Il 6 novembre, AVSI ha preso parte a un'audizione sulla legge di bilancio tenuta dalla Commissione Esteri e Difesa del Senato della Repubblica.
Nel testo della legge si esprime con chiarezza l’impegno dell’Italia a mantenere una presenza costante nei territori in cui opera, attraverso azioni di cooperazione che integrano interventi umanitari, di emergenza e di sviluppo — come in Siria, Ucraina e Nord Africa — sia nei percorsi di crescita e consolidamento, in particolare in Africa.
Con il riconoscimento di questa premessa si è aperto l'intervento del segretario generale di AVSI Giampaolo Silvestri, che ha sottolineato come investire nella cooperazione allo sviluppo significhi investire in azioni di pace.
Rivedi l'audizione (Silvestri dal min 18.00)
L'intervento di Giampaolo Silvestri
Le raccomandazioni e osservazioni di AVSI
Non tagliare i fondi all'Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS) per rispettare gli impegni assunti: per rendere credibile e concreto quanto espresso nella legge, è fondamentale mantenere nel tempo gli impegni assunti. Il taglio dei fondi ad AICS rischia di mettere in crisi la possibilità di mantenere quanto promesso in Siria, Gaza, Ucraina e nei nuovi Paesi prioritari del Piano Mattei. Va garantita la coerenza tra le dichiarazioni d’intento e la capacità di restare sul terreno, con risorse adeguate e coordinate tra pubblico, privato e enti territoriali.
Garantire attenzione a come vengono usati i fondi: in questo caso può essere utile contenere il numero di progetti piccoli e il rischio di frammentazione, investire in progettualità grandi ad alto impatto, anche favorendo la partnership tra OSC complementari per settori e professionalità diverse. Fondamentale è inserire indicatori precisi e un sistema chiaro per misurare l’efficacia dei programmi, oltre a definire obiettivi di medio-lungo periodo, con benchmark e monitoraggio trasparente. Andrebbero stabilite e promosse procedure più flessibili, replicando le innovazioni procedurali alla legislazione vigente che sono già state introdotte: promuovere bandi per ONG specifici per Paesi e per settori, con aumento delle dimensioni della soglia di finanziamento, per avere progetti di maggior impatto anche in virtù della messa in rete di OSC diverse. Ad esempio, il bando del Piano Mattei per la Costa d’Avorio andrebbe replicato per tutti i Paesi. Questo risponderebbe anche alla critica del DAC nei confronti del bando dei promossi e alle criticità emerse in sede di peer review.
Favorire il coinvolgimento dei fondi del settore privato: occorre esplicitare meglio come questa possibilità, menzionata dalla legge di bilancio, si possa realizzare. Perché il settore privato dovrebbe coinvolgersi come co-finanziatore di progetti di sviluppo? Come questa possibilità può favorire il suo business? Questo va esplorato. Si contano ancora sulle dita di una mano i casi di imprese che hanno capito la convenienza del coinvolgimento nella cooperazione allo sviluppo. Questa difficoltà è connessa a questioni culturali (cioè a come l’impresa si concepisce), ma anche a incentivi, strumenti, modalità di interazione che si possono costruire per favorire questo blending. Un esempio è il bando AICS per imprese in definizione, che sta suscitando da parte del settore privato molte perplessità e domande: può essere e deve divenire un’occasione per far evolvere questo ambito in modo efficace.
Promuovere lo scale up di progetti che hanno dimostrato impatto: prendendo ad esempio il modello del Piano Mattei. Quale iniziativa di politica estera, il Piano Mattei ha generato un movimento nuovo in Italia e nei Paesi partner: ha liberato energie, progettualità e permesso di avviare nuove partnership in generale in tutti i Paesi africani dove opera la Cooperazione italiana. Dopo appena un anno e mezzo dal suo annuncio, come AVSI siamo al lavoro sul terreno: il nostro progetto si chiama Reussir ("Riuscire") e si realizzerà in 800 scuole in 20 regioni della Costa d'Avorio, raggiungendo circa 200.000 bambini e 5000 insegnanti, in accordo con il Ministero dell’Educazione locale, che sta lavorando a una riforma del sistema scolastico anche a partire da questa esperienza. Un caso interessante di effettiva co-programmazione tra istituzioni italiane, OSC e governo ivoriano. Si tratta di uno scale up di esperienze precedenti, finanziate anche dal governo americano, a conferma che non dobbiamo iniziare da zero - ma da esperienze passate che hanno portato a risultati positivi.
