Reportage dall’Ucraina. Tra i bambini di Dobrovilya, a due passi dal Donbass

Nel piccolo villaggio rurale il mobile team di AVSI organizza attività ricreative e fornisce supporto psico-sociale ai bambini della comunità locale.

Data 10.09.2024
Autore Simone Matteis per AgenSIR

(Dobrovilya) Pareti scrostate che lasciano affiorare intonaco e mattoni, un grezzo colonnato e un numero, 1963, che campeggia sul portale d’ingresso. Risale a quell’anno il centro culturale di Dobrovilya, all’estremo sud dell’oblast’ di Kharkiv. In questo villaggio ucraino, a una manciata di chilometri dal Donbass, il tempo sembra essersi arrestato a qualche decennio fa, almeno a guardare con occhi non abituati a quel contesto. Già, perché in Ucraina il divario tra città e aree rurali è un solco profondissimo che separa le due anime di un Paese che fa della modernità la sua massima aspirazione e dei costumi tradizionali uno dei principali motivi d’orgoglio.

Una lunga striscia d’asfalto. La strada per arrivare a Dobrovilya è una lunghissima striscia d’asfalto che corre dritta fra campi sterminati di girasole fino a Blyzniuky, il centro urbano più vicino, a un’ora di macchina in direzione ovest. Il viaggio regala scenari stupendi ma il percorso è tutt’altro che agevole: centinaia di buche e solchi nella carreggiata lo rendono quasi impraticabile, costringendo gli automobilisti a procedere a velocità bassissima compiendo una serie di pericolosi zigzag.

Villaggio senza scuola. Un contesto del genere non fa che amplificare il senso di isolamento di un villaggio che conta appena poche decine di case, immerso nella campagna dell’Ucraina orientale affacciata verso i territori sotto occupazione russa dal 2022.

A risentire maggiormente di questa circostanza è la comunità giovanile di Dobrovilya, con bambine e bambini di tutte le età che trascorrono le proprie giornate a giocare per le strade sterrate, quando il tempo lo consente.

Qui, infatti, la scuola è chiusa dai tempi del Covid e le opportunità di evadere dalla monotonia del villaggio sono quasi inesistenti, specie per i più piccoli.

Un team di specialisti. Così capita che una volta alla settimana un gruppo di psicologi e assistenti sociali parta da Blyzniuky per raggiungere quel vecchio edificio costruito in epoca sovietica, trasformando la sala teatro con palchetto e sedie imbottite situata al suo interno nel luogo di ritrovo per i bimbi di Dobrovilya, almeno per un po’. Gli specialisti che raggiungono il villaggio costituiscono il mobile team del community center di Blyzniuky, fra gli otto gestiti dalla fondazione AVSI in tutta l’Ucraina relativamente a “Prospect – Programma di risposta olistica: salute, protezione, educazione nei centri territoriali”, finanziato dall’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics). La conformazione del territorio obbliga il mobile team ad alternarsi fra una serie di aree rurali, periferiche rispetto ai centri urbani principali, organizzando però degli incontri periodici che per i giovani sono diventati un vero appuntamento fisso.

I ragazzi al centro del progetto. Dobrovilya non fa eccezione. All’arrivo del mobile team una decina di bimbi sta già giocando nell’aiuola davanti al centro culturale, impaziente di cominciare le attività. Sarà stato un giro di messaggi oppure un passaparola dal sapore molto vintage: sta di fatto che, in meno di un quarto d’ora, i bambini sono quasi triplicati e occupano ogni angolo del giardino e delle sale interne. 

Si organizzano giochi a squadre, si fa attività fisica, si corre a più non posso per riuscire ad afferrare il fazzoletto per primi, quando le ragazze col gilet verde di AVSI scandiscono un determinato numero.

L’obiettivo di queste ore di svago è quello di coinvolgere i bambini e farli sentire al centro di un progetto: nelle aree più isolate dell’Ucraina, complice anche la sospensione delle attività scolastiche in presenza da oltre quattro anni, tutto ciò rappresenta per i giovani un grave problema che può avere forti ripercussioni sulle capacità comunicative e relazionali.

