Assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età è l'obiettivo 3 dell'Agenda per lo sviluppo sostenibile 2030 sottoscritta dalle Nazione Unite.
Il progetto EnCoMi, sostenuto dall'Agenzia Italiana per la cooperazione allo Sviluppo a valere sulla quota di impegno italiano al Fondo globale per la lotta all’Aids, la tubercolosi e la malaria e realizzato grazie alla collaborazione con l'Università degli studi di Pavia e il Ministero della salute ugandese è un contributo concreto di AVSI in Uganda al target "Porre fine alle epidemie di AIDS, tubercolosi, malaria entro il 2030".
Negli ultimi due anni il progetto ha contribuito a migliorare la risposta del sistema sanitario alle epidemie di AIDS, tubercolosi, malaria, formando gli operatori di 41 strutture sanitarie ugandesi nei distretti settentrionali di Gulu, Kitgum, Lamwo e Amuru, sensibilizzando le comunità e garantendo l'accesso alle cure e il proseguimento delle terapie, il tutto lavorando direttamente con le comunità, partendo dai loro bisogni.
Migliaia di persone hanno beneficiato dell'intervento: 160.900 bambini sotto i cinque anni, 384 madri sieropositive in gravidanza e in allattamento, 205.600 donne in età riproduttiva, 23.150 persone sieropositive e 2.680 malate di tubercolosi.
I boda boda per la salute materna e infantile
Per permettere alle madri di raggiungere le strutture sanitarie il programma EnComi ha adottato mezzi di trasporto popolari ed economici: con i moto taxi comunemente conosciuti come boda-boda sono stati effettuati 1.810 trasferimenti tra casa e centri sanitari o ospedali.
Abbiamo assistito a una riduzione significativa della mortalità infantile e non abbiamo riscontrato decessi di madri. Questa è una testimonianza dell'efficacia del programma che fornisce trasporti tempestivi e convenienti alle donne incinte e alle madri con neonati. Le donne hanno accesso ai servizi sanitari essenziali: è il primo fondamentale passo per salvare vite.
Poline Akello, Ostetrica del Pogo Health Center III nel Distretto di Amuru.
Una delle priorità del programma era quella di mettere in contatto le madri con servizi sanitari materni e infantili di qualità e 330 donne incinte hanno beneficiato del programma.
La formazione degli operatori sanitari
La gestione di casi di HIV, tubercolosi e malaria è essenziale per la prevenzione di nuove infezioni: per affrontare questa area critica, il programma ha fornito tutoraggio a 540 operatori sanitari, e ha guidato 300 iniziative integrate in comunità difficili da raggiungere.
Sono state sostenute 1.100 équipe sanitarie dei villaggi per effettuare test ed erogare cure sul territorio e rendere più efficiente e collaborativo il loro lavoro di squadra attraverso riunioni di monitoraggio e confronto periodiche.
Tra le azioni messe in campo la formazione di 71 équipe sanitarie per il miglioramento della raccolta e gestione dei dati, fondamentale per il processo decisionale, il miglioramento della qualità dell'assistenza, l'assistenza clinica, il monitoraggio della comunità e il rafforzamento dell'uso di approcci innovativi sostenibili.
AVSI è stata determinante nell'aiutarci a migliorare la qualità dei nostri dati facilitando il nostro team a raccogliere e rivedere i processi di registrazione e raccolta delle informazioni e l’identificazione degli errori.
Okello Romanson, biostatistico del distretto di Gulu.
Cos'è il Global fund e il contributo dell'Italia
Il progetto “EnCoMi – Coinvolgimento delle Comunità per Massimizzare l’impatto contro l’HIV, la Tubercolosi e la Malaria“ è sostenuto dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo a valere sulla quota di impegno italiano al Global Fund, il Fondo Globale per la Lotta all’AIDS, la Tubercolosi e la Malaria.
Il Global Fund è un’iniziativa di partenariato pubblico-privato, cui partecipano tutti i Paesi G7, la Commissione Europea e vari Paesi non G7, organismi internazionali, organizzazioni non governative, rappresentanti delle popolazioni a rischio, fondazioni private ed il settore privato.
L’Italia è uno dei principali donatori del Global fund
La prima riunione dei donatori per ricostituire le risorse del Fondo globale si è tenuta a Roma nel 2005 sotto l’egida del governo italiano.
Con oltre 1 miliardo di dollari versati sin dall’inizio (2002) delle sue attività, l’Italia è attualmente il nono paese donatore del Fondo Globale dopo Stati Uniti, Francia, Regno Unito, Germania, Giappone, Commissione Europea, Canada e Svezia, con un forte contributo di organizzazioni della società civile italiana.