Promuovere il Nexus: nelle crisi, che oggi tendono a cronicizzarsi, dobbiamo lavorare per garantire assistenza salvavita e, al tempo stesso, per gettare le basi per uno sviluppo economico e sociale sostenibile, che vada oltre la semplice ricostruzione. Fondamentale il coinvolgimento del settore privato anche in questo caso, e il rafforzamento delle capacità delle autorità locali, come dimostrano le esperienze maturate in Ucraina e in Siria. Il triple nexus emergenza-sviluppo-pace può iniziare dove si mettono in dialogo diversi attori, si assicura coerenza e continuità agli interventi, si favorisce la transizione verso la stabilità, come testimoniano i tentativi in corso ad Haiti.
Rafforzare un meccanismo stabile di confronto con i partner africani: quindi è fondamentale promuovere missioni di sistema. Va registrato il successo di quelle promosse dalla Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo (DGCS) del Ministero degli Esteri, realizzate nelle diverse regioni dell’Africa, con una modalità sempre più inclusiva, capace di accogliere rappresentanti di soggetti diversi (Farnesina, AICS, CDP, Struttura di missione, coinvolgimento del terzo settore, agenzie internazionali, imprese italiane, OSC, università…). Le missioni vanno nella direzione di favorire la conoscenza della realtà di questi Paesi e viceversa, l’ascolto e la condivisione: i progetti partono da richieste delle controparti africane e dallo scambio. Così agendo si aiuta il Sistema Italia, e viceversa: il Sistema Italia si fa promotore di sviluppo.
Bilanciare investimenti sul canale multilaterale e sul bilaterale in modo strategico: in passato l’Italia ha usato molto il canale multilaterale, soprattutto perché era un modo semplice per spendere i fondi. Oggi c’è un ribilanciamento sul canale bilaterale, anche perché è aumentata la capacità di spesa attraverso ONG, enti locali e università. Ma è importante restare sul multilaterale. Certamente occorre scegliere di sostenere gli organismi multilaterali che funzionano. Scegliere accuratamente i canali multilaterali che funzionano permette di esprimere al meglio il valore aggiunto dell'Italia: non dobbiamo solo spendere fondi, ma spenderli nelle direzioni che sceglie il Paese, secondo le sue priorità. Un esempio è il caso di del Global Partnership on Education (GPE), un fondo mondiale sull’educazione, che si sta muovendo per collaborare con il Piano Mattei e con il quale si stanno verificando possibili azioni congiunte.
Comunicare meglio: occorre rilanciare una comunicazione (narrazione) della cooperazione che, a partire di storie di cambiamento e dati di impatto, sappia spiegare al tax-payer come vengono investiti i soldi pubblici della cooperazione, con trasparenza, con alto impatto nello sviluppo, da intendersi come sfida per tutti. Una comunicazione che lasci emergere che c’è un Italia che coopera. In particolare in questo senso una grande occasione potrà essere l'evento internazionale Coopera, che va convocata nel 2026.
Promuovere la possibile collaborazione tra Piano Mattei e Global Gateway: possono potenziarsi a vicenda, integrarsi e trainarsi verso un maggiore impatto in Europa e nei Paesi partner. Per esempio: la modalità con cui il Piano Mattei cura e promuove lo sviluppo umano oltre che infrastrutturale (tra i suoi pilastri spiccano educazione e sanità) può indicare una via al Global Gateway, e viceversa. Il progetto Reussir in Costa d’Avorio è una buona pratica che offre al Global Gateway un'indicazione di metodo e di contenuto su come investire in educazione sia condizione fondamentale da garantire là dove si vuole investire in diverse tipologie di infrastrutture. Viceversa, i corridoi africani su cui si dirige l’impegno del Global Gateway vanno tenuti presenti nell’elaborazione e assegnazioni dei fondi e progetti del Piano Mattei, in modo da ottimizzare l’impatto dei diversi interventi ed evitare che si creino delle sacche di nuove povertà ai margini dei corridoi di sviluppo (si pensi all’impegno italiano in Costa d’Avorio, e al fatto che la Costa d’Avorio sia dentro a ben tre corridoi del Global Gateway, si pensi all'IMEC, Corridoio Economico India-Medioriente).
Appello finale
La cooperazione allo sviluppo ha bisogno di pace, ma ne è anche condizione. Noi siamo per la pace disarmata e disarmante, i nostri progetti, come sistema Italia, sono di fatto azioni di pace.
Promuovere e finanziare la cooperazione allo sviluppo, darle adeguati strumenti burocratici ed economici per impattare massimamente, significa promuovere la pace. E di questo oggi c’è urgente bisogno.
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