Burundi. Con AVSI nel paese verde dove ai giovani si insegna il domani

Data 17.05.2019

di Chiara Nardinocchi - La Repubblica

Ci sono Andrea e Riccardo, Audrey e Melchior. Nel caos delle strade di Bujumbura la macchina si districa facilmente, evitando ingorghi e indovinando la strada migliore. La prima cosa che salta agli occhi sono i colori. Terra rossa, erba verde, di un verde che sembra disegnato. L’odore è quello delle foglie bagnate, la stagione delle piogge non è ancora finita e di tanto in tanto uno scroscio interrompe il caldo. Per arrivare agli uffici di Avsi costeggiamo il lago Tanganika, una distesa d’acqua immensa che divide Burundi e Congo. In macchina Melchior indica un muro abbastanza malmesso dove sono ancora visibili i fori dei proiettili, testimonianza degli scontri che nel 2015 hanno gettato il paese nel baratro della crisi economica.

L'impegno di Avsi

In questo contesto l'ong Avsi ha deciso di sviluppare i suoi programmi a sostegno della popolazione. Un aiuto che passa attraverso la formazione attiva dei giovani, la vera ricchezza del paese. Quinto tra i paesi più poveri del mondo, il Burundi ha una popolazione con un’età media è di 17 anni. L’analfabetismo, l’abbandono scolastico e la mancanza di un percorso formativo minano lo sviluppo di professionalità negando così la possibilità di sostentarsi.

Il vero problema è che qui manca una prospettiva di lungo periodo. La maggior parte delle persone è abituata a pensare al breve termine. Non avere da mangiare o dove dormire riduce di molto la prospettiva

Riccardo Bevilacqua, rappresentante legale AVSI in Burundi

A fianco dei giovani

Partendo da questa prospettiva, i cooperanti, sia italiani che burundesi, ogni giorno lavorano per ampliare l’orizzonte di ragazzi in difficoltà attraverso corsi di formazione, stage e iniziative di risparmio di gruppo. Il progetto Arte, finanziato da Avsi e Unione europea va in questa direzione. “Certe volte viene da chiedersi chi te lo fa fare – sorride Andrea Sovani, project manager Avsi Burundi e del progetto Arte – ma poi vedere qualcuno che ce la fa, che riesce a cambiare vita e risollevarsi non ha prezzo e ti dà la forza di affrontare ogni giorno le difficoltà e la distanza da casa”.

Le fasi del progetto sono tre

La prima è la formazione che si svolge in un centro gestito dall’Opde, organizzazione burundese partner di Avsi. I ragazzi possono scegliere tra 5 corsi di formazione diversi: panificazione, saponeria, catering, meccanica e piccolo commercio. Sempre nello stesso complesso di edifici ci sono le aule dove gli studenti analfabeti imparano a leggere e scrivere. Dopo 4 mesi di formazione si passa agli stage. Un vero e proprio inserimento lavorativo.

Così incontriamo Jannette, 22 anni, una grinta che lascia disarmati, unica donna in una classe di 60 persone a completare il corso di meccanica. Il sogno? Quello di lavorare per una grande azienda europea, ma anche sposarsi e metter su famiglia.

Essere donne non è semplice

In una società ancora fortemente patriarcale e molto legata alle tradizioni, le ragazze iniziano a fare figli molto presto. Il matrimonio non è un’opzione e restare single è una sorta di maledizione. Le statistiche parlano di 6,5 figli per donna. Ma la realtà tra città e campagna, dove le famiglie contano anche 14 figli, è molto diversa. La forbice sociale determina il destino delle persone, ma se si è donne diventa spesso una strada senza uscita. Questo diventa visibile a Buterere, zona che dall’aeroporto arriva fino alla campagna. Dopo un’ora di strada dissestata a causa delle piogge siamo arrivati in un piccolo agglomerato di case di fango e baracche.

Avanti, insieme

La cosa che salta all’occhio è una folla di bambini, alcuni esuberanti, altri più sospettosi. Sono tanti e non si capisce bene da dove siano usciti fuori. Poi guardando meglio, seduti su dei teli per terra ecco gli adulti. Sono i partecipanti a uno dei gruppi di risparmio coordinati da Casobu, altra organizzazione di Bujumbura che collabora con Avsi. Il punto di partenza è che l’unione fa la forza. Così si spingono i giovani a unirsi per mettere insieme un capitale di base per dare il via a un’attività che riesca a fornire la sussistenza dell’intero gruppo. Al momento sono circa 70 le persone divise in gruppi che hanno preso parte a questa iniziativa, tra queste Emelyne che spiega come mettendo insieme pochi franchi burundesi ora riesca a provvedere ai bisogni minimi della famiglia.

Asna, la dea del mercato

Infine, c’è la fase del lavoro. A volte succede che da stagisti si passi ad essere assunti e quando accade si assiste ad un piccolo miracolo capace di cambiare davvero la vita dei ragazzi. Oppure sono gli stessi partecipanti che si lanciano in una propria impresa. La personificazione dello spirito imprenditoriale e del grado di difficoltà dal quale cercano di emergere i giovani del progetto la incontriamo al mercato di Kinama. Zigomi scolpiti, sorriso aperto. Asna, 22 anni, è seduta su un banco e circondata da cavoli. Armata di un coltello con una ciotola tra le ginocchia, taglia i cavoli finissimi creando una sorta di insalata. Ed è questa la sua idea, quella che gli esperti di marketing chiamerebbero differenziazione del prodotto. Può far sorridere, ma solo per comprare quel coltello durante i 4 mesi di formazione Asna invece che usufruire del rimborso per i trasporti fornito dal progetto, ha messo da parte i soldi facendo tutti i giorni il tragitto di diverse ore a piedi o con mezzi di fortuna.

E proprio appoggiare le idee, dare impulso alla creatività, stimolare un’idea di impresa sono i fini cui aspirano le persone che giorno dopo giorno affiancano questi ragazzi. Alla fine è solo una questione di aprire l’orizzonte, guardare oltre e far capire che l’oggi non finisce domani e che il futuro è come il Burundi, una terra rossa e verde da coltivare.