Viaggio in Costa D’Avorio, un paese appeso a un filo

Data 04.02.2019

"...È in queste regioni che si concentrano anche le attività della cooperazione internazionale, compresa quelle di Ong italiane. A Bouaké, nella valle del Bandama, da dieci anni c'è la fondazione Avsi, con il suo programma per l'educazione e la nutrizione dei bambini ma anche con interventi nei settori della salute (specie Aids), della formazione professionale e del sostegno alle mícroimprese.

In rete con 50 organizzazioni locali, quelli di Avsi hanno anche avviato il progetto Triangle Pacific per sradicare le cause dei conflitti in 45 villaggi nella regione di Gbeké: centinaia di allevatori e agricoltori - che si sono fatti la guerra tra loro per anni - vengono coinvolti ogni giorno in momenti di formazione, training e attività socioculturali per costruire passo passo le premesse di una pace dal basso. Una particolare attenzione nei progetti viene dedicata alla prevenzione della migrazione, sia in termini pratici (la ricostruzione di quel minimo di economia che consenta di non avere bisogno di provare a scappare verso l'Europa) sia attraverso il racconto alle popolazioni delle reali difficoltà del viaggio attraverso il deserto e il mare: più di cinquemila chilometri separano la Costa d'Avorio dalle coste libiche.

Un lavoro non secondario, in una zona del mondo dove la narrazione sull'emigrazione è spesso lasciata ai trafficanti, che hanno interesse a minimizzare le difficoltà del viaggio per aumentare i loro fatturati illegali. Dare ai locali la possibilità di non andarsene e dire loro la verità su quello che li aspetta nel deserto e in mare: una strategia non solo più umana ma anche più efficace di quella dei muri, dei porti chiusi, dell'accanimento contro chi è già arrivato e spesso non può più tornare.