1106 nuovi casi di colera in un mese, 38 i decessi, tra cui 7 bambini sotto i 5 anni. La stagione delle piogge è un momento critico per un paese già alle prese con una grave emergenza alimentare, che ogni anno registra aumenti dei casi di malattie infettive legate all'acqua: lo scorso anno i morti erano stati 167. Il lavoro di AVSI per rispondere all'emergenza, sensibilizzare la popolazione e prevenire i contagi.
Ascolta l'intervista di Anna Sambo a Radio Capital
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Sono i bambini i più a rischio: da quando a fine maggio e riesplosa l'epidemia di colera in Sud Sudan, più del 14% dei nuovi casi riguarda minori con meno di 5 anni. La causa è il loro sistema immunitario, ancora troppo debole per affrontare il periodo delle piogge. Per loro un'infezione può significare una disidratazione ancora più rapida per vomito e diarrea e, in molti casi, portare alla morte in poco tempo.
Secondo Unicef, più di 5mila bambini sono a rischio infezione in Sud Sudan, un numero destinato ad aumentare senza interventi adeguati di protezione e prevenzione, di ampliamento dell'accesso all'acqua potabile, miglioramento dei servizi igienico-sanitari, campagne di sensibilizzazione per l'igiene personale tra le popolazioni.
Cosa facciamo
Fondazione AVSI coordina alcune attività di emergenza e prevenzione in tutto il paese ed è al lavoro per evitare che l'epidemia si diffonda ancora, in un paese dilaniato dalla guerra civile e dall'emergenza alimentare.
Da febbraio, AVSI lavora a un progetto finanziato da Unicef e implementato in partnership con l'Health Pooled Fund: attività di prevenzione, sensibilizzazione e distribuzione di medicine per migliorare la capacità di risposta all'epidemia nella contea di Ikotos, dove AVSI è presente da alcuni anni. Infine, AVSI collabora con il ministero della salute sud sudanese per condurre alcune attività di formazione e sensibilizzazione nelle scuole.
Lo staff di AVSI è presente anche nel Lakes State, la regione dei laghi dove ancora non sono stati registrati casi di colera. La popolazione, però, rimane a rischio, perché in molti non hanno accesso all'acqua potabile, manca il cloro che potrebbe essere utilizzato per disinfettare e non ci sono sistemi fognari adeguati. Ecco perché anche in quest'area AVSI lavora nelle scuole per sensibilizzare i più giovani, con gli insegnanti, per fare in modo che l'epidemia non arrivi anche qui.
Nello stesso periodo dello scorso anno, il colera ha provocato 167 e oltre 5mila casi accertati. Già allora AVSI ha partecipato alle attività di risposta in Eastern Equatoria, le aree più colpite, in partnership con WHO, MFS e ICRC, per portare medicine e per organizzare trasferimenti di emergenza fino agli ospedali.