La guerra in Ucraina, iniziata a febbraio 2022, ha stravolto la vita di migliaia di persone. Molti edifici, comprese le scuole, sono stati distrutti e i bambini non possono più frequentarle regolarmente. Soprattutto per loro, la guerra e le sue conseguenze rappresentano un trauma profondo, che deve essere affrontato con il supporto di professionisti per evitare ripercussioni sulla loro salute mentale nell'immediato e nel futuro.
La guerra è un trauma, soprattutto per i bambini
La salute mentale è un bisogno prioritario e c'è una consapevolezza sempre crescente non solo sulla sofferenza immediata causata dagli eventi traumatici, ma anche sull'effetto a lungo termine che questi possono avere sulle persone e sulle comunità.
I bambini ucraini, ogni giorno, devono affrontare la mancanza di energia, di connessione internet e di riscaldamento, fattori che compromettono gravemente la possibilità di seguire le lezioni scolastiche. Inoltre, i continui allarmi bomba impediscono loro di incontrarsi, giocare e socializzare, privandoli di una parte fondamentale della loro infanzia.
Per rispondere alle esigenze e alle urgenze dei bambini e delle loro famiglie, AVSI gestisce i Community Center, degli spazi dove i bambini possono giocare tra di loro e dove possono trovare educatori e psicologi capaci di sostenerli nel percorso di crescita, aiutandoli a elaborare le loro emozioni. In questi centri viene promosso un approccio integrato tra programmi educativi e di supporto psicosociale, con un focus specifico sulla salute mentale.
La guerra, infatti, incide sia sulla salute dei minori sia su quella degli adulti, manifestandosi con sintomi diversi: i bambini più piccoli soffrono di stress, disturbi del sonno e ansia. I ragazzi hanno difficoltà di concentrazione e soffrono di depressione anche a causa dell'isolamento sociale. Molti genitori fanno fatica a sostenere emotivamente i propri figli, mentre gli insegnanti comunicano spesso sintomi di burnout.
Nei Community Center la vita continua, anche in guerra
I nostri Community Center sono dotati anche di rifugi sotterranei. In caso di attacco, le attività non vengono interrotte ma ci si trasferisce nel rifugio e si cerca di continuare ciò che si stava facendo. È un modo per dire ai bambini che la vita può andare avanti, anche durante la guerra, in modalità diverse rispetto a prima.
In alcune regioni, le scuole sono chiuse da ormai tre anni. Per i bambini la possibilità di incontrarsi in questi centri è fondamentale per rompere l'isolamento sociale e ricostruire una quotidianità. Anche per i genitori questi spazi, dove possono affidarsi al supporto di educatori e psicologi, sono ormai dei punti di riferimento.
Inoltre, non bisogna dimenticare che tutti gli operatori - assistenti sociali, psicologi, insegnanti - subiscono allo stesso modo la continua pressione psicologica causata dalla guerra. Non sono immuni alle difficoltà e al trauma. Eppure, trovano nel loro lavoro una forte motivazione e un forte senso di solidarietà. Sono lieti di lavorare per sostenere la comunità.
L'incontro è la prima forma di cura
In Ucraina c'è ancora un senso di insicurezza diffuso che rende difficile condurre le attività che prima della guerra facevano parte della quotidianità. Gli attacchi possono avvenire in qualsiasi momento. In un contesto simile, la possibilità stessa di incontrarsi diventa una forma di cura.
Prima di tutto, bisogna incontrarsi: ristabilire legami, ricostruire fiducia. Poi, i professionisti possono aiutare a trasformare la paura in un atteggiamento di resilienza.
