Frontiere chiuse, nuove aperture, sostegno alle famiglie: gli ostacoli affrontati e i passi avanti che il sistema delle adozioni internazionali ha fatto negli ultimi anni, raccontati da chi in AVSI si occupa proprio di questo.
Adozioni in calo
Negli ultimi nove anni è stato purtroppo registrato un costante calo delle adozioni – scrive Marco Rossin, responsabile del settore Adozioni Internazionali in AVSI – legato alle chiusure di diversi Paesi.
Ma cosa vuol dire “chiusura”?
In linea generale, si possono distinguere tre situazioni principali che generano questi blocchi: motivi politici e nazionalistici, processi di revisione legislativa o casi che non rientrano in queste prime due tipologie.
Questi ultimi due anni di pandemia hanno dimostrato, per esempio, come la risposta a situazioni di emergenza sia estremamente diversa da Paese a Paese: alcuni di essi stanno ora dimostrando una grande resistenza a riaprire i propri confini.
Oltre alle sospensioni vere e proprie esistono altri casi in cui non si può parlare di effettiva chiusura di un Paese ma, piuttosto, di un un rallentamento nelle adozioni.
Ai cali delle adozioni non corrisponde però una diminuzione del bisogno di famiglie e minori, soprattutto in determinati Paesi.
L’adozione viene inoltre spesso percepita in modo negativo anziché come strumento fondamentale per rispondere agli interessi dei minori, inserito in un intervento più ampio volto alla loro protezione.
"Noi enti siamo spesso visti come agenzie che festeggiano quando i Paesi accrescono il numero di bambini adottabili e si lamentano quando uno Stato decide di sospendere le adozioni. Non percepiti, cioè, come soggetti dotati di responsabilità più ampie e possibili interlocutori a più livelli." Scrive Marco Rossin. "Solo quando ogni Paese avrà piena consapevolezza che l’adozione è esclusivo strumento per il superiore interesse del minore, allora anche le adozioni saranno percepite come risorsa, anziché uno smacco nazionalistico."
Il progetto HOME è un esempio di come sia possibile migliorare l'accoglienza e l'educazione dei bambini vulnerabili nel Paesi dell'Africa Occidentale, unendo attori pubblici e privati.
Nuove aperture
In questa situazione, anche se rimane difficile aprire a nuovi Paesi, questa è l’unica strada: «Non si può rimanere fermi», sottolinea Rossin.
Ed ecco che AVSI ha seguito la prima adozione da parte di una coppia italiana, Emma e Guido, in Sierra Leone: “Non volevamo essere “pionieri” - dice Emma, parlando della piccola H. - "ma siamo molto fortunati, nostra figlia è una bambina spettacolare".
La Sierra Leone non ha non ha mai ratificato la convenzione dell’Aja sulle adozioni, “c’è una legge locale dalle maglie larghe. Ma bisogna fare uno sforzo in più e trovare in loco interlocutori affidabili. Nel Paese non esiste un database dei minori abbandonati, si interagisce direttamente con gli istituti. È tutto più complesso, tutto amplificato.” - Spiega Rossin.
Aprire ad altri Paesi non porta a un impegno limitato alla sola gestione delle adozioni internazionali, ma anche a un impegno sul territorio utile a sviluppare progetti continuativi e potenziare (o creare) una struttura che agevoli anche gli affidi e le adozioni nazionali».
Sostegno alle famiglie
È inoltre fondamentale fornire la necessaria assistenza alle famiglie non solo nel momento precedente all’adozione, ma anche al momento dell'inserimento del minore nella famiglia e, infine, nella sua crescita.
Veronica Bonfadini, pedagogista di AVSI, sottolinea che "Rispetto al passato, nell’adozione c’è molta testa e molta informazione astratta ma forse meno interiorizzazione: accogliere un figlio porta a galla che tipo di figlio sono stato io e, in quel momento, i pezzi di storia omessi vengono fuori".
Per questo c’è bisogno di molto lavoro con e per le famiglie, valorizzando anche – come ad esempio fa Amici don Bosco Onlus, uno dei partner di AVSI nel progetto HOME – il ruolo di coloro che sono stati adottati e ora sono adulti.
"Il confronto con gli adottati adulti permette ai genitori di “lanciare” un sguardo nel futuro e di vedersi attraverso gli occhi, le emozioni ed i sentimenti dei figli che accoglieranno".
Foto di A. Simeone