Ospedali Aperti. Papa Francesco dona 10 ventilatori polmonari per fronteggiare l’emergenza COVID-19 in Siria

Data 21.04.2020

La Congregazione per le Chiese Orientali, accogliendo l’invito di papa Francesco di non lasciare soli i più poveri nell’affrontare l’emergenza mondiale causata dalla pandemia Covid-19, ha istituito il Fondo Emergenza CEC (Congregation for the Eastern Churches).

A nome di papa Francesco sono stati donati 10 ventilatori polmonari che verranno installati nelle tre strutture sanitarie sostenute dal progetto “Siria. Ospedali Aperti” ideato nel 2016 grazie all’iniziativa del cardinal Mario Zenari, nunzio apostolico in Siria, e all’appoggio del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale.

Ad annunciarlo è stata la Congregazione in una nota diffusa dalla Santa Sede sabato 18 aprile “Grazie all’attiva collaborazione di CNEWA (Catholic Near East Welfare Association) – PMP (Pontifical Mission for Palestine), sia nelle sedi centrali a New York e in Canada, come pure nei loro uffici locali, e con il costante collegamento con le altre Agenzie che compongono la ROACO (Riunione Opere Aiuto Chiese Orientali)”

La ROACO già in passato ha sostenuto gli ospedali (due a Damasco e uno ad Aleppo) per garantire assistenza gratuita ai malati poveri, obiettivo principale del progetto. Dal 2017 sono più di 35 mila i siriani poveri che hanno potuto curarsi gratuitamente e i 10 ventilatori polmonari sono un aiuto concreto per continuare a lavorare ora, in un contesto in cui la metà delle strutture sanitarie sono state distrutte o compromesse da oltre nove anni di guerra.

Il 13 marzo il consiglio dei ministri siriano ha imposto il lockdown in tutta la Siria, 10 giorni prima di registrare il primo caso di Coronavirus. Gli ospedali hanno iniziato a prepararsi: nelle scorse settimane lo staff dei tre ospedali ha ricevuto una formazione sulle misure di prevenzione da adottare e da diffondere ai pazienti.

«Milioni di sfollati e due terzi e del personale sanitario è partito – ha spiegato recentemente il Cardinal Mario Zenari a Corriere.it - La diffusione del virus provocherebbe un disastro di dimensioni inimmaginabili».

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