Violenze in Kenya, il nostro impegno per la convivenza pacifica

Data 02.04.2015
Dadaab Kenya Avsi

Un commando armato del gruppo qaedista Shabaab ha attaccato un'università in Kenya, facendo ostaggi, morti e feriti. Il luogo dell'attacco è Garissa, a poco più di 100 chilometri dal campo profughi di Dadaab, dove AVSI lavora per favorire la convivenza pacifica tra cristiani e musulmani.

"Il lavoro qui a Dadaab non è facile - spiega Leo Capobianco, responsabile di AVSI in Kenya - ma è proprio qui che riusciamo a capire come il cuore della persona va al di là di tutte le barriere e, quando è toccato nel suo punto originale, non può non creare unità e un'umanità nuova".

Leo è ora a Nairobi e coordina il lavoro di AVSI anche a Dadaab, campo profughi con oltre 600mila abitanti, a progetti di emergenza in cui la convivenza tra diverse etnie e religioni è un nodo cruciale.

Ascolta il racconto di Leo Capobianco intervistato da Antonio Iovane su Repubblica.it

 

Ascolta Leo Capobianco su Radio Capital

In seguito agli eventi del 2 aprile, Leo Capobianco ha scritto una lettera indirizzata al segretario generale di Fondazione AVSI e a tutto lo staff. Un testo che ci ha colpito per la sua speranza e umanità, nonostante il contesto difficile in cui Leo si trova a vivere. Pubblichiamo la sua lettera integralmente:

Tristezza, ma anche tanta speranza

di Leo Capobianco, responsabile Fondazione AVSI in Kenya

Carissimi amici,

147 morti e piu' di 80 feriti! Dicono che siano tutti cristiani. Sembra che per il momento l'attacco si sia placato, ma continuiamo ad essere “sotto assedio”. Questo è un male che sta investendo il mondo intero. Continuiamo a tranquillizzare i nostri amici in Italia dicendo che è lontano, che siamo al sicuro. Quasi a dire che non ci riguarda. E invece ci riguarda eccome: anche questa volta l'abbiamo scampata. A quanto pare, la vita non vale veramente niente per alcuni.

Oggi (il 2 aprile, ndr) mentre mi chiamavano i giornalisti per cercare lo “scoop”, avvertivo in me tanta rabbia, ma anche certezza. La certezza che quel che facciamo e costruiamo ogni giorno è veramente quel che ha bisogno questo mondo. Stare vicino a chi, dopo aver perso un figlio, un marito o una moglie, rischia di perdere la speranza.

Ho pensato alle nostre opere: la Little Prince, la Cardinal Otunga, il St. Kizito, l'Urafiki, l'Emmanuela Mazzola, il Cowa. Opere che di fronte a questo scempio appaiono ancora più grandi nel loro ironico tentativo di far crescere una nuova generazione: uomini e donne capaci di star di fronte anche alla morte.

Noi abbiamo una speranza, verso la quale guardare per risvegliarsi domani mattina con un una forza nuova donata, che nessuno può portarci via. Dai martiri nascono una speranza e una forza più grandi. Sono grato e pieno di letizia del grande cammino che stiamo facendo assieme.

Ciao a tutti.

Leo

Condividi il messaggio di pace su Facebook
AVSI in Kenya è impegnata nel settore dell'educazione, dell'infanzia e della formazione professionale sin dal 1986 e da sempre opera per lo sviluppo delle comunità e realtà locali. Nel campo profughi di Dadaab, tra i più grandi al mondo, AVSI si occupa di educazione, a partire dalla riabilitazione e costruzione di scuole primarie e dalla formazione degli insegnanti.

Proprio le scuole sono principale luogo di ritrovo nel campo ed è lì che convergono persone di ogni etnia e religione. E' nelle scuole che si sperimenta la convivenza, spesso non facile a causa delle differenze culturali e sociali, ma primo gancio per riscoprire il valore di ogni persona.

 

Il lavoro per l'educazione nel campo di Dadaab