Siria, agiamo ora per ricostruirla. Sul Corriere le raccomandazioni di AVSI

Sono tre i settori strategici da cui partire per aiutare il Paese a rialzarsi: educazione, salute e agricoltura.

Paesi Siria
Data 30.12.2024
Autore di Giampaolo Silvestri, Segretario Generale AVSI

A partire dalla conoscenza dei bisogni della popolazione maturata in anni di presenza sul terreno, in un articolo sul Corriere della Sera a firma del segretario generale Giampaolo Silvestri, AVSI invita a non perdere più tempo, ad agire subito per implementare risposte di emergenza urgenti, ma insieme ad azioni di ricostruzione, a cominciare dagli ambiti di educazione, salute e agricoltura.

Siria, ripartire da tre emergenze

Saltati i rigidi controlli alle frontiere, disintegrate le gigantografie del presidente degli ultimi decenni, scavalcata la moneta siriana da euro, dollari e lira turca, nel giro di poche ore la Siria ha cambiato connotati e spiazzato molti, dagli esperti di geopolitica ai governi e agenzie internazionali, che vigilano per comprendere come evolverà la situazione. Solo che non c’è più tempo da perdere: in questa sorta di interludio, i siriani hanno fame, hanno bisogno di aiuti immediati, e soprattutto di alzare lo sguardo verso un orizzonte più largo.

È un appello che abbiamo lanciato con costanza negli anni, instancabilmente, alle conferenze internazionali sulla Siria: passiamo dall’emergenza a interventi di prima ricostruzione, chiedevamo. Non basta distribuire cibo e kit sanitari, argomentavamo. Occorre iniziare a ricostruire le infrastrutture per porre le fondamenta di un riscatto siriano e le condizioni per il ritorno dei rifugiati.

Ma la nostra proposta cadeva nel vuoto, perché il contesto non era considerato adeguato: chi osava alzare la voce in favore della ricostruzione, rischiava di essere accusato di partigianeria pro questa o quella parte in conflitto.
Nel mentre quel Paese ha visto crescere una generazione fuori da scuola, ha perso milioni di talenti, di medici, infermieri, docenti, tecnici informatici e operai. Finché l’economia è collassata, lasciando il 90% della popolazione sotto la soglia di povertà.

Speriamo di vedere imporsi una democrazia autentica e inclusiva, ma intanto attiviamo il nostro sistema paese – che ha un rapporto speciale con questa regione - per concorrere ad avviare la ricostruzione in Siria. Rimuoviamo le sanzioni sui beni e superiamo le forme di over compliance che hanno fin qui bloccato troppi aiuti.
Con il nostro progetto degli Ospedali Aperti e dei dispensari medici a Damasco e Aleppo, che non hanno mai smesso di erogare cure gratuite, di fatto siamo in una posizione privilegiata per monitorare il bisogno smisurato di questo popolo, che va da questioni molto concrete (pane, energia elettrica…) al desiderio inafferrabile di credere in un futuro di pace.

Sono tre i settori strategici in cui investire: educazione, salute e agricoltura. Il nostro Paese può offrire un contributo notevole in ciascuno di questi, con competenze, fondi, partenariati e investimenti.

Ricostruiamo le scuole, riportiamo in classe due milioni e mezzo di bambini, combattiamo le cause dell'abbandono scolastico, assicurando stipendi dignitosi e formazione adeguata agli insegnanti. Favoriamo l’adeguamento di curriculum di studi alla natura plurale della società siriana. Implementiamo percorsi di formazione professionale, per avviare nuove start-up anche in collaborazione con il settore privato siriano ed estero.

Garantiamo a tutti l’accesso alle cure sanitarie, riabilitando le strutture colpite dalla guerra, favorendo il ritorno del personale sanitario.

Rilanciamo l'agricoltura, che oltre ad assicurare il cibo, permette la creazione di posti di lavoro e di attività generatrici di reddito, ed evita la deriva in forme di assistenzialismo.

Favoriamo un approccio partecipativo e multi-stakeholder nel Paese, ovvero la collaborazione tra istituzioni, organizzazioni della società civile e imprese private perché insieme possano disegnare programmi condivisi di sviluppo e una società che tuteli il diritto di tutti di vivere con piena cittadinanza piena, senza discriminazioni di alcun tipo.
Investiamo da subito nella ripresa economica, condizione indispensabile per far tornare i rifugiati riparati all’estero e prevenire l’emigrazione irregolare.

La Siria può rinascere grazie ad alleati capaci di guardare oltre la crisi cronicizzata, verso un bene comune; ma soprattutto ha bisogno dei siriani, dei suoi cittadini, di tutti, per rialzarsi. Non dimentichiamoli, mentre sono tesi tra un passato sbriciolatosi e un avvenire che fatica a comporsi in senso democratico.
Agiamo oggi, domani sarà tardi.