Supporto psicologico. Durante la permanenza a Dobrovilya, il mobile team effettua anche una serie di colloqui individuali, in modo da fornire un supporto psicologico e lavorare sulle necessità di ciascuno. Al termine delle attività, il centro culturale è pieno zeppo di giovani e giovanissimi che non vogliono lasciar andare via il personale AVSI: c’è chi scatta foto ricordo del pomeriggio trascorso insieme, chi si fa prendere in braccio quasi in lacrime e chi, per chiudere in bellezza, invita tutti nel teatro per assistere a un balletto sulle note di Lady Gaga.

Un po’ di gioia in mezzo alla guerra. I bambini impazziscono di felicità e il personale del mobile team è talmente preso da dimenticarsi che la macchina per il rientro a Blyzniuky è già pronta a partire. Per qualche ora, a Dobrovilya le nuove generazioni hanno ridato vita a un vecchio casolare del Sessantatré, tenendo da parte le difficoltà legate all’isolamento geografico e a un conflitto che, da queste parti, si può quasi dire essere di casa.

Articolo pubblicato il 9 settembre 2024 su AgenSIR.

Lo staff di AVSI a Dobrovilya, Ucraina

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« La chiusura delle scuole ha reso necessario individuare spazi alternativi in cui bambine e bambini possano non solo studiare, ma passare del tempo con i loro coetanei». Gabrielle Salemme è project manager in Ucraina per conto di AVSI, che nel Paese gestisce dei community center in cui si svolgono una serie di attività di educazione formale e non formale e altre di tipo psico-sociale per i più piccoli e le loro famiglie, grazie a professionisti individuati nelle varie comunità locali. «Il ruolo di AVSI non è quello di sostituire il sistema scolastico, bensì quello di supportare le istituzioni e le strutture già esistenti all´interno di centri dotati di rifugi accessibili anche a persone con disabilità, con tutto il necessario per svolgere le attività, dagli impianti di areazione fino ai giochi per i più piccoli». A Zaporizhzhia è attivo uno degli otto community center sostenuto da AVSI nell'ambito di “Prospect - Programma di risposta olistica: salute, protezione, educazione nei centri territoriali” : si tratta di uno dei progetti finanziati dall´Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics) attraverso il fondo “Emergency call to support Ukraine”, del valore complessivo di 46,5 milioni di euro. Nel quartiere Khortytskyi, sulla sponda sinistra del fiume Dnipro non lontano dall´ospedale pediatrico, l´assenza delle attività scolastiche in presenza è stata controbilanciata dal centro di Avsi, dove è possibile seguire le lezioni online tramite la rete internet garantita dai generatori di corrente. Inoltre, un gruppo di psicologi e assistenti sociali lavora a stretto contatto con i più giovani, svolgendo periodicamente anche una serie di attività nei villaggi rurali in periferia tramite le unità chiamate “mobile team”. Oltre ad Anna, la bimba timida dagli occhi azzurri, anche Artem, 16 anni, frequenta il centro di Zaporizhzhia : «Da gennaio ho svolto numerose attività con gli psicologi sia a livello individuale che con gli altri ragazzi e adesso ho tanti nuovi amici». Artem racconta poi della sua difficoltà nel comprendere le proprie emozioni e nel relazionarsi con gli altri, un problema aggravatosi con lo stop alla scuola in presenza : «Dall´inizio della guerra ho iniziato a avere attacchi di panico e non riuscivo a controllare la mia paura, poi con le lezioni online ho assunto uno stile di vita sedentario e ho perso tanti amici che sono andati all´estero, non è stato un bel periodo per me».

Estratto dall'articolo di Simone Matteis - Zaporizhzhia, la generazione senza scuola in cerca di riscatto pubblicato da La Stampa l'8 settembre 2024

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