è lo sport che ama di più al mondo.
Ha 14 anni e vive a Dadaab, in Kenya dove AVSI Kenya implementa il progetto finanziato dal Bureau of Population, Refugees, and Migration statunitense (PRM), volto a promuovere l’integrazione e la qualità dell’istruzione per i profughi e la comunità ospitante.
Per Lamar, 12 anni, essere a casa è stare con la sua famiglia: non si riuniscono spesso, soltanto nei weekend. I suoi genitori sono arrivati in Giordania nel 2007, per scappare dalla guerra in Siria. Lamar è nata qui nel 2010.
Vivono nella comunità di accoglienza di Aqaba, e hanno ricevuto sostegno da parte di AVSI Giordania con il progetto SAFE II, finanziato da AICS (Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo), che assicura protezione ed aiuto alle famiglie a rischio tra i rifugiati e le comunità locali ad Aqaba e Amman.