In Ecuador è allarme violenze. “In stallo cibo, lavoro e diritti”

Mileidy Capurro, project manager di AVSI, fa il punto con l’agenzia Dire sull’attuale situazione di emergenza in Ecuador e sul nostro intervento per sostenere la popolazione

Data 04.03.2024
Autore di Alessandra Fabbretti. Dire.it

I gruppi più esposti sono donne, giovani e migranti: li sosteniamo per favorire integrazione sociale

Mileidy Capurro, project manager di AVSI in Ecuador

Istruzione, lavoro, cibo e salute sono le chiavi per risolvere le tensioni sociali”: ne è certa Mileidy Capurro, project manager di AVSI in Ecuador, che con l'Agenzia Dire parla da Quito. Questo piccolo Paese sta facendo notizia dopo che fonti istituzionali hanno rilevato un picco allarmante negli omicidi: dai 6,9 morti ogni 100mila abitanti del 2019 ai 26,7 del 2022.

Cosa sta succedendo in Ecuador

A gennaio, il presidente Daniel Noboa ha proclamato “lo stato d’emergenza” per “il conflitto interno”, dopo che diversi leader dei gruppi legati al narcotraffico sono riusciti a evadere di prigione. Poi è avvenuta l’occupazione della sede della tv nazionale da parte di un commando armato.

Noboa, presidente eletto a ottobre alla guida di un Paese collocato tra i più grandi produttori mondiali di cocaina, insieme a Colombia e Perù, ha quindi proclamato “guerra alla droga”. Vicino all’approccio del presidente di El Salvador Nayib Bukele, la linea di Noboa ha portato a più di 10mila arresti in circa 50 giorni, facendo temere ad alcuni osservatori una stretta eccessiva che potrebbe finire per colpire anche giovani in condizioni di disagio, così come è stato denunciato lo scorso anno nel vicino Salvador.

“In Ecuador la popolazione fa i conti con tante sfide, dal lavoro alla mala gestione delle risorse naturali come le foreste e la terra. Noi lavoriamo per l’inclusione sociale”. Spiega la Capurro.

L'intervento in AVSI in Ecuador

Da qui la decisione di AVSI di proporre una pluralità di programmi: si va dalla nutrizione dei bambini, a interventi che favoriscono l’accesso ai servizi sanitari, alla promozione dell’imprenditoria femminile e dei giovani per garantire forme di reddito. “Offriamo anche workshop per ragazzi e ragazze, in collaborazione con le istituzioni e le comunità, per tenerli lontani dalle bande criminali”.

Tra i principali gruppi vulnerabili, ci sono anche i migranti. L’agenzia ONU per i rifugiati (UNHCR) riferisce che nel paese ci sono oltre mezzo milione di venezuelani, il 70% dei quali si concentra nelle province di Guayas, Manabì, e Pichincha, e anche per loro i bisogni prioritari sono accesso a cibo, salute e lavoro.

Nelle regioni interessate offriamo servizi di assistenza legale e di inserimento al lavoro. La crisi economica lascia senza reddito anche le comunità locali, quindi per i migranti è ancora più difficile.

Secondo il World Food Programme, la crisi economica ha spinto in povertà un quarto della popolazione, mentre il livello di povertà estrema è passato dal 7,9% all’8,2% soprattutto nelle aree rurali.
Dinamiche che rischiano di alimentare xenofobia, discriminazioni e ghettizzazione, per questo, come assicura la referente di AVSI: “lavoriamo per offrire a tutti delle opportunità stimolando il dibattito in collaborazione con le istituzioni, i leader sociali e le organizzazioni della società civile. L’obiettivo è far comprendere che lavoro, istruzione e salute per tutti significano anche più vantaggi per tutti”.

Un’altra sfida riguarda l’impatto dei cambiamenti climatici: “Proponiamo progetti volti a promuovere il riciclo, l’economia circolare e la produzione di energie rinnovabili, ad esempio tramite l’installazione di pannelli solari. Quanto al "Nino“, fenomeno meteorologico che negli ultimi anni sta causando conseguenze anche sul piano umanitario, “proponiamo interventi volti a rafforzare le infrastrutture”, conclude Capurro.


Notizia pubblicata dall'agenzia italiana Dire il 28 febbraio 2024