“Costretti a lasciare indietro migliaia di persone”

Da Kampala il commento di Olive Ngamita, direttrice della comunicazione di AVSI in Uganda, sull’impatto del congelamento dei fondi USA.

Bosco Okot story uganda palabek
Paesi Uganda
Data 24.03.2025
Autore di Olive Ngamita, direttrice della comunicazione di AVSI in Uganda

Ad essere colpite maggiormente dalla sospensione dei fondi USA per l’aiuto estero sono le comunità più vulnerabili, quelle che si affidavano al lavoro delle organizzazioni no-profit, locali e internazionali, per migliorare la propria situazione.

Le storie di queste persone e le testimonianze delle loro attuali difficoltà ci ricordano che cosa significa “umanità”. Qualsiasi essere vivente, di fronte alle avversità, cerca un sostegno. Chi questo aiuto lo offre quotidianamente, scegliendo di dedicare la propria vita agli altri, come nel caso degli operatori e delle operatrici umanitarie, ha una maggiore consapevolezza di quanto ogni gesto di aiuto, anche il più piccolo, sia importante e conti nella costruzione di un cambiamento.

Gli interventi umanitari offerti in Uganda alle comunità vulnerabili dei rifugiati erano fondamentali per aiutare queste persone che, senza averlo scelto, sono state obbligate a lasciare il proprio Paese e la propria casa per fuggire da guerre, siccità o persecuzioni. Ora che questo aiuto non c’è più, che cosa faranno? Impossibilitati a tornare indietro e con grosse difficoltà a integrarsi nel nuovo Paese, si trovano in una situazione estremamente precaria. Pensare oggi al campo profughi di Palabek (al confine con il Sud Sudan), dove AVSI portava un supporto umanitario, è difficile, soprattutto conoscendo le storie delle persone che, da un giorno all’altro, si sono trovate a non poter più pagare il cibo, le cure mediche, l’educazione dei propri figli e le spese di una casa.

Per noi, “vincere” significa riuscire a trasmettere fiducia, alimentando la speranza che il loro futuro possa essere migliore, facendoli vivere l’oggi con maggiore serenità e con un sorriso sul volto. Lavorare per un mondo in cui ogni persona sia consapevole del suo valore e del proprio sviluppo è la missione di AVSI. Per questo, la sospensione dei fondi USA per l’aiuto estero fa così male, perché impedisce questo lavoro, forzandoci a lasciare indietro moltissime persone che avrebbero bisogno di aiuto e che, con un iniziale supporto, potrebbero costruirsi una nuova vita.

Anche se in difficoltà, la nostra risposta non si ferma qui. Ancora una volta attraverseremo questa crisi, continuando a svolgere il nostro ruolo nei diversi contesti comunitari, sempre attenti all’apprendimento, alla partecipazione e alla collaborazione, con l’obiettivo di creare un cambiamento positivo per le generazioni future, specialmente per coloro che hanno più bisogno di aiuto.

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