A Codeway Expo, fiera della cooperazione allo sviluppo con un focus sul settore privato, il 14 maggio regione Lombardia ha organizzato un seminario intitolato “Innovare con il territorio - Il «modello Lombardia» tra partecipazione multiattori e cooperazione decentrata allo sviluppo”, per condividere esperienze concrete di collaborazione tra istituzioni, società civile e settore privato, presentando gli sforzi fatti per rafforzare le iniziative di cooperazione promosse dalla Regione.
Il segretario generale di AVSI, Giampaolo Silvestri, è intervenuto nel secondo panel - “Attori diversi, obiettivi comuni: insieme per una cooperazione sostenibile. Profit, no profit e Pubblica amministrazione” - durante il quale i partecipanti hanno condiviso riflessioni sul dialogo avviato dalla regione con la rete delle organizzazioni della società civile (OSC) lombarde.
L'intervento del Segretario Generale di AVSI Giampaolo Silvestri all'evento di regione Lombardia
Questo panel che ci permette di mettere a fuoco delle buone pratiche che indicano dei percorsi nuovi e importanti per la cooperazione internazionale, soprattutto oggi in un momento in cui le tendenze globali ci spingono a ritornare alle radici (“back to basics”) del nostro lavoro e della nostra mission per rilanciarne il significato e l’impatto.
Accogliendo questo invito della regione Lombardia, approfitto per condividere un percorso iniziato un anno fa, che ha visto impegnati soggetti diversi in incontri di approfondimento e che si sta dimostrando rilevante e promettente.
Mi riferisco al progetto Value Chain support model in Agrifood Systems in Kenya, che stiamo finalizzando ora, con riunioni settimanali multistakeholder, per presentarlo al comitato congiunto di luglio. Condivido dunque per evidenziare un metodo di lavoro che è prezioso di per sé a prescindere dall’esito che speriamo positivo.
Obiettivo del progetto
Il progetto nasce per promuovere la cooperazione con il Kenya (Paese prioritario del Piano Mattei e con significativa presenza italiana di imprese e OSC), su richiesta di alcune imprese italiane già presenti nel Paese che si sono rivolte a Regione Lombardia per integrare piani di sviluppo aziendale per creazione di reddito e posti di lavoro, con iniziative di cooperazione allo sviluppo, per formare e migliorare il reddito dei piccoli produttori agricoli ed allevatori del Kenya.
La sfida
La sfida è lavorare insieme, co-programmare e procedere insieme tra soggetti diversi: integrare in un programma con approccio multistakeholder, osc, istituzioni e settore privato, tanto in termini di risorse che di competenze. Questo è un esempio concreto di progetto che fa sua l’idea fondamentale che la cooperazione è il frutto di un sistema articolato e integrato che si attiva, ciascuno secondo il suo specifico profilo e le sue competenze, non di un singolo soggetto che fa il suo.
Regione Lombardia si è fidata di noi soggetti della società civile, per affidarci questo lavoro di dialogo con istituzioni locali del Kenya e le imprese. Noi stiamo imparando a parlare con le imprese, che devono a loro volta imparare una nuova lingua: ovvero comprendere che la cooperazione allo sviluppo è qualcosa di più forte, impattante e sistemica del semplice “ricevere fondi pubblici per fare i loro investimenti”, per usare un’espressione un po’ rozza.
I benefici a cui punta il progetto:
- l’aumento del reddito degli agricoltori del Kenya, riuniti in associazioni e/o cooperative;
- la formazione tecnica, la fornitura di entranti agricoli per migliorare produzione e produttività;
- la collocazione dei prodotti, l’accesso al mercato (anche promuovendo un mercato ortofrutticolo a Naivasha che possa offrire azioni formative e di assistenza tecnica);
- favorire il successo dell’azione imprenditoriale, tramite la facilitazione di investimenti e accesso al credito per lo sviluppo di alcune catene di valore nel settore agroalimentare in Kenya, grazie alla creazione di partnership pubblico-private.
Come e a chi viene assegnato il progetto
Il progetto è proposto per un’assegnazione diretta da parte del Ministero degli Affari Esteri (MAECI) e Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS) a un partenariato composto da:
- Regione Lombardia
- imprese partner tra cui Sweet Africa (per la filiera dell’anacardo); Marula Estates (operante in diverse filiere ortofrutticole e nell’allevamento);
- organizzazioni del terzo settore tra cui Fondazione AVSI, E4Impact Foundation Impresa Sociale, CESVI, già presenti e operanti da molti anni in Kenya;
- soggetti istituzionali del Kenya: Ministero dell'Agricoltura, CALRO (Agenzia Tecnica di Formazione Agricola), contee di Kilifi e Nakuru.
La metodologia
Il metodo si basa sulla valorizzazione di partnership pubblico-private che attraverso la promozione di uno sviluppo sostenibile abbiano concrete e significative ripercussioni in termini socio-economici e di know how per i paesi interessati.
In ragione dei bisogni emersi sono state condotte due missioni congiunte da parte delle imprese e delle OSC per l’analisi dei bisogni per lo sviluppo delle filiere dei prodotti individuati (l’anacardo). Il progetto supporta diverse filiere strategiche per lo sviluppo, socio-economico e ambientale, sostenibile del Kenya, applicando uno stesso innovativo modello di cooperazione, messo a punto da Regione Lombardia, che potrà essere replicato anche in altri Paesi del Piano Mattei.
Questo progetto contribuisce al Kenya Vision 2030, il piano di sviluppo a lungo termine per il Paese sia dal punto di vista del rafforzamento del sistema agro-alimentare e imprenditoriale, sia dal punto di vista del miglioramento delle competenze delle risorse umane a disposizione.
Pilastri del progetto, che rispondono a quelli del Piano Mattei, sono il settore della food security e dello sviluppo del settore agroalimentare e ricerca azioni “rivolte ai giovani africani che operano nel settore agricolo e che vogliono accrescere la propria conoscenza attraverso percorsi formativi che li mettano in contatto con esperti internazionali”.
La metodologia scelta considera come fondamentali:
- il coinvolgimento (coordinamento) di Regione Lombardia;
- il coinvolgimento delle autorità locali kenyote;
- la centralità delle cooperative di agricoltori locali beneficiarie del progetto;
- l’applicazione del modello di Value Chain Facilitation grazie all’expertise delle OSC coinvolte;
- la partnership con attori privati italiani nel settore agroalimentare.
Scalabilità
La proposta in oggetto intende dar vita ad una grande progettualità che possa essere scalabile in altri Paesi africani, secondo gli obiettivi del Piano Mattei, soprattutto considerato il focus caratteristico del progetto, ovvero la promozione di conoscenze per la coltivazione efficiente e sostenibile di zone semi-aride, quali la maggioranza del territorio del Kenya e, più in generale, dell’Africa.
Tale passaggio è particolarmente strategico per una transizione da un’agricoltura di sussistenza a una vera e propria economia agricola, soprattutto in relazione alle dinamiche demografiche in forte crescita del Paese.