L’intervento del Segretario Generale di AVSI Giampaolo Silvestri alla II Conferenza internazionale sulla sicurezza penitenziaria e dei cittadini in Ecuador

Data 11.03.2024

L'Unione europea, attraverso il Programma di pronto intervento dell'UE per il rafforzamento del sistema penitenziario dell'Ecuador (EURESP), in collaborazione con il governo, ha organizzato a Quito la II Conferenza internazionale sul sistema penitenziario e la sicurezza integrale in Ecuador (7-8 marzo 2024).

L'incontro ha cercato di promuovere spazi di discussione tra i diversi attori sociali sulle sfide di sicurezza più urgenti che l'Ecuador si trova ad affrontare, al fine di condividere esperienze e individuare soluzioni efficaci e applicabili che contribuiscano alla costruzione di un ambiente sicuro e pacifico.

All'evento, a cui ha partecipato anche il Presidente della Repubblica dell’Ecuador, Daniel Azin Noboa hanno preso parte importanti autorità, accademici, esperti di sicurezza nazionali e internazionali e rappresentati delle organizzazioni della società civile tra cui AVSI. (Qui il comunicato stampa finale dell'evento)

Di seguito l'intervento di Giampaolo Silvestri, Segretario Generale di AVSI, che ha condiviso le lezioni apprese nel nostro lavoro con le APAC, un'esperienza che ha segnato molto il lavoro di AVSI in America Latina e che in modo indiretto ha contribuito al nostro coinvolgimento nel progetto EURESP in Ecuador in partnership con IILA e finanziato dall’Unione Europea.

L'intervento del Segretario Generale di AVSI Giampaolo Silvestri alla II Conferenza internazionale sulla sicurezza penitenziaria e dei cittadini in Ecuador

Chi è AVSI

AVSI è un'organizzazione non-profit fondata nel 1972 che realizza progetti di cooperazione allo sviluppo e di aiuto umanitario. Presenti in 40 Paesi, nel 2022 abbiamo realizzato 364 progetti e coinvolto più di 7 milioni di beneficiari. Siamo un’organizzazione di terreno e ne siamo molto orgogliosi. Ma dall’attività di terreno impariamo molto e queste lezioni apprese non vogliamo tenerle per noi, vogliamo condividerle nei luoghi dove si riflette, si decidono le policy e si avviano percorsi innovativi per affrontare situazioni di crisi, di diritti calpestati, di diseguaglianze.
Per questo anche oggi vorrei partire da un caso ed esperienza concreta molto importante, che ha segnato molto il nostro lavoro in America Latina e che in modo indiretto ha contribuito al nostro coinvolgimento nel progetto EURESP che abbiamo qui in Ecuador in partnership con IILA e finanziato dall’Unione Europea.
Mi riferisco al nostro lavoro con le APAC, Associazione di Protezione e Assistenza ai Condannati, organizzazioni della società civile con una metodologia considerata politica pubblica in alcuni stati brasiliani, che praticano un modello di istituzione penitenziaria che valorizza l'umanizzazione della pena e il rispetto dei diritti umani.
Mi preme sottolineare che l’approccio APAC riconosce l’intento punitivo della pena, ma considera la persona più grande del suo errore, e crede nella reale possibilità di reinserire la persona nella società.
Da questa collaborazione abbiamo appreso molto e vorrei esporre brevemente gli elementi essenziali di queste realtà e alcune lezioni apprese che da esse abbiamo estratto, auspicando che possano risultare utili al dialogo di questa conferenza.

Cosa sono le APAC

Le APAC agiscono come entità ausiliarie del Potere Giudiziario e del Potere Esecutivo nell'esecuzione penale e nell'amministrazione di carceri di piccole dimensioni, cioè con al massimo 200 persone, con l’obiettivo principale di rieducare e reinserire socialmente uomini e donne condannati a pene che privano della libertà, senza perdere di vista l'aspetto punitivo.

Cosa caratterizza le APAC: sono amministrate attraverso un modello di cogestione con i detenuti stessi chiamati “recuperandi”, senza la presenza di armi, poliziotti o agenti penitenziari. L’impatto è molto significativo: la recidiva criminale inferiore al 20%, rispetto al 75% del sistema tradizionale.

La collaborazione AVSI – APAC

AVSI collabora con le APAC dal 2009: la metodologia era ancora poco diffusa, 16 APAC in 3 stati brasiliani. Attraverso una serie di iniziative cofinanziate dall’Unione Europea, AVSI ha contribuito a migliorare la capacità di gestione delle APAC, consolidare e promuoverne l´espansione in Brasile e in America Latina. Oggi sono presenti e operative in Brasile 64 APAC, di cui circa 47 si trovano nello Stato di Minas Gerais. Di queste 64 APAC, 9 sono destinate alle donne e 55 agli uomini, ospitano oltre 6.000 persone sottoposte a pene privative di libertà. Inoltre la metodologia APAC è applicata parzialmente in altri 12 paesi: Germania, Cile, Corea del Sud, Costa Rica, Guatemala, Italia, Messico, Paraguay, Perù, Portogallo e Uruguay.

Le APAC non hanno la presunzione di proporsi come la soluzione alle problematiche legate al sistema penitenziario, ma rappresentano una alternativa fattibile al sistema penitenziario tradizionale che tiene insieme sicurezza pubblica, sicurezza penitenziaria e diritti umani delle persone private di libertá.

