William Lenga, 52 anni, lavora come boda-boda rider da due anni in un villaggio nel nord dell'Uganda. I boda-boda sono biciclette o motociclette taxi molto diffusi nell'Africa orientale. William trasporta soprattutto persone che hanno bisogno di raggiungere un ospedale, una specie di "ambulanza su due ruote" soprattutto per donne incinte, mamme con i loro neonati o bambini al di sotto dei cinque anni. Dopo il primo caso positivo di COVID-19, William ha iniziato a preoccuparsi per la sua comunità e i suoi otto figli: "Questo lavoro non consente il distanziamento sociale, non sapevo come fare. Ero preoccupato per le donne che senza il servizio di boda boda non avrebbero potuto avere le cure adeguate e per la mia famiglia. Senza stipendio è impossibile mangiare." racconta William.
Il lockdown disposto dal governo ha causato infatti anche la sospensione del trasporto pubblico e privato, incluso quello dei boda-boda che sono un punto di riferimento per la comunità, specialmente in aree con strade dissestate. Le giovani mamme perciò non avevano più mezzi per recarsi nelle strutture sanitarie - la maggior parte delle quali si trova a una distanza di cinque chilometri dalle loro case - a rischio della propria salute.
Per continuare a garantire il servizio dei boda boda, AVSI ha richiesto alla task force COVID-19 di alcuni distretti, tra i quali quello di Zombo dove vive e lavora William, l'autorizzazione a far proseguire l'attività. Grazie ai finanziamenti dell'UNICEF, i boda-boda rider hanno seguito una formazione specifica sulle linee guida del Ministero della Salute ugandese per prevenire il contagio da COVID-19 e hanno ricevuto igienizzanti per le mani e dispositivi di protezione individuale.
Ogni sera, quando torna a casa dopo una giornata di lavoro, William prova un misto di sollievo e orgoglio: ad aprile e maggio, grazie alla sua collaborazione con i team sanitari del villaggio di Pakadha, undici madri e tre bambini hanno potuto raggiungere il Pakadha Health Center III e ricevere cure mediche tempestive. La comunità sta prendendo tutte le precauzioni possibili e anche se William è molto preoccupato per la diffusione del COVID-19 a Zombo, e in particolare nel suo villlaggio a pochi chilometri dal confine con la Repubblica Democratica del Congo, la paura non lo ferma.
"Non potrei smettere di fornire questo servizio: è impossibile descrivere la gioia che provo vedendo il sorriso di una madre quando la riaccompagno a casa." ci confida.
Grazie al progetto, dall'inizio del lockdown 1.464 donne incinte sono state trasportate ai centri sanitari, alcune d'urgenza, ma salde alle moto dei boda-boda rider sono arrivate sane e salve e non si sono registrati decessi dovuti a gravidanza o complicanze del travaglio.