Il 30 marzo si è svolto presso lo stadio di Aqaba, in Giordania, l’evento di chiusura del Youth-Led Football Program, alla presenza dell’Ambasciatore d’Italia in Giordania Luciano Pezzotti, del titolare della sede dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS) di Amman Emilio Cabasino, del responsabile Paese dell’ong AVSI Nicola Orsini e del responsabile del dipartimento junior dell’Associazione Italiana Calciatori (AIC), il campione del mondo Simone Perrotta.
Tra i progetti di protezione sociale attuati in Giordania finanziati dal governo Italiano mediante AICS, AVSI sta realizzando in partnership con Terre des Hommes Italia il progetto “Mujtamai Amani: la mia comunità è la mia sicurezza”.
Il progetto è volto a favorire l’inclusione sociale e migliorare il benessere psicofisico di minori e adulti tra i rifugiati e le comunità ospitanti nei governatorati di Aqaba, Mafraq e Zarqa, individuati a seguito di una valutazione di vulnerabilità della popolazione e in coordinamento con il Ministero dello Sviluppo Sociale giordano.
Nella città di Aqaba, AVSI ha realizzato tra le altre attività un programma calcistico rivolto ai bambini e bambine siriani e giordani più vulnerabili, che ha coinvolto in 2 anni oltre 550 bambini/e e 33 giovani allenatori.
Il coinvolgimento e la partecipazione attiva della popolazione locale e quella di rifugiati rappresentano base imprescindibile per un intervento integrato di protezione psicosociale - afferma il titolare di AICS Amman Cabasino - in cui il rafforzamento delle comunità più svantaggiate è alimentato anche dalla potenzialità del capitale sociale che si costruisce attraverso attività ludico-ricreative.
Le attività sportive hanno permesso ai ragazzi e ragazze coinvolti nel training di acquisire competenze che saranno utili in futuro: lavoro di squadra, cooperazione, comunicazione, leadership, accettazione degli altri e un approccio costruttivo per affrontare sia vittorie che sconfitte.
“Il programma sportivo, realizzato in collaborazione con l’Associazione Italiana Calciatori, rientra in una collaborazione più ampia siglata a Roma tra la Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo (DGCS) del MAECI, l’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo e l’Associazione Italiana Calciatori, per proporre lo sport come strumento di integrazione, crescita e inclusione sociale, all’interno di progetti di cooperazione allo sviluppo”, spiega l’Ambasciatore Pezzotti.
L'obiettivo principale del Youth-Led Football Program è stato quello di aumentare la resilienza dei bambini/e e promuovere una cultura di pace che contribuisca a prevenire disagi psicologici e a migliorare la coesione sociale, aspetto di grande importanza in un paese come la Giordania dove le vite delle persone della comunità locale e dei rifugiati si intrecciano quotidianamente.
“Il calcio è uno strumento di cooperazione tra i popoli – secondo Umberto Calcagno, presidente AIC – Una lingua unica, in grado di favorire il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile posti per il 2030. Grazie al lavoro dei nostri ex-calciatori e calciatrici del Dipartimento Junior AIC, da anni promuoviamo un modello educativo finalizzato alla crescita del ragazzo attraverso lo sport. La missione in Giordania, come le altre missioni per le quali stiamo per partire, ci ricorda che questo modo di intendere il calcio può rivelarsi utile in tutte le parti del mondo”.
AIC e AVSI condividono lo stesso approccio educativo in cui il bambino è messo "al centro del gioco" del calcio, che rappresenta anche un momento di crescita e apprendimento.
L’iniziativa rappresenta in questo senso “un’esperienza positiva sul terreno: AVSI, AIC e AICS hanno lavorato insieme per offrire a questi ragazzi la possibilità di seguire una loro passione, lo sport, e attraverso quella riscoprire il senso della sfida, della crescita, dello sviluppo personale e comunitario”, racconta Giampaolo Silvestri, segretario generale dell’ong AVSI. “Questo è un esempio di quella che chiamiamo partnership per lo sviluppo, unica via percorribile oggi, che mette in rete soggetti istituzionali, privati e del terzo settore, con realtà locali, per fare tutti insieme un passo avanti”.
Le ragazze e i ragazzi formati in Giordania hanno così potuto trasmettere attraverso il calcio questi stessi valori a oltre 550 minori che vivono in condizioni sociali e familiari difficili.