“Per i ragazzi della mia età non ci sono alternative: dopo la scuola ci aspetta un lavoro precario in agricoltura oppure trasferirsi in città”. Jad Tannous ha 16 anni, ama il calcio e lo sport, ma vorrebbe diventare ingegnere. Nella regione di Marjayoun, però, le prospettive sono scarse: “Questa zona è piena di talenti, ma nessuno si occupa di loro”.
“Vogliamo far rivivere questa zona, che è piena di ricchezze dal punto di vista ambientale e sociale”, dice Marina Molino Lova, responsabile di AVSI in Libano: “Ma è una zona che rischia di svuotarsi, a causa di un esodo massiccio dei più giovani verso Beirut. È da loro che dobbiamo ripartire”.
Prendersi cura delle nuove generazioni è uno degli obiettivi del programma di sostegno a distanza di AVSI, attivo nel sud del Libano ormai da diversi anni. “È uno strumento fondamentale per dare ai giovani delle opportunità che qui altrimenti non esisterebbero”, spiega Nadine Rizk Zeidouni, l’assistente sociale che segue Jad e la sua famiglia da più di cinque anni. “Amo il mio lavoro, perché mi permette di fare qualcosa per gli altri e per il mio Paese. Poi trovi famiglie come quella di Jad, che capiscono il valore di quello che facciamo e ti accettano in casa con amore e gioia”.
Entro l’estate del 2020, AVSI vuole fare un passo ulteriore: dare una dimensione fisica al lavoro che da 12 anni porta avanti nel sud del Libano. Questo luogo si chiamerà Fadaii ed è stato progettato dall’architetto di fama internazionale Mario Botta. “Vorrei che Fada2i ci consenta finalmente di essere uniti per il futuro di questa regione”, dice Jad.