“I ragazzi della mia età sono costretti ad andar via, perché qui non c’è lavoro”. Fayez Abdallah Khaled ha 19 anni e vive ad Ain Arab, un piccolo villaggio rurale nella piana di Marjayoun, nel sud del Libano. Qui la popolazione vive di agricoltura e pochissimo altro: le guerre libanesi, le divisioni confessionali, l’occupazione israeliana, la crisi siriana e la conseguente massiccia immigrazione hanno contribuito a frenare lo sviluppo economico dell’area. E mentre le migliaia di rifugiati siriani si stabilizzano qui dopo quasi un decennio lontano da casa, i giovani libanesi fuggono, in cerca di lavoro e nuove opportunità a Beirut o all’estero.
“Neanche io avevo un lavoro, così ho deciso di fare da solo: ho cominciato a raccogliere il latte delle mucche della mia famiglia, a farci del formaggio per poi rivenderlo. Con il ricavato ho acquistato altri animali e ora riesco finalmente a contribuire alle spese di famiglia. Ci sono riuscito grazie a diversi corsi di formazione organizzati da AVSI: ho imparato a produrre i latticini e come si fa a gestire una piccola impresa. È stata la svolta”.
AVSI in Libano lavora da più di 12 anni al fianco dei giovani della piana, con l’obiettivo di creare sviluppo locale e contrastare l’esodo verso il nord. “Ora vogliamo dare una dimensione fisica al nostro lavoro”, spiega Marina Molino Lova, responsabile di AVSI in Libano: “Stiamo costruendo un centro nel cuore della piana, un luogo che dialoghi con la popolazione e accolga tutte le comunità presenti nell’area”.
Questo luogo si chiama Fadaii, è stato progettato dall’architetto di fama internazionale Mario Botta e sarà inaugurato la prossima estate. "Vorrei che Fadaii fosse un incubatore di sogni" confessa Fayez