L'invasione di Goma
Il 27 gennaio 2025, la città di Goma, in Repubblica Democratica del Congo, è stata conquistata dai ribelli dell’organizzazione paramilitare M23. In pochi giorni, i ribelli sono riusciti a entrare nella città e a prenderne il controllo, grazie anche alla collaborazione delle truppe regolari ruandesi, provenienti dal vicino Ruanda. Tuttavia, questo non è un evento del tutto inedito: Goma era già circondata dai ribelli da oltre un anno.
“La parte sud della città è ormai tranquilla e sotto il totale controllo dell'M23, mentre a nord persistono sacche di resistenza, con piccoli scontri in alcuni quartieri, ma complessivamente la situazione si sta stabilizzando,” ha dichiarato Lorenzo Timpone, capo missione per AVSI in Repubblica Democratica del Congo, in un’intervista a Radio Popolare.
Senza via di uscita
Attualmente, Goma si trova in una situazione critica, senza vie di fuga: a sud c’è il lago, a est il Ruanda, che ha bloccato le sue frontiere, mentre il porto e l’aeroporto sono stati chiusi. Timpone ha aggiunto: “Ci aspettiamo una situazione tragica. Era una situazione tragica già da prima di questi scontri. Goma era l’unica zona considerata sicura, dove le persone cercavano rifugio nel Nord Kivu, una provincia quasi completamente controllata dall’M23”.
La ricchezza di materie prime: coltan, tantalio e columbite
La regione suscita l’interesse di diversi attori per la sua ricchezza di materie prime. Si stima, infatti, che circa il 50% del coltan, del tantalio e della columbite utilizzati globalmente nell’industria high-tech provenga da questa area rendendo la Repubblica Democratica del Congo uno tra i paesi più ricchi al mondo, grazie alle sue risorse naturali. Goma stessa è circondata da diverse miniere.
“Durante una recente sessione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, la ministra degli Esteri congolese, Therese Kayikwamba Wagner, ha rivelato che l’estrazione si aggira attorno alle 150 tonnellate a settimana. Ci sono interessi privati, ma sono talmente tanti che non si riesce a individuarli. Parliamo della produzione di microchip e di altri prodotti tecnologici, come telefoni e computer,” ha spiegato Timpone a Il Sussidiario.
L'intervento di AVSI
Attualmente, l’Ufficio per gli Affari Umanitari (OCHA) e le Nazioni Unite stanno negoziando un corridoio umanitario per garantire l’arrivo di beni di prima necessità alla popolazione.
Nonostante le difficoltà, l’intervento di AVSI continua. I colleghi internazionali sono stati evacuati per ragioni di sicurezza, ma lo staff locale continua a operare in condizioni di sicurezza. AVSI è presente nel paese, e in particolare a Goma, dagli anni 2000. Prima dell’attuale crisi, il solo Nord Kivu contava più di un milione e 900mila sfollati interni.
Le attività del team di AVSI in loco si concentrano su interventi di emergenza legati all’educazione, offrendo corsi di formazione, recupero scolastico e supporto agli insegnanti. Inoltre, vengono forniti trattamenti contro la malnutrizione acuta e moderata, e progetti di elettrificazione rurale e di ricostruzione delle scuole.
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