Cosa sta succedendo ad Haiti. La testimonianza di AVSI dalla capitale

Flavia Maurello, responsabile di AVSI a Port-Au-Prince spiega cosa sta succedendo ad Haiti e come stiamo sostenendo la popolazione, nella capitale e nel Paese.

Paesi Haiti
Data 27.03.2024

Haiti sta vivendo un’emergenza umanitaria senza precedenti: l’80% del Paese è ormai in mano a bande di criminali che, dal 29 febbraio, hanno scatenato una nuova ondata di violenza armata.

Gli ospedali sono stati distrutti o chiusi per assenza di personale. Anche le scuole sono chiuse ormai da mesi. Chiuso anche l’aeroporto di Haiti, mentre il porto principale – un punto chiave per le importazioni di prodotti alimentari – è stato saccheggiato. Per un Paese che dipende in larga scala dalle importazioni, questo significa che ad Haiti manca tutto: le medicine, il cibo (Haiti produce solo il 40% del cibo che consuma), l’acqua potabile e sono al minimo le riserve di carburante, che viene importato per il 100% dall'estero e che è l’unica fonte di energia. Perfino i ripetitori dei segnali telefonici funzionano con carburante. A rischio perciò anche la paralisi delle telecomunicazioni.    

AVSI e altre organizzazioni umanitarie hanno ridotto il personale non essenziale, trasferendolo fuori dal Paese. Rimaniamo ad Haiti con personale espatriato essenziale e 300 dipendenti locali. Il nostro focus ora è sul sostegno alle comunità, non solo nella capitale.

Cosa sta succedendo ad Haiti: la testimonianza di Flavia Maurello da Port-Au-Prince

"Si fa fatica a indicare una gerarchia delle tante emergenze esistenti – ha spiegato recentemente all'agenzia ANSA Flavia Maurello, responsabile di AVSI ad Haiti, dove la nostra organizzazione ha uno staff di oltre 300 membri - Il nostro programma più importante è quello di 'protezione umanitaria' che sviluppiamo nelle bidonville della capitale. Cerchiamo di rispondere ai bisogni primari della popolazione, in balia dei movimenti migratori prodotti dalla violenza. E ci occupiamo principalmente di donne e bambini".

L’attività di AVSI ad Haiti

Infermieri, medici ed educatori nelle bidonvilles di Port-au-Prince

Nelle bidonville di Port-Au-Prince, nonostante le connessioni interrotte, il personale AVSI può superare le barricate a piedi per fornire supporto. Abbiamo infermieri, medici ed educatori che conducono attività e forniscono aiuti, inclusi cibo, acqua e medicine. "Rimane la preoccupazione per i nostri colleghi che vivono nelle zone più pericolose della città - spiega Maurello - Ci sono persone che non riescono a entrare a casa, altri che l’hanno persa, altri ancora che si sono rifugiati nelle chiese. Continuiamo ad aprire l’ufficio perché lo staff ce lo chiede e perché stare insieme ci conforta".

Nelle zone rurali di Haiti proseguono i progetti di sviluppo

AVSI opera anche fuori dalla capitale: nelle zone rurali le nostre attività continuano con progetti in ambito socioeducativo, diritti umani, agricoltura e sicurezza alimentare, protezione dell'infanzia, rafforzamento economico e livelihood e formazione.

L’inizio della rivolta ad Haiti: cosa è accaduto a marzo 2024

Il primo ministro Ariel Henry ha annunciato la data delle elezioni nel 2025 a fine febbraio, mentre era in viaggio in Kenya. Le sue dichiarazioni hanno causato una rivolta da parte della popolazione. L’intenzione di Henry era di formare un governo fino al 2026, ma il suo mandato è scaduto il 7 febbraio, benché lui abbia l’interim del presidente, dopo l’assassinio di Jovenel Moïse nel 2021.  

All’annuncio di Henry le bande criminali si sono coalizzate per attaccare le prigioni e hanno liberato 4000 detenuti. La prigione di Port-au-Prince ora è vuota, così come altre. Sono rimasti un 10% di detenuti perché non sapevano dove andare. I detenuti sono andati a rinforzare le fila delle gang, che di fatto controllano l’80% del Paese.  

L’11 marzo è stato dichiarato lo stato di emergenza del Paese e il presidente Henry ha annunciato le dimissioni. 

Le testimonianze di AVSI sui media italiani