L’attacco telecomandato avvenuto in diverse città del Libano a metà pomeriggio di martedì 17 e mercoledì 18 settembre, ha colto tutti di sorpresa e ha aggravato ulteriormente lo scenario, già complesso e teso, all’interno del Paese.
Le esplosioni dei diversi dispositivi di comunicazione e dei sistemi collegati a pannelli solari o alle macchine per le impronte digitali hanno causato centinaia di feriti e diversi morti, anche tra la popolazione civile. L’attacco, infatti, è avvenuto nei luoghi della quotidianità, per strada, nei mercati, negli uffici o in macchina. Francesca Lazzari, rappresentante Paese di AVSI in Libano, ha raccontato da Beirut l’attuale situazione e le sensazioni che si percepiscono in queste ore nella capitale, in un’intervista ai microfoni di Radio Popolare.
Per le strade c’è un via vai continuo di ambulanze e un grande traffico. È stato richiesto dalle autorità di evitare di muoversi per far circolare i mezzi di soccorso. C’è apprensione, molta di più di quanta ce ne sia mai stata negli scorsi mesi. Quello che è successo tra oggi e ieri è qualcosa di completamente nuovo per questo Paese.
Francesca Lazzari, rappresentante Paese di AVSI in Libano
Ancora paura
Negli ospedali libanesi intanto è iniziata la ricerca per trovare scorte di sangue per curare il grande flusso di feriti arrivati nei giorni precedenti. Inoltre, tra la popolazione resta la paura che qualsiasi dispositivo tecnologico possa ancora tramutarsi in un ordigno pericoloso. Dal 7 ottobre 2023 la situazione in Libano è molto complessa, ma mai come in questo momento gli interrogativi sul futuro del Paese restano senza risposta.
Un attacco psicologico
Oltre ai feriti e alle vittime civili che questo attacca ha comportato, si è anche trattato di un’aggressione psicologica alla popolazione che ha generato tensione all’interno e all’esterno del Paese. La gente si sta domandando se è il segnale di qualcosa di più forte che potrebbe avvenire a breve. Non si sa.
Francesca Lazzari, rappresentante Paese di AVSI in Libano
AVSI in Libano
Alcuni membri dello staff e beneficiari dei progetti continuano a vivere nelle loro case nel sud, dove il conflitto è maggiormente concentrato, mentre, da ottobre 2023, più di 100mila persone hanno abbandonato le proprie abitazioni per ragioni di sicurezza e per cercare un rifugio nelle zone più a nord. Nonostante le difficoltà, AVSI continua a operare in Libano per portare interventi a sostegno delle famiglie ed a fornire beni di prima necessità e assistenza educativa e psicosociale.