Aiuti in Myanmar post terremoto: “Agire subito, prima dell’inizio dei monsoni”

Il punto sulla situazione nello Stato di Shan dove AVSI ha già aiutato 2500 famiglie

Data 08.04.2025

Il 28 marzo, alle ore 12:50, un terremoto di magnitudo 7.7 ha colpito il Myanmar. Il numero di morti ufficiale ha superato i 3.000, i feriti sono circa 5.000 e i dispersi almeno 300, ma si stima che siano molte di più.

A complicare ulteriormente il contesto e il lavoro dei soccorritori ci sono gravi danni infrastrutturali che rallentano gli spostamenti, oltre a interruzioni nell’elettricità e nelle comunicazioni.

Per facilitare l'arrivo degli aiuti in Myanmar la giunta militare ha annunciato un cessate-il-fuoco temporaneo della durata di circa venti giorni, valido fino al 22 aprile 2025.

La situazione riportata dai colleghi birmani, soprattutto nello Stato Shan, è molto difficile: in alcuni villaggi la totalità degli edifici è stata colpita e, in media, oltre il 70% delle strutture risulta danneggiato. Le persone sfollate trovano ospitalità in edifici messi a disposizione dalle autorità locali oppure cercano rifugio in ripari di fortuna, sulle proprie barche o all’aperto nella natura.

Aiuti in Myanmar: una corsa contro il tempo

Fino a ora, lo staff di AVSI è riuscito a raggiungere circa 2500 famiglie con acqua e beni di prima necessità.
“I gravi problemi di comunicazione, uniti alla mancanza di corrente elettrica e di rete, rendono ancora più complesso reperire informazioni – spiega Guido Calvi, responsabile degli interventi umanitari di AVSI. – Tra circa un mese inizierà la stagione dei monsoni, con venti e piogge intense. Oltre alla distribuzione di beni essenziali, servono interventi di ricostruzione delle abitazioni, per garantire un riparo alle persone sfollate nel minor tempo possibile. Le autorità sono consapevoli della gravità della situazione – continua Calvi – ma la loro priorità resta il controllo. Anche in presenza di aperture agli aiuti, ci sarà sempre l’interesse a mantenere il controllo sul territorio. Dal 2021 operiamo con difficoltà nelle aree sotto il governo, ma siamo comunque riusciti a lavorare. Tutto dipende dal dialogo che si riesce ad avere con le autorità, anche se il contesto resta incerto”.

AVSI in Myanmar

AVSI è presente in Myanmar dal 2007 con il programma di Sostegno a Distanza e progetti multisettoriali a favore dell’educazione, della sicurezza alimentare e dell’inserimento lavorativo delle persone più vulnerabili. Dal colpo di stato avvenuto nel 2021, più di 3,5 milioni di persone sono state sfollate a causa del conflitto tra la giunta militare e i ribelli. La presenza di AVSI si è consolidata negli Stati di Shan, Kachin e Kayah. Queste aree – in particolare Kayah e Kachin – sono state teatro di scontri. Lo Stato di Shan, invece, è una delle zone più colpite dal terremoto.

Attualmente, 30 colleghi birmani lavorano in Myanmar, in coordinamento con il nostro team a Milano e con una decina di organizzazioni della società civile. Stanno tutti bene e nessuno è rimasto ferito dal terremoto, ma molti di loro hanno purtroppo perso amici o familiari.

“Quando ho sentito la prima scossa ero in una sala riunioni, al quarto piano di un edificio. Non avevo mai vissuto un terremoto di tale intensità. Siamo corsi fuori per cercare riparo, ma non sapevamo cosa fare. Sono stati momenti di panico.

Swe Swe Aye Nang rappresentante di AVSI in Myanmar.

"Nello Stato di Shan, vicino all’epicentro, interi villaggi sono stati rasi al suolo. In questo momento migliaia di persone hanno un urgente bisogno di aiuto umanitario: servono tende, coperte, cibo, acqua potabile e materiale sanitario. Gli ospedali sono al collasso - aggiunge Swe Swe Aye Nang - già prima del terremoto l’accesso alla sanità era limitato, ma ora alcune strutture sono distrutte e mancano forniture mediche e personale specializzato. Il rischio maggiore è l’acqua: è scarsa e contaminate. Si rischiano epidemie come il colera o altre infezioni”.

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