Rompere l’isolamento di Damasco

Per rispondere alla crisi umanitaria dopo il terremoto tra Turchia e Siria non bastano gli interventi umanitari, che faticano a raggiungere la popolazione per una serie di blocchi, servono azioni di advocacy, come spiega Giampaolo Silvestri su Avvenire.

Data 16.02.2023
Autore di Giampaolo Silvestri per Avvenire

Alla sofferenza di una popolazione c’è un limite.
Non si può andare oltre, non si possono chiudere gli occhi davanti a quanto sta accadendo in Siria, terra amata e martoriata, come la chiama papa Francesco. E questo vuol dire muoversi, agire ora. Cambiare passo rispetto agli ultimi anni. Deve mutare il nostro approccio, occorre spingere per scelte concrete perché le persone sotto le macerie hanno perso gli affetti e le speranze sopravvissute alla guerra.

Presenti immediatamente sul luogo del disastro, abbiamo potuto misurare la gravità del bisogno e l’urgenza di interventi, e quindi avanziamo alcune proposte di azioni, concrete e puntuali. Chiediamo innanzitutto al nostro governo di lanciare un bando di primissima emergenza con un importo di almeno 2 milioni di euro che permetta di assicurare alle famiglie sfollate cibo, beni essenziali, interventi per riparare le case rimaste in piedi, cure sanitarie. Il bando però va emanato subito.

Chiediamo che al finanziamento di 1 milione alla Croce Rossa, venga aggiunto un ulteriore supporto di 3 milioni di euro attraverso il canale multilaterale, in particolare il fondo umanitario Shf – Syria Humanitarian Fund (gestito da OCHA), che ciò avvenga al più presto. Anche in questo caso, si sottolinea l’importanza della tempestività del contributo italiano e della rapidità di allocazione dei fondi da parte di OCHA, per permettere alle organizzazioni operanti sul territorio di offrire una risposta adeguata ai bisogni della popolazione. I fondi umanitari gestiti da OCHA nei paesi colpiti da crisi e calamità sono uno strumento efficace al quale anche le ONG italiane possono accedere. Sono meccanismi che premiano sia l’effettiva partecipazione delle organizzazioni al coordinamento umanitario sia la capacità di fornire risposte “localizzate”.

Ma accanto a queste iniziative chiare nella scelta di destinazione dei fondi è necessaria un’azione di pressione politica per la sospensione temporanea delle sanzioni al governo siriano. In particolare chiediamo di sospendere le sanzioni “over compliance” che limitano i trasferimenti bancari nel Paese e quindi rallentano, se non fermano, l’operatività delle organizzazioni in loco. Lo stesso vale per le sanzioni su particolari beni/servizi come l’elettricità e i grandi macchinari (che servono per rimuovere le macerie), i camion, i medicinali e il materiale necessario alle operazioni umanitarie.

È necessaria un’azione di pressione politica per la sospensione temporanea delle sanzioni al governo siriano. In particolare chiediamo di sospendere le sanzioni che limitano i trasferimenti bancari nel Paese e quindi rallentano, se non fermano, l’operatività delle organizzazioni in loco. Lo stesso vale per le sanzioni su beni/servizi necessarie alle operazioni umanitarie.

Giampaolo Silvestri su Avvenire

Chiediamo l’invio di personale specializzato della Protezione civile per operazioni di messa in sicurezza delle aree colpite e per le attività in coordinamento con le autorità siriane. Infine chiediamo che il governo di Roma faccia pressione sulle autorità siriane perché sia facilitato l’accesso del personale umanitario, velocizzando l’ottenimento di multi entry visa e rendendo possibili gli spostamenti all’interno del paese (con sufficiente autonomia per raggiungere le zone terremotate). Alla prima e sacrosanta reazione emotiva di fronte alle foto dei neonati tra le macerie ora deve seguire il tempo delle scelte e delle azioni concrete.