La pandemia di COVID-19 ha inciso ulteriormente sulla situazione socio-economica e sanitaria già precaria di Haiti, un paese segnato da povertà cronica in cui la maggior parte della popolazione non ha facile accesso a beni primari come acqua, servizi igienici, assistenza sanitaria, elettricità. Le ultime stime (ottobre 2019) dell’IPC - Integrated Food Security Phase Classification segnalano che più di un haitiano su tre necessita di assistenza alimentare: 3,7 milioni di persone e tra queste un milione in condizioni di emergenza estrema. Si ritiene che nei prossimi mesi il numero salirà a 4,1 milioni.
In risposta a quest’emergenza, aggravata dalla pandemia di COVID-19, AVSI - presente nell'isola dal 1999 - sta implementando sia programmi di sicurezza alimentare per garantire alle famiglie più vulnerabili assistenza immediata e accompagnamento sulle buone pratiche da adottare dal punto di vista nutrizionale, sia programmi di supporto ai centri di salute locali per la presa in carico di casi di malnutrizione.
Prosegue nel dipartimento del Sud l’intervento di cash for work finanziato dal World Food Programme (WFP) per permettere ai piccoli agricoltori di affrontare le necessità alimentari immediate attraverso trasferimenti di denaro e per garantire la costruzione o il ripristino di risorse che miglioreranno la sicurezza e la resilienza a lungo termine degli alimenti: gestione degli spartiacque, ripristino di infrastrutture chiave e irrigazione dei canali.
“In aggiunta – spiega Fiammetta Cappellini, Country Representative AVSI Haiti – nei comuni di Jean Rabel e Mole Saint Nicolas del dipartimento del Nord Ovest e nel comune di Cité Soleil (nell’area metropolitana della capitale, dipartimento Ovest), che sono tra i più colpiti dalla crisi alimentare, abbiamo avviato due nuovi progetti finanziati dal WFP per garantire assistenza alimentare a 13.400 famiglie. Siamo partiti a maggio con i primi cicli di distribuzione e continueremo fino a dicembre 2020”.