L’esperienza del liceo Serpieri di Rimini: “Il sostegno a distanza ci ha reso abitanti del mondo”

Data 12.02.2019

Elena Gasparini e Filippo Capriotti, due studenti della classe 3ˆA del liceo Serpieri di Rimini, raccontano il valore del sostegno a distanza per loro e per tutti i compagni di scuola che hanno contribuito a sostenere 19 bambini con AVSI.

La loro testimonianza mostra come questa proposta educativa sia diventata un'occasione di crescita personale, una sfida da proporre ai propri compagni: prendersi cura di una persona dall'altra parte del mondo. E accorciare così le distanze, scoprirsi cittadini del mondo.

Le attività svolte dai ragazzi per aiutare AVSI con i sostegni a distanza sono diverse. Si è trattata di una vera e propria simulazione d’impresa, con una suddivisione dei compiti chiara ed efficiente: il gruppo della raccolta fondi, che si è occupato delle adesioni al progetto e dell’organizzazione di un evento ad hoc; il gruppo segreteria, che tra i molti compiti ha gestito la distribuzione delle letterine ricevute dai bambini sostenuti nelle diverse classi; i gruppi di comunicazione e sensibilizzazione, il cui ruolo era quello di raccontare alle classi del liceo l’iter e l’importanza del sostegno a distanza.

Il racconto di Elena e Filippo

Dei ragazzi volenterosi, degli insegnanti disponibili e soprattutto una immensa volontà di mettersi in gioco: sono queste le componenti essenziali di un singolare progetto scolastico. È così che ha avuto origine l’iniziativa promossa da noi ragazzi della 3ˆA dello scientifico e dai nostri compagni della 3ˆU dell’artistico. Nato con la collaborazione di AVSI il nostro progetto aveva l’intenzione di invitare gli studenti a donare una parte dei propri risparmi per il sostegno a distanza. Nel 2018 l’iniziativa è stata rivolta a tutto l'istituto ma la nostra esperienza (come classe) ha affermato le sue radici già il primo anno di liceo, quando abbiamo sostenuto a distanza una ragazza del Kenya, dando così inizio ad un progetto che ci avrebbe poi accompagnato sino al triennio.

Il nuovo legame formatosi, il trasporto per qualcosa allora sconosciuto, la consapevolezza che stavamo operando per il bene di qualcuno, ci hanno spinto a proseguire nel percorso in cui ci eravamo avviati, convincendoci che avevamo le capacità per poter fare anche di più. L’elemento fondamentale che però ha reso il nostro coinvolgimento emotivo ancor più intenso, è stata la profondità del nostro gesto, che non si esauriva nell’aiuto del prossimo, ma che invece si era trasformato per certi versi anche in un processo di personale crescita e di maturazione individuale, che ci aveva dato l’opportunità di diventare un po’ più abitanti del mondo, forse troppo grande, nel quale viviamo.

Grazie a questa nuova coscienza, quella che poteva essere concepita come una improponibile idea è diventato un progetto che ci ha tenuto impegnati sino all’ultimo giorno di quest’anno scolastico. La nostra non era altro che una provocazione agli alunni del Serpieri, una sfida che stimolasse ad aiutare qualcuno di cui non conoscevano nulla, e con cui la nostra vita non aveva nulla a che fare.

Nonostante la difficoltà di portare avanti un’iniziativa affidandoci solamente alle nostre abilità (e a quelle dei nostri professori) alla fine il risultato è stato sorprendente. È stata raggiunta la quota di ben 19 sostegni a distanza, ma non solo: siamo riusciti a toccare, perlomeno a sfiorare, il cuore di qualcuno. A valorizzare ancora di più la nostra impresa è stata la possibilità di sostenere alcuni bambini e ragazzi che abbiamo avuto la possibilità di conoscere attraverso una video chiamata: abbiamo sostenuto 6 giovani dell’istituto di St. Kizito in Kenya che ci avevano raccontato il loroo percorso di studi, incentrato soprattutto su attività pratiche. Altri 7 sostegni a distanza sono stati destinati ad altrettanti bambini di un asilo a Qaraqosh, una città irachena tristemente conosciuta per essere stata occupata dal 2014 al 2016 dalle forze armate dell’ISIS.

A sostenerci nelle incombenze e nelle complicazioni e ad accompagnarci in questo nostro percorso sono state le insegnanti Camanzi, Rastelli e Marinucci, che hanno creduto in noi e il cui contributo è stato senza dubbio di vitale importanza per la riuscita del progetto.

Oltre a loro, è necessario nominare anche Edoardo Tagliani, responsabile programmi AVSI in Medio Oriente, il quale raccontandoci la propria esperienza nelle zone più remote del mondo, martoriate da perenne conflitto, è riuscito con le sue parole, la sua passione e il suo coraggio a infiammare e intensificare quel fuoco che avevamo dentro, fornendoci lo stimolo necessario a concretizzare le nostre idee. Infine un “grazie” va a tutti gli alunni ed insegnanti che hanno ascoltato i nostri interminabili annunci, che hanno sopportato le nostre improvvise apparizioni nelle classi, ma soprattutto va a coloro i quali hanno davvero creduto alle nostre parole e hanno contribuito alla realizzazione di tutto ciò.

Grazie al lavoro svolto, le ore trascorse nella preparazione e il tentativo di mettercela tutta, abbiamo compreso cosa significhi spendersi per gli altri e impegnarsi per ciò in cui si crede, anche nelle più difficili delle situazioni, sperando di proseguire anche in futuro con simili possibilità, che ci offrono l’irrinunciabile occasione di portare il sorriso a chi ne ha bisogno e di accendere una piccola fiaccola nell’ora buia di qualcuno.

Anche tu con la tua classe hai la possibilità di diventare un "cittadino del mondo", partecipa alla nostra campagna

SAD BURUNDI 1