Il 7 aprile 1994 ebbe inizio il genocidio in Ruanda, un evento che ha segnato non solo la cultura ruandese ma anche lo scenario internazionale. Le dinamiche sociali ed etniche interne sfociarono in una brutale ferocia che portò alla morte di circa un milione di persone.
Questo terribile incubo terminò il 4 luglio, oggi festeggiato come il giorno della liberazione: la sua fine segnò per il Ruanda un momento importante, in cui risultò fondamentale costruire un’immagine nazionale. Ancora oggi il genocidio è un argomento molto sensibile, che tocca emotivamente le persone che lo hanno vissuto e hanno perso i proprio cari in quel periodo.
28 anni più tardi, il Ruanda è un paese stabile, forte di un’identità nazionale ruandese e con un'economia in espansione.
AVSI Ruanda nel tempo
AVSI è entrata in Ruanda proprio nel 1994, poco tempo dopo la fine del genocidio, con interventi di emergenza volti a sostenere i bambini e le famiglie delle vittime.
Il primissimo progetto avviato ha avuto luogo negli orfanotrofi dei padri rogazionisti di Nyanza e di Gatagara, nel sud del paese: le strutture ospitavano in tutto 800 orfani tra i 5 e i 17 anni.
Tra settembre e dicembre di quell’anno, l’intervento si è concentrato proprio sul sostegno ai tanti bambini e ragazzi traumatizzati dalla guerra, fornendo loro ogni tipo di bisogno essenziale: cibo, vestiti, cure sanitarie.
Importantissimo in quest'occasione è stato anche lo spazio dato agli orfani per poter esprimere i propri sentimenti e condividere esperienze e preoccupazioni, anche tramite la scrittura e il disegno.
Uno di loro ha espresso quanto questo gli sia stato utile per riconoscere e accettare quanto accaduto: “prima era come se stessi facendo un incubo”, ha detto.
Con il tempo l’entità degli interventi è mutata, allineandosi ai bisogni del paese.
Lorette Birara, rappresentante paese e in AVSI Ruanda dal 2004, è testimone di questo cambiamento: dieci anni dopo l’ingresso nel paese, AVSI lavorava su progetti ibridi, di emergenza e di sviluppo.
Nel 2004, un progetto finanziato da USAID è stato implementato dall’organizzazione a livello regionale, in Ruanda, Uganda e Kenya, coinvolgendo le comunità stesse come attori del cambiamento, con azioni volte allo sviluppo di capacità di base e all’organizzazione di cooperative e gruppi comunitari.
Questo approccio è andato consolidandosi negli anni, rafforzato dall’integrazione di volontari locali, provenienti dalle varie comunità, nelle attività di accompagnamento e monitoraggio. Oggi, AVSI conta 82 volontari di comunità, che rappresentano una risorsa fondamentale.
Negli anni a seguire, l’agricoltura, la sicurezza alimentare e l’accesso all’acqua potabile diventarono settori importanti in cui intervenire. Dal 2006 al 2008, in collaborazione con l’ong italiana MLFM (Movimento Lotta alla Fame nel Mondo), AVSI Ruanda ha lavorato alla costruzione di un sistema idrico nel distretto di Gicumbi, nella provincia del nord.
L’accompagnamento sociale è rimasto uno dei pilastri dell'organizzazione, che con i suoi progetti ha sempre voluto accompagnare le persone, indipendentemente dalla loro età o status, in un percorso di integrazione e crescita.
Le collaborazioni durature con UNICEF, Fondation d’Harcourt e l’Unione Europea hanno permesso la costruzione di centri per l’infanzia, laboratori sociali e centri di sviluppo in tutte le province del paese.
AVSI Ruanda oggi
Oggi, AVSI Ruanda opera in 26 distretti, accompagnando circa 30.000 persone, tra beneficiari diretti e no.
Il Sostegno a distanza è il progetto più longevo, attivo dal 1997, e conta 1504 bambini insieme alle rispettive famiglie.
È il perno attorno al quale gli altri progetti ruotano: permette infatti di individuare persone vulnerabili, ovvero potenziali beneficiari dei progetti, identificando i loro bisogni.
La lotta contro gli stigma culturali e la gestione dei conflitti rimangono una costante nei progetti di AVSI, insieme all’alfabetizzazione e all'educazione.