Testimonianza degli studenti del Liceo Scientifico Romano Bruni di Padova sulla loro esperienza di sostenere a distanza François Othniel di Haiti. “Perché sostenere, perché continuare?”
Nel mese di giugno del 2012, mentre la scuola stava per finire e ormai noi studenti ci dilettavamo immaginando come poteva essere meravigliosa l'estate di riposo ben meritata, AVSI mi contatta, chiedendomi di scrivere una testimonianza “su cosa ha spinto noi studenti a intraprendere il sostegno di François Othniel e cosa tuttora ci fa continuare nell'impegno”.
Ebbene devo ammettere che la domanda è arrivata come un macigno e mi è servita un'intera estate per reagire e pensare a una modalità intelligente di risposta che potesse comprendere l'opinione collettiva degli studenti. Oltre all'aspetto tecnico, la domanda mi ha colpito nel profondo poiché mi ha costretto a ritrovare le ragioni degli sforzi compiuti per aiutare Othniel. Infine ho concluso che Othniel vale per me ben più di una rata da versare ogni sei mesi: il mio aiuto per lui non è stato dettato solo dal mero senso di dovere, con lui ho stabilito un'amicizia.
La mia storia con Othniel è iniziata l'anno scorso, nel 2011, quando sono stato eletto rappresentante degli studenti. Da subito ho chiesto consiglio ai miei predecessori su cosa fare del sostegno a distanza, che loro avevano intrapreso e a cui io sinceramente non avevo mai badato. Il sostegno a distanza era diventato per loro come una vicenda personale, tanto era intimo e profondo il loro legame con Othniel e io ne sono rimasto stupito: mi hanno trasferito quella carica e passione che loro per primi avevano sperimentato.
E così mi sono messo in gioco, sempre consapevole che dal mio operato dipendeva molto. Con l'intenzione di raccogliere i fondi necessari per continuare il sostegno, io e il mio compagno Gianluca ci siamo inventati la “felpa del Liceo”, spinti dall'orgoglio di appartenere alla nostra scuola. Le felpe sono andate a ruba, ma per un errore di calcolo del prezzo, non c'è stato gran guadagno. Così siamo passati al piano B e verso la fine dell'anno abbiamo creato “l'Annuario del Liceo” con le foto di tutti noi studenti: con la sua vendita abbiamo raggiunto la quota prefissa. Questo annuario, il primo nella storia della nostra scuola è dedicato a Othniel e il messaggio all'interno del libretto, secondo me, sintetizza veramente ciò che spinge noi studenti ad aiutare Othniel.
“Questo annuario è dedicato a François Othniel,
che noi studenti aiutiamo
nonostante le grandi distanze.
Si ringrazia per averci insegnato che è l'altro a dare un senso alla vita umana. Anche se in piccolo, questo annuario lo dimostra.
Grazie François.”
All'inizio dell'attuale anno scolastico 2012/2013, ho invitato gli studenti a fermarsi un pomeriggio dopo scuola per rispondere assieme alla domanda: “cosa ci spinge a continuare?”, perché è il presente, l'oggi che ci preme, a me per primo. Così nel dialogo con gli altri è emersa la risposta, diversa per ciascuno, ma che provo qui a sintetizzare.
Innanzitutto riporto la testimonianza di Gianluca, anche lui rappresentante degli studenti, che ha ormai concluso gli studi al Liceo, ma che ha voluto contribuire perché Othniel è entrato anche nella sua storia:
“Due anni e mezzo fa, nel febbraio del 2010, accadde un fatto che tutti conosciamo e che in pochi ricordiamo: la terra è tremata nel peggior posto in cui potesse farlo, Haiti. La frenesia mondiale atta ad aiutare le popolazioni colpite, accesa ed alimentata dal divampante fuoco della commozione generale, è durata come ogni volta ben poco.
In quei giorni anche noi studenti avevamo discusso su cosa fare. È molto semplice dire, è molto semplice dialogare, è molto semplice giudicare. Noi volevamo muoverci.
L'idea, di per sé, è nata quasi per sbaglio. Parlando con alcuni ragazzi più grandi, uno di loro ha chiesto perché non organizzavamo una raccolta fondi. L'idea non è stata accolta favorevolmente tra gli studenti, perché gli adolescenti raramente danno soldi in beneficenza senza vedere nulla in cambio. Di lì il lampo: organizzammo una festa con un biglietto d'ingresso particolarmente esoso, una cui cospicua parte sarebbe andata in beneficienza. L'organizzazione è slittata di mese in mese, un po' per problemi di data (c'era la Quaresima in mezzo), un po' perché la cosa richiedeva tempo.
Alla fine culminò tutto in uno “School's Out” (la fine della scuola) con i fiocchi.
Quello che mi colpì, quella volta, furono due cose. La prima è la partecipazione volontaria di moltissimi ragazzi che si riunirono per dar vita all'evento senza che nessuno li avesse costretti. Fui addirittura costretto a dividerli in gruppi separati con mansioni ad hoc, con capogruppi a cui facessero riferimento, così da coordinare meglio il tutto, tale era il numero. Il fatto è che l'azione contagia, e se in tanti vedono che divertendosi possono anche dare una mano, perché non buttarsi nella mischia?
La seconda cosa che mi ha stupito è stata l'affluenza all'evento. Certo, una festa è pur sempre una festa, dunque era quasi “normale” che persone venissero. Però il biglietto era molto costoso, la location era tutto fuorché adatta all'occasione, era palese che il tutto non fosse professionale, insomma... ci aspettavamo un'affluenza di circa l'80% dei nostri studenti. Partecipò il 250%: il passaparola fu dilagante come olio sull'acqua anche fuori dalla nostra scuola. Ci bastò il 20% del ricavato per coprire le spese, il resto fu sufficiente per coprire l'adozione di François Othniel per il primo anno.
Quel bambino per me significa molto più di quanto non si possa credere. È la prova che volendo si può ottenere, e nella propria volontà si può contagiare anche gli altri. Dalle nostre scelte qualcuno, dall'altra parte del mondo, può permettersi di vivere. Il valore di queste scelte è incommensurabile perché continuamente riproposto, a distanza di anni, per poter continuare ad aiutare qualcuno che dipende da noi. Sulla base di ciò mi sento di dire che Othniel ha significato tanto per la nostra scuola”.
Un altro contributo ce lo dà Filippo, rappresentante anche lui prima di me. Ricorda come la tragedia del terremoto ad Haiti nel 2010 ha suscitato un ardente desiderio di aiutare tra i compagni della sua classe. L'aiuto però non poteva essere soltanto una banale donazione di denaro, occorreva il contatto umano, si cercava una forma di aiuto che potesse tramutarsi in un'esperienza personale: l'esigenza prima era quella di “dare un volto concreto al terremoto”, solo così il loro gesto poteva avere un senso. Ciò che colpisce, anche me dopo anni, è la loro straordinaria forza di volontà.
Infatti è proprio da questi primi studenti, come Gianluca e Filippo e molti altri, che è nata una vera storia con