In Europa vivono tra i dieci e i dodici milioni di Rom, spesso in condizioni di degrado ed esclusione sociale. Per numero e distribuzione rappresentano la prima minoranza etnica del vecchio continente e la loro scarsa o nulla integrazione ha spinto la comunità europea già da alcuni anni a considerare modi e strumenti utili per avviare un processo di integrazione.
Ad aprile due gli appuntamenti importanti per discutere la situazione di un popolo che vive ai margini della società: il Vertice Europeo sui Rom e la Giornata Internazionale dei Rom e Scinti. Mentre i riflettori della scena europea e internazionale si sono accesi su questa etnia, anche in una cittadina del nord-ovest dell'Albania, Lezhe, si sono mossi importanti passi.
In Albania la presenza dei Rom si stima si aggiri tra i 100.000 e i 140.000. La popolazione albanese e quella Rom spesso condividono la stessa povertà e miseria, tuttavia i rapporti non sono distesi, vi è sospetto reciproco. In questo clima è iniziata più di 10 anni fa l'opera di Fratel Luciano Levri, missionario marianista. Un lungo cammino fatto di progetti, amicizie, relazioni e rispetto strettamente legato all'attività del Centro Santa Maria di Lezhe, un “doposcuola” dove ogni giorno, insieme ai suoi educatori, accoglie 60 bambini e ragazzi Rom (a breve se ne aggiungeranno altri 34) perché possano ricevere un'educazione e studiare.
L'importante lavoro ha avuto ripercussioni inaspettate anche sul piano dell'integrazione sociale. Si è avviato un dialogo e una collaborazione sempre più determinante con la scuola pubblica, frequentata dai bambini e ragazzi rom di giorno, che ha reso possibile l'integrazione di questi bambini in classe e, fatto non secondario, la loro accoglienza da parte dei genitori dei bambini albanesi.
Anche la comunità Rom, schiva e propensa a stare ai margini, si sta pian piano interessando alla vita sociale della cittadina. Come primo passo hanno iniziato ad accettare una presenza non Rom tra di loro, hanno iniziato un rapporto, ad aprire uno spiraglio di fiducia verso “l'altro” e questo ha permesso l'inizio di un cambiamento culturale.
É estremamente raro che i bambini Rom frequentino la scuola primaria, ancor di più che la terminino e addirittura passino agli studi superiori. È un pregiudizio culturale: i loro genitori ritengono lo studio tutt'altro che importante. Si vive alla giornata, senza alcuno sguardo al futuro, in una quotidianità improntata alla sopravvivenza.
Eppure dall'apertura del Centro Santa Maria 200 bambini Rom frequentano oggi la scuola primaria e 11 il ginnasio. Un successo impensabile, grandissimo.
Per questo Fratel Levri ha ricevuto, proprio in occasione della giornata internazionale dei Rom e Scinti, lo scorso 8 Aprile, la cittadinanza onoraria di Lezhe. Un riconoscimento che ha voluto condividere con tutti gli amici che hanno camminato accanto a lui, i suoi collaboratori, la Caritas diocesana, la Provincia di Trento e la Chiesa trentina (che da anni supporta la sua azione) e il Sostegno a Distanza di AVSI, che opera in Albania dal 1997 e ad oggi aiuta e sostiene oltre 800 bambini con le loro famiglie. Tra questi vi sono anche i bambini del Centro S. Maria.
Una storia, quella di Fratel Luciano Levri fatta di fiducia e apertura. Come ha più volte sottolineato durante il commosso discorso, la lotta contro l'emarginazione e la povertà è sempre l'incontro di due mani: quella di chi aiuta e quella di chi accetta.
In questo tendere, entrambi le mani però acquisiscono qualcosa, non è mai un senso unico.
Soprattutto è sempre un incontro di persone, di volti, di identità, mai di numeri:
“Nel vocabolario di Dio non esistono nomi collettivi: le persone Lui non le ama in serie. Ha una lacrima e una carezza per ciascuno di noi. Credo che le guerre trovino la loro ultima radice nel ridurre i volti tutti uguali, nel farli diventare numeri, razze, etnie… nel non far emergere più il nome, l'indirizzo, la sofferenza la storia di ognuno di noi. Non si vede più il volto ma la massa. Chi ci vive accanto invece è un volto da scoprire, da contemplare, da rispettare e per poter far questo dobbiamo lavare il nostro volto da qualsiasi residuo di potenza, superiorità, arroganza, sufficienza. Il cuore della nostra esperienza è stato la relazione e speriamo lo sia anche per il futuro”
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