Crisi venezuelana: l’esperienza di AVSI in Brasile alla conferenza internazionale a Bruxelles in solidarietà ai migranti venezuelani

Data 29.10.2019

Si stima che 4,5 milioni di venezuelani siano fuggiti dal loro paese a causa dei disordini politici, dell'instabilità socio-economica e della crisi umanitaria.
La comunità internazionale sostiene i paesi che li accolgono, dal Brasile all'Ecuador, ma non basta. Per questo l’Unione Europea, l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) e l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), hanno organizzato la Conferenza internazionale di solidarietà sulla crisi dei rifugiati e dei migranti venezuelani, (28-29 ottobre, Bruxelles) per ribadire la necessità di fondi e supporto maggiori a quella che l'UNHCR ha definito "uno degli appelli umanitari più sottofinanziati nel mondo"

AVSI dal 2018 è in prima linea nel sostegno ai profughi e alle comunità ospitanti in Brasile, sia nei campi profughi al confine, sia con progetti di inclusione e integrazione attraverso il lavoro. Giampaolo Silvestri, Segretario Generale di AVSI, ha partecipato alla conferenza e ha condiviso le best practice dal campo.

Il discorso di Giampaolo Silvestri

Le attività di AVSI in Brasile per i migranti venezuelani e la comunità ospitante

  • AVSI in Brasile dal 2018 gestisce centri di accoglienza e assistenza per i rifugiati venezuelani a Boa Vista – Roraima, con l’obiettivo di contribuire all’accesso ai servizi di base e garantire il rispetto dei diritti umani. AVSI attualmente è responsabile della gestione di 6 campi dove vivono circa 5.000 rifugiati, nel programma del Governo federale in partnership con UNHCR e con fondi italiani.
  • Abbiamo in corso attività con il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, Bureau for Population, Refugees and Migration (PRM) per l’accesso al lavoro formale per i rifugiati ed i migranti venezuelani in Brasile e per la popolazione brasiliano più vulnerabile;
  • collaboriamo con la Fondazione Bernard Van Leer per promuovere la continuità della politica pubblica "Familia Que Acolhe" avviata nel comune di Boa Vista;
  • lavoriamo con fondi propri AVSI per l’integrazione della popolazione venezuelana nelle città di destino finale in Brasile, attraverso l´accoglienza e assistenza di cinquanta famiglie;
  • sono appena partiti due piccoli progetti finanziati da UNICEF incentrati sull’eduzione in situazioni di emergenza.

Il nostro approccio: multi-stakeholder partnerships

Sottolineo alcune partnership con il settore privato, in particolare con:

  • Industrias San Miguel - Industria peruviana operante nel settore dei soft drink, nella quale abbiamo inserito al lavoro 15 rifugiati venezuelani con la possibilità di un ulteriore assorbimento di 10 rifugiati
  • SODEXO – Multinazionale francese del settore dei servizi per l’impresa con la quale abbiamo un accordo per l’inserimento al lavoro di 60 rifugiati venezuelani con possibilità di ulteriore ampliamento

​Questa per noi è l’unica strada: l’approccio multistakeholder per gestire un fenomeno migratorio che ha assunto proporzioni senza precedenti e che è un’emergenza che durerà anni

Cosa vuol dire per noi multistakeholder e quali sono i vantaggi?

La questione migrazioni è complessa, chiede

  • che sia data priorità alla cura della persona che arriva e che accoglie
  • che si realizzino interventi che abbiano nell’orizzonte l’oggi, il domani e il dopodomani
  • che quindi si attivino partnership con soggetti diversi:
    • le ONG: perché quando sono basate in loco da tempo conoscono i veri bisogni, sia di chi arriva, sia di chi accoglie. Le ong sono mediatrici necessarie.
    • I donatori istituzionali: intervengono con i fondi per rispondere all’urgenza immediata: se c’è fame, occorre dar da mangiare ora
    • le imprese private: aiutano nei percorsi formativi delle persone, ma anche nella creazione di posti di lavoro. Questo aiuta l’impegno del public donor sull’emergenza, perché libera nuove energie, rimette in azione lo sviluppo. E deve rispettare la natura dell’impresa, il business inclusivo. Il lavoro non è solo una risposta alla fame, ma è la condizione necessaria a garantire la dignità della persona.

Conclusione: il multistakholder approach deve favorire la persona, aiutarla a farla uscire il prima possibile dalla categoria “rifugiato – migrante” per tornare a essere cittadino a pieno titolo della comunità del mondo. L’alternativa è disumana