Referendum Kurdistan, situazione critica. Crescenti tensioni tra arabi e curdi

Data 09.10.2017

A dieci giorni dal voto, spiega il cooperatore che si trova da oltre 4 mesi a Erbil, “sulle strade sono aumentati i controlli. Ciò rende difficile ogni spostamento e complica il lavoro umanitario delle ong nel territorio. Ai posti di blocco iracheni vengono controllate anche le dita della mano per verificare se la persona fermata ha votato o meno al referendum. Una situazione critica nella quale le tensioni tra curdi e arabi si stanno velocemente riacutizzando”.

Il referendum, aggiunge Paolazzi, “ha rallentato il rientro delle famiglie cristiane verso i villaggi originari della Piana di Ninive. Prima del 25 settembre molte case prese in affitto sono state lasciate dalle famiglie che spinte anche dal sostegno materiale delle Chiese locali avevano deciso di rientrare. Adesso si nota un certo rallentamento. Oltre all’incertezza per il futuro a pesare è anche il fattore sicurezza. I villaggi della Piana di Ninive insistono in zone controllate dai curdi e in altre controllate dall’Iraq. Se dovesse persistere questa tensione, un eventuale conflitto troverebbe un ipotetico fronte proprio in questa area. La divisione della Piana tra Iraq e Kurdistan, che potrebbe derivare dall’indipendenza di quest’ultimo, rischierebbe poi di dividere famiglie e costringere molti padri a muoversi o emigrare per lavorare e mantenere moglie e figli. Con tutto quello che questo comporterebbe in termini di sicurezza e di mobilità. Potrebbe accadere che un giorno sarà possibile attraversare il confine dei due Stati e un giorno no”.

Tra i progetti portati avanti da Avsi in Iraq la costruzione di un asilo a Qaraqosh, necessario a sostenere i bambini e le famiglie che rientrano – dopo anni di vita da sfollati a Erbil – nel loro villaggio finalmente liberato da Isis.