Simonetta ci scrive dalla Siberia per raccontarci una storia discreta ma significativa di un incontro accaduto lo scorso dicembre presso Casa Golubka, la casa di accoglienza per ragazze madri in difficoltà, sostenuta a Novosibirsk da Maksora, parter locale di AVSI con il quale collabora anche per il sostegno a distanza di 600 bambini.
“L'anno scorso Katja, una collega di Maksora, è stata invitata a pranzo alla Golubka e in quell'occasione conosce Raya, una giovane donna tagika la cui storia si rivela essere complessa e dolorosa: i figli lasciati in patria per cercare lavoro in Russia, gli impieghi precari in una ditta edile, le difficoltà nel trovare un posto in cui vivere, l'incontro con un uomo, una gravidanza inattesa, la nascita di Munissa, l'abbandono da parte del padre della bambina, debiti, preoccupazioni... Nel corso di quel pranzo nasce tra loro un dialogo sincero: Raya racconta e Katja si affeziona.
Così dopo qualche mese Katja invita anche sua madre alla Golubka, per passare un po' di tempo con Raya e farsi dare qualche ricetta tagika. Trascorrono insieme il pomeriggio, scherzando sul russo colorito di Raya e appuntandosi gli ingredienti per la preparazione dei piatti.
Poi Raya parte. Insieme alla figlia, torna in Tagikistan. Ma la mamma di Katja non è rimasta indifferente a quanto visto e vissuto quel pomeriggio. E comincia a fare domande. Non è forse proprio vero che il desiderio di condividere il bisogno degli altri è una molla che ci mette in azione?Un sabato mattina Katja viene a casa mia per chiedermi le chiavi dell'ufficio: vuole prendere della documentazione sulla Golubka e sul lavoro di Maksora da mostrare a sua madre, che lavora nella principale azienda chimica di Novosibirsk e vorrebbe raccontare alle sue colleghe il lavoro della figlia e ciò che accade alla Golubka.
Passa ancora qualche mese, viene a trovarci Marco Andreolli, responsabile AVSI a Milano della Rete Sostenitori, per parlare del tema del volontariato e della raccolta fondi. Marco ci invita a comunicare e a raccontare ai nostri amici e ai nostri parenti quello che facciamo, con semplicità, per dar loro modo di conoscere ed eventualmente di sentirsi coinvolti.
Katja inizialmente rimane perplessa e si chiede: perché qualcuno dovrebbe interessarsi a quello che facciamo, perché disturbare raccontando cose che di solito vengono considerate come una goccia nell'oceano? E quasi non si accorge che è proprio questo ciò che lei ha già fatto con sua madre, con semplicità e discrezione.
E infatti a dicembre 2011 iniziano a vedersi i primi frutti: un gruppo di lavoratrici dell'azienda della mamma di Katja, la Novosibirskij Zavod Himkontsentratov, ci contatta per dirci che hanno qualcosa per noi. Grazie a lei, hanno guardato insieme il filmano sulla vita di Casa Golubka, “Bisogno di sguardi”, e hanno avvertito il peso delle difficoltà che vivono quotidianamente le ragazze che vi abitano e hanno così deciso di prendere iniziativa.
In occasione della festa della mamma - che in Russia si festeggia l'ultima domenica di novembre - hanno appeso delle locandine in azienda, comunicando la loro intenzione a raccogliere fondi per sostenere la Golubka.
Il risultato è stato inaspettato forse anche per loro: raccolgono 23.000 rubli in pochi giorni, una slitta, qualche tutina, stivali da neve per bambini e perfino una biciclettina. E non finisce qui: le promotrici della raccolta fondi dedicano un sabato all'acquisto di tutine, stivali, berretti, guanti, giocattoli, pannolini, frutta e chiedono di poter venire di persona per consegnare il tutto alle mamme, conoscerle di persona, vedere con i propri occhi come si svolge la vita in casa e come vengono seguiti i bimbi.Così il 14 dicembre organizziamo la loro visita: arrivano con un camioncino carico di ogni ben di Dio, ed è una gran festa. Nina e Aljona, le educatrici della Golubka, raccontano alle signore come vivono le mamme con i loro figli, come riescono a stabilire con loro rapporti familiari e di amicizia, come pian piano loro imparino a prendersi cura dei loro bimbi, come continua il rapporto con loro dopo l'uscita dalla Casa. Segue l'immancabile visita guidata alle stanze in cui vivono le mamme con i loro bimbi, alla stanza dei giochi, alla grande cucina, ai due bagni.
E poi si pranza insieme. Le ragazze hanno preparato i piatti che riescono loro meglio, e intorno al tavolo pian piano si dipanano i racconti e le domande. Scopriamo che una delle nostre ospiti ha una storia simile a quella delle ragazze della Golubka: senza vergogna, al contrario con una punta di orgoglio, racconta come, anche a costo di fatiche, duro lavoro, solitudine e pianti, sia riuscita ad allevare al meglio i propri figli e ad ottenere il buon posto in azienda che occupa ora. Le ragazze ascoltano a testa bassa, “fatica” e “lavoro” non sono tra i loro concetti preferiti, ma d'altronde come non riconoscere che sarebbe bello avere un buon lavoro e una bella famiglia, sentirsi protagoniste invece che nascondersi e barare, innanzitutto con se stesse?
È un altro seme gettato, non sappiamo come si svilupperà, ne' per noi, ne' per le ragazze, ne' per le nostre ospiti, se il rapporto con loro continuerà e come, ma siamo grati che queste cose accadano, e di potercene accorgere.
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