Uganda. La creatività di una mamma contro il COVID-19

Data 10.07.2020

Quando a fine marzo le autorità ugandesi hanno imposto il lockdown come misura preventiva contro il Coronavirus, nel villaggio di Namuwongo, alla periferia di Kampala, alle preoccupazioni sanitarie si sono aggiunte quelle per la sopravvivenza.

Apio è la mamma di un bambino sostenuto a distanza da AVSI e fino a febbraio lavorava come cameriera; a causa della pandemia però i suoi datori di lavoro sono rimasti bloccati in Europa ed è rimasta disoccupata.

“Non appena il mio datore di lavoro mi ha detto che si sarebbe recato in Europa, mi sono preoccupata. - spiega Apio - Sapevo che le cose non sarebbero mai più state le stesse, perciò mi sono iscritta a un corso di sartoria. Mi è piaciuto molto e ora mi sta aiutando a vivere”.

Ogni sera, rientrando a casa, Apio si fermava al laboratorio di sartoria e si esercitava alla macchina da cucire. Dopo il licenziamento, il laboratorio le ha donato la macchina da cucire, che altrimenti sarebbe rimasta inutilizzata a causa del blocco.

Apio aveva già un piano: cucire zaini per una scuola con cui aveva già preso accordi. Notando che le mascherine scarseggiavano e la richiesta cresceva, ha realizzato la prima mascherina e l’ha indossata per le strade del villaggio; molte persone si sono mostrate interessate e hanno iniziato a ordinare mascherine per sé e per i famigliari.

2020 Uganda (Apio) 1
2020 Uganda (Apio) 2

“Ho cominciato con una, poi lentamente sono arrivati gli ordini." racconta Apio. "Cerco di mantenere un prezzo basso perché i mie clienti vivono nello slum e non hanno molte possibilità. Ma riesco a guadagnare qualcosa per andare avanti".

Apio cerca sempre di aiutare la sua comunità: quando a metà maggio le autorità locali hanno distribuito alle famiglie più vulnerabili fagioli e posho (un alimento tipico composto da mais e acqua), è stata la prima ad accertarsi che anche i figli della vicina - arrestata mentre cercava di vendere mango al mercato cittadino durante il lockdown per poter comprare del cibo - ricevessero le loro razioni.

"Proviamo a prenderci cura di loro, ma non è facile, non abbiamo molto da condividere. Ho ottenuto un prestito di 250.000 scellini (circa 60,00 euro) dal gruppo di risparmio che però dovrò restituire non appena il blocco sarà terminato” conclude Apio.

Ogni giorno, mentre lei avora alla macchina da cucire, suo figlio Ojambo, che è uno dei bambini sostenuti dal programma di sostegno a distanza di AVSI, studia gli appunti di scuola: in casa infatti non hanno una televisione attraverso la quale poter seguire le lezioni diffuse dal ministero dell'istruzione. Ojambo sogna di diventare ingegnere e di costruire una casa più bella per la sua mamma, ben illuminata per poter lavorare anche quando fa buio.