Sul ruolo e le responsabilità di ong e cooperazione

Data 18.05.2020

Foto di Andrea Signori

Cooperazione, una sfida che riguarda tutti noi

Contributo a firma Giampaolo Silvestri sul Corriere della Sera del 18 maggio 2020

Caro direttore, «Noi, l'Africa e i volontari. Il vuoto riempito dalle ong»: il pezzo di Goffredo Buccini (Corriere, 12 maggio 2020) apre a una conoscenza nuova del ostro lavoro, oltre gli stereotipi.

Per le ong è fondamentale l'ideale di promuovere un cambiamento in meglio, ma non sono il recinto dei buoni; promuovono partnership per affrontare situazioni complesse, ma non sono chiamate a supplire al lavoro altrui; cercano personale preparato, perché il percorso di selezione e di formazione del cooperante è sempre più rigoroso: deve saper vivere in luoghi in cui l'emergenza è condizione costante, scrivere e gestire programmi che, partendo dall'analisi dettagliata del bisogno di una comunità, promuovano soluzioni nuove.

Deve garantire il monitoraggio e la valutazione dei risultati, quantitativi e qualitativi, e rendere conto al donatore di come sono stati spesi i fondi fino all'ultimo centesimo. Deve relazionarsi con le organizzazioni locali, con le loro culture e insieme dialogare con il donatore, privato o istituzionale.

Resiste solo chi allo slancio e passione iniziale accompagna metodo, competenza e capacità di lavoro di squadra. Chi sa comprendere che, per esempio, la sfida educativa si affronta costruendo una scuola di mattoni nella savana, ma anche avviando azioni multisettoriali, investendo nella formazione di insegnanti locali, nel garantire un sostegno alle famiglie che possano mandare a scuola i figli, nel creare gruppi di risparmio tra adulti che possano acquisire indipendenza economica, nel coinvolgere il settore privato per la creazione di posti di lavoro. Un ruolo fondamentale questo che purtroppo ancora in Italia non è sostenuto.

Anche con l'ultimo decreto «rilancio» che poteva avviare una modifica della legge della cooperazione in questa direzione, si è persa un'occasione (modifica art. 27).

Tutto ciò in un mondo in cui non esistono più Nord e Sud. Se già con il lancio degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite avevamo cominciato a capire che non si può per esempio contrastare la crisi climatica qui se non si lavora per lo stesso obiettivo a tutte le latitudini, se con i flussi migratori dall'Africa subsahariana avevamo misurato la riduzione della distanza tra «noi e loro», ebbene con la pandemia questa consapevolezza si è imposta definitivamente: se sta male uno, rischiamo di stare male tutti.

Anche l'Italia si è scoperta vulnerabile per un'emergenza imprevista e sta misurando che «cooperazione allo sviluppo» la riguarda. E' un ponte tra relazioni internazionali, sfida per lo sviluppo globale e locale, tutela e responsabilità della persona singola. Un sito come quello di Infocooperazione.it offre dati trasparenti di questo.

Buccini, altra provocazione, mette l'accento sulla necessità in Africa di nuove classi dirigenti. Ma di nuovi leader abbiamo bisogno anche noi qui, a conferma che i problemi sono molto simili. Difficile in poche battute dire cos'è la cooperazione allo sviluppo, proviamo così: punta a suscitare una presa di responsabilità in tutte le persone coinvolte, per un lavoro comune, così da non essere più necessaria domani.

Sullo stesso tema:

  • Cooperanti e sicurezza: live con Giampaolo Silvestri su La Repubblica, 13 maggio 2020