Alcune raccomandazioni dalla nostra esperienza diretta

  • L'indissolubilità della promozione dei diritti umani e quella della sicurezza pubblica.
    Esiste un nesso tra la promozione dei diritti umani delle persone private della libertà, percorsi di riabilitazione e il perseguimento della sicurezza pubblica nella società, un nesso decisivo nella costruzione di una società giusta: lo documentano bene i dati relativi alla recidiva prima citati. Ovvero il rispetto dei diritti umani, dei trattati internazionali sul trattamento penitenziario e le legislazioni nazionali, contribuiscono a ridurre la violenza nelle carceri e nelle società. Viceversa strutture carcerarie violente, insicure, e dominate dal crimine organizzato ostacolano e impediscono il rispetto dei diritti umani e processi di riabilitazione adeguati.
    Il sistema penitenziario non può quindi essere visto come un organismo separato dal tessuto sociale circostante. Al contrario, tutto ciò che accade all'interno delle carceri ha ripercussioni sulla società, sia attraverso il flusso di persone di queste strutture, sia attraverso i contatti tra coloro che sono detenuti e la comunitá, così come attraverso l'uscita dal carcere di queste stesse persone, dato che, nella maggior parte dei casi, coloro che sono stati incarcerati finiscono per tornare alla vita sociale.
    In sintesi tutte le iniziative volte a prevenire crimini e violenze devono concentrarsi sull'equilibrio necessario tra la promozione dei diritti umani e la sicurezza pubblica in generale.
  • Il coinvolgimento di tutta la catena penale per individuare soluzioni condivise
    Le APAC si considerano un organo ausiliare del potere publlico. Infatti l'esperienza è possibile solo con la partecipazione e il coinvolgimento attivo, del potere giudiziario, dell’ esecutivo, legislativo, dei pubblici ministeri, della società civile organizzata, dei media e del settore privato, ognuno con le proprie competenze, risorse e responsabilitá specifiche.
    Partecipare all’esperienza APAC ci ha convinto che le discussioni sostenute per lo sviluppo e l´implementazione di politiche pubbliche di prevenzione del crimine e della violenza devono obbligatoriamente tenere conto delle opinioni e della percezione di tutti i settori e segmenti.
    Pertanto è fondamentale coinvolgere in modo coeso tutti gli attori in spazi di dialogo e costruzione (proprio come in questa conferenza di consenso in Equador), così che sia possibile individuare problemi e soluzioni verificabili e applicabili da tutti gli attori coinvolti e progettare e realizzare piani di azione efficaci.

  • Classificazione, circuiti differenziati e focalizzazione sulle politiche reali di recupero
    Lo scopo generale della classificazione è quello di mantenere insieme persone con caratteristiche simili, esigenze di rieducazione simili, pericolositá simile, stessa situazione legale, sia per una migliore amministrazione e controllo delle attività all'interno del centro di privazione della libertà, sia per evitare che le persone private della libertà più pericolose possano avere un impatto negativo sulle altre (cioè intimidazioni, violenze, proselitismo, reclutamento).
    Tale approccio garantisce anche la protezione delle persone più vulnerabili.
    Una corretta classificazione é centrale nella promozione dei diritti umani delle persone private della libertà, garantendo la loro integrità psicofisica, e consentendo una focalizzazione più precisa delle azioni educative, professionalizzanti, e di assistenza nell´ambito del trattamento penitenziario.

    Come é realizzata l´identificazione dei detenuti che accedono alle strutture APAC, perchè possa rispondere alle esigenze sopracitate? É basata su criteri oggettivi e soggettivi.
    I criteri oggettivi riguardano la situazione giuridica (devono essere persone condannate, non possono essere in carcere preventivo), la volontà (deve essere fatta una richiesta per iscritto al giudice di sorveglianza), lo storico penitenziario (devono aver passato almeno un anno in un carcere convenzionale) e la situazione familiare (avere un membro della famiglia residente nella giurisdizione dove la APAC è localizzata).
    I criteri soggettivi, applicati a discrezione del giudice di sorveglianza, possono essere diversi: precedenti penali, coinvolgimento con il crimine organizzato, pericolosità, condotta carceraria, reale desiderio di recupero.
    L´esperienza delle APAC conferma che politiche pubbliche efficaci si fondano sulla conoscenza approfondita della realtà specifica della popolazione carceraria.
  • La società civile come attore chiave
    La crescita esponenziale della popolazione carceraria è un tema sempre più grave in America Latina, dove le strutture penitenziarie tradizionali si configurano spesso come scuole di crimine.
    Per tale motivo l´ultimo elemento che voglio condividere riguarda come le misure alternative alla detenzione e alternative ai modelli di detenzione tradizionali, come le APAC, costituiscano uno strumento importante per combattere il sovraffollamento fornendo una risposta giudiziaria più appropriata.
    Ed é proprio in quest´ambito che la società civile si pone come un attore fondamentale per promuovere la giustizia, la riabilitazione e il reinserimento di ex-detenuti, agendo lungo quattro direttrici:
  • Sensibilizzazione ed educazione della comunità sull´efficacia delle alternative alla detenzione e ai modelli di detenzione tradizionali
  • Supporto a programmi di riabilitazione e reintegrazione, orientamento e supporto a persone che cercano di ricostruire la loro vita al di fuori del sistema penitenziario
  • Advocacy per politiche riformatrici centrate sulla riabilitazione e la prevenzione del crimine
  • Supporto alle vittime e alle comunità colpite dal crimine, facilitando processi di giustizia riparativa.