Il problema della fame è prima di tutto «un problema di educazione». Questa è la sintesi dell'incontro “Nutrire la persona, alimentare la speranza. Tra fame, spreco e sviluppo sostenibile” tenutosi venerdì 24 agosto al Meeting di Rimini dove sono intervenuti Ertharin Cousin, direttore esecutivo del Wfp, José Graziano da Silva, Direttore Generale della Fao, Giuseppe Sala ad di Expo 2015, e Staffan de Mistura, sottosegretario di stato al ministero degli Affari Esteri e che ha avuto come moderatore Alberto Piatti, Segretario Generale di AVSI.
Ertharin Cousin, dopo aver ricordato i numeri del Wfp «aiuti alimentari per un centinaio di milioni di persone in 75 paesi del mondo», ha espresso la convinzione che le sole organizzazioni non bastano per risolvere il problema: «È la gente che fa la differenza: gente che lavora per il bene comune superando tutti gli ostacoli». La società civile quindi come chiave per raggiungere le persone più deboli.
Anche José Graziano da Silva, ideatore del programma Fame Zero in Brasile, ha voluto sottolineare l'importanza della società civile che ha un ruolo complementare rispetto a quello dei governi. Secondo il dg della Fao «bisogna quindi dar voce a chi ha fame, perché chi ha fame non ha più speranza. Non si può solo nutrire la persona, ma bisogna alimentare la speranza. Bisogna combattere per un mondo senza fame, vincere la malnutrizione infantile, e sostenere i piccoli agricoltori (500ml nel mondo) evitando lo spreco”.
Lo stesso Giuseppe Sala ha ribadito l'importanza della società civile: “Non è più il momento di cercare la soluzione, ma una piattaforma in cui ognuno porta un contributo, tesa a raccogliere opinioni ed esempi. Expo 2015 a Milano vuole essere questo, 95 sono i Paesi già aderenti”.
Giuseppe Sala ha concluso il suo intervento con una frase di Madre Teresa di Calcutta: «Vi sono molte persone al mondo che muoiono di fame, ma un numero ancora maggiore muore per mancanza d'amore. Ognuno ha bisogno di amore. Vi è fame d'amore e vi è fame di Dio».
Staffan de Mistura ha concentrato il suo intervento nel ricordo di un episodio che ha come protagonista Madre Teresa all'opera in una crisi alimentare quando intervenne personalmente per portare rifornimenti alla città assediata di Giuba in Sudan nell'86 mentre il Wfp non era ancora riuscito a farlo.
Nelle conclusione Alberto Piatti ricorda che: “Dietro un ruolo istituzionale ci sono sempre delle persone, dei volti. Per questo il problema della fame è strettamente legato a quello educativo, di un'educazione alla libertà, un'educazione al significato dell'esistenza. Un uomo ha bisogno di una speranza per mettersi all'opera e trasformare la realtà per renderla più adeguata alla dignità della persona.”
Leggi l'intervento del Direttore Generale della FAO a Rio+20 sul Buone Notizie, p.4
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