“In Siria quel giorno la prima scossa arrivò all’alba. Il mio primo pensiero sono stati i miei figli, li ho presi e siamo usciti di casa ma mentre scendevo le scale si sono rotte le acque. I miei vicini mi hanno aiutato a raggiungere la strada mentre vedevo la gente gridare e gli edifici crollare. Ho partorito nella scuola, trasformata in centro per sfollati”.
Wafaa è un’abitante di Aleppo ed era all’ottavo mese di gravidanza quando il 6 febbraio scorso, un devastante terremoto con epicentro in Turchia ha investito anche il nord-ovest della Siria, un Paese già devastato da 12 anni di guerra, causando migliaia di morti e nuovi sfollati.
Hanine, la bambina che Wafaa ha dato alla luce mentre tutto cadeva intorno a lei, ha potuto contare sul sostegno immediato di AVSI. “Sono arrivato ad Aleppo il 6 febbraio stesso per individuare i bisogni immediati della popolazione” ricorda con l’agenzia Dire Filippo Agostino, rappresentante paese di AVSI in Siria, ong italiana che è al fianco della popolazione dal 2015. “Aleppo in questi anni figura tra le città più colpite dagli intensi combattimenti”, continua il responsabile, “quindi il sisma ha fatto crollare edifici già lesionati o gli ultimi risparmiati dalle bombe. Ma non abbiamo voluto portare brandine e coperte: siamo convinti che per restituire una vita normale, sia necessario andare oltre l’emergenza, con interventi che guardano al futuro e storie come quelle di Wafaa e Hanina servono a ridare senso alla speranza”.
Tornare a una vita nomale ad Aleppo, dopo il terremoto
Un esempio di tale approccio è il progetto ‘Ospedali aperti’, promosso dalla nunziatura apostolica a Damasco insieme a Cor Unum e Fondazione Gemelli, per garantire cure gratuite ai pazienti poveri in tre ospedali, due a Damasco e uno ad Aleppo. Oltre a riabilitare il corpo, Avsi lavora anche per l’istruzione dei giovani e per garantire l’accesso al lavoro per i disabili. “Dopo 12 anni di guerra su 22 milioni di persone, 15 milioni hanno bisogno di aiuto umanitario e 3 milioni di aiuto urgente” continua Agostino. “Ben 2 milioni di bambini non vanno a scuola. Gli effetti sull’economia globale della pandemia prima e della crisi in Libano e Ucraina poi hanno determinato inflazione al 90% e ulteriore povertà”.
Pesano sulla popolazione anche le sanzioni internazionali, scattate poiché il governo guidato dal presidente Bashar Al-Assad ha rivolto il suo esercito anche contro i civili. A ciò si aggiungono “vedove e donne sono sole con figli” dice Agostino. Madri come Wafaa, che periodicamente “ricevono pacchi alimentari e quote in denaro, così come stabilito dall’Onu. Dal sisma abbiamo sostenuto 8mila persone. Ma ciò di cui i siriani hanno più bisogno è la dignità. Purtroppo, il mondo si sta dimenticando di loro”.
L’appello all’UE: più fondi e basta sanzioni
Per questo Avsi con altre ong si è fatta portavoce di un appello all’Ue, che dal 15 al 16 giugno ha ospitato a Bruxelles una conferenza sul Futuro della Siria, in cui si decidono gli stanziamenti per il prossimo anno: “Abbiamo chiesto più fondi – informa Agostino- e di mantenere la deroga alle sanzioni, applicata dopo il sisma, per garantire l’accesso agli aiuti umanitari”.

Dall'emergenza all'early recovery: la proposta di AVSI per all'evento “What kind of help are Syrian asking for?”
Rassegna stampa
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- Siria: Avsi, il progetto “Ospedali aperti” per le vittime del terremoto - Agensir