Fiammetta Cappellini, rappresentante della Fondazione AVSI in Haiti, candidata finalista, unica italiana, per il premio internazionale “Donna dell'anno 2011”.
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Il tema centrale per l'assegnazione del Premio, patrocinato dal Ministero delle Pari Opportunità, in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri Italiano,la Regione Autonoma Valle D'Aosta,la Fondazione CRT e il Soroptmist International Club Valle D'Aosta, vuole essere la valorizzazione del ruolo della donna nella società, nella cultura, nel mondo del lavoro e della politica. La cerimonia di consegna del premio avrà luogo venerdì 2 dicembre ad Aosta, alle ore 19.30, presso il teatro G. Giacosa.
La motivazione della candidatura di Fiammetta recita queste parole: “italiana che ha trovato ad Haiti una seconda patria, dove anche una semplice tenda può diventare il luogo per ricominciare a vivere e a sperare.” Sono le tende dell'AVSI, allestite immediatamente a Port-au-Prince per accogliere i bambini e le famiglie vittime del terremoto del 12 gennaio 2010 che ha distrutto tutto e causato la morte di 250 mila persone. “Eravamo in ufficio in AVSI a Port-au-Prince. La prima scossa è stata fortissima. Appena possibile abbiamo lasciato i locali. Le strade però si sono rivelate una trappola. Ciò che abbiamo visto era spaventoso. C'erano bambini soli in cerca dei genitori. Cumuli di cadaveri per strada. Abbiamo cercato di portare aiuto come potevamo per trasportare i feriti, almeno i bambini non accompagnati, ma ci siamo presto resi conto di quanto poco servisse rispetto alla dimensione di questa tragedia. Si sentono dalle macerie le grida di aiuto di chi è rimasto sotto e i parenti impotenti si disperano. Mancano luci per illuminare la scena e per continuare a scavare di notte. Non possiamo che attendere la mattina, ma questa notte è veramente nera per tutti noi”.
Il giorno dopo, il 13 gennaio, Fiammetta era l'unica voce da Haiti che comunicava con l'Italia via Skype. La risposta immediata all'emergenza, con una forza d'animo straordinaria, è stata possibile proprio grazie al suo impegno e di tutta l'équipe. “Il popolo di Haiti non si lascia abbattere e schiacciare dai drammi della vita, questo desiderio irriducibile di affermare la forza della vita e la speranza del domani è ciò che lo caratterizza.” La centralità della persona, il riconoscimento del suo valore come essere unico e irripetibile è l'elemento essenziale per costruire il domani. “Purtroppo abbiamo avuto la prima certezza di una perdita tra le nostre file, Junior, un giovane mediatore comunitario. – Scrive Fiammetta - Era molto capace, sempre allegro”.
L'hanno chiamata “la mamma di Haiti”. L'Italia intera si è commossa davanti ai tigì che riprendevano le lacrime di Fiammetta all'aeroporto di Port-au-Prince a pochi giorni dopo il terremoto quando decideva di far rientrare in Italia dai nonni il figlio Alessandro. Ricordando quei momenti: “Dalla Farnesina ci hanno comunicato la possibilità di evacuare. Ora, per me non ci penso proprio. Guardavo il mio piccolo Alessandro. Chissà cosa lo aspetta. Ma la nostra grande speranza non crolla, anzi cresce. Affermare la vittoria della vita sulla morte e ricostruire l'umano è ora il nostro compito qui. Dopo tanti dubbi mio marito ed io abbiamo deciso di mandare nostro figlio in Italia dai nonni, accompagnato da Diane, la moglie in gravidanza del nostro collega Andrea. Abbiamo passato molte ore in aeroporto prima che il C130 dell'aeronautica militare partisse, il caos dell'aeroporto è grande, il personale non tutto operativo, aiuti che arrivano e stazionano, compresa la task force americana che si attendeva come la risoluzione dei problemi. Ho avuto molto tempo per ripensarci, per capire se stavo facendo la cosa giusta. Credo di sì, che sia giusto per Alessandro andar via da questi orrori, raggiungendo la sua mezza patria. Ma è giusto che respiri una vita che sa di grandi ideali, anche rischiosi, e non di certezze borghesi. Questo ho imparato dai miei genitori, questo desidero per Alessandro. Ma il distacco è stato dolorosissimo.”
Fiammetta Cappellini, classe 1973, due lauree, originaria di Treviglio, in provincia di Bergamo, vive in Haiti dal 2001 ed è responsabile dell'ong AVSI dal 2008. La sua prima tesi, in lettere, mostrava bene il cammino che avrebbe scelto: “Il tema dell'handicap nella narrativa italiana del 900. Da lì, una laurea anche in pedagogia con una tesi sperimentale sugli aspetti emotivo-relazionali dei disturbi specifici di apprendimento nei bambini della scuola elementare; poi tanto volontariato e impegno per i più deboli nel mondo, dalla Caritas Ambrosiana (1992-1993) alla Costa d'Avorio, ma anche Egitto, Giordania, Thailandia e infine Haiti.
AVSI in Haiti, presente ininterrottamente dal 1999, sta sostenendo più di 45.000 persone con diverse attività e programmi realizzati in partnership con le Nazioni Unite e grazie al generoso aiuto di amici donatori, privati, aziende, cooperazione decentrata, famiglie italiane, sostegno a distanza.
In particolare si stanno costruendo, ripristinando e organizzando scuole – una per oltre 600 bambini è stata appena inaugurata lo scorso 3 ottobre – centri nutrizionali per la lotta alla malnutrizione per mamme e bambini, centri di accoglienza socio educativi, atelier artigianali e di moda, taglio e cucito, per l'avvio dei giovani nel mercato del lavoro; si lavora al miglioramento delle abitazioni, all'avviamento dei sostegni a distanza e dello sviluppo rurale al sud; si stariattivando un impianto di acqua ad uso domestico, formando tecnici agricoli anche a livello universitario, introducendo processi di trasformazione e di filiera per la manioca e altre produzioni locali, includendo la gestione del suolo.
A un anno dal terremoto, 12 gennaio 2011, Fiammetta ricordava: “E' passato un anno. È incredibile a pensarci: un anno dal terremoto, un anno dal giorno che ha cambiato per sempre la nostra vita, il nostro Paese, le nostre giornate, il cuore di ciascuno di noi. A guardarsi indietro, si ha il solito doppio effetto: da una parte sembra ieri che ci svegliavamo in un incubo mai visto prima, dall'altra sembra passato un secolo, tanto ci sentiamo emotivamente cambiati da allora.”
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