Erano le prime settimane di conflitto in Siria quando Aya andò via da casa insieme alle sue 8 sorelle, sua madre e suo padre. “Avevo quattro anni – racconta da dietro il suo banco di scuola - e vivevo con la mia famiglia nell’appartamento del nonno, in attesa che nostro padre ultimasse i lavori per la nostra nuova casa. Poche settimane dopo lo scoppio del conflitto, la nostra fuga verso la Giordania: ero piccola e non avevo idea di cosa fosse unna guerra, né dei motivi che ci costrinsero ad andar via da casa”.
La prima tappa del viaggio di Aya e della sua famiglia fu Irbid, in Giordania, la città più vicina al confine siriano. Ma lì gli affitti erano troppo alti per rimanere più di qualche mese: si trasferirono ad Aqaba, sulla costa. “Ero triste – continua Aya -, non avevo la possibilità di andare a scuola e per quattro lunghi anni ho sognato il momento in cui avrei potuto entrare in classe e conoscere nuovi amici”.
I bambini siriani in Giordania spesso rimangono fuori dal sistema scolastico, perché hanno perso anni di scuola e nessuna possibilità di recuperare oppure non hanno la possibilità di raggiungere le strutture. Tanti siriani in Giordania, inoltre, sono a rischio abbandono scolastico. In molte famiglie vulnerabili l’educazione dei bambini non è una priorità e per questo, quando i risultati a scuola non arrivano, scelgono di farli rimanere a casa perché possano lavorare e contribuire al reddito familiare.
Con il supporto di Back to the future, un progetto realizzato da un consorzio composto da AVSI, Terre des Hommes Italia, Terre des Hommes Olanda e War Child Olanda e finanziato dal fondo europeo Madad, ora Aya ha la possibilità di fare ripetizioni e recuperare gli anni persi. Così come altri 8.500 bambini in Giordania che possono tornare a scuola.
Ora Aya può tornare a sognare il suo futuro: “Vorrei diventare una pediatra e curare i bambini”, ci confessa.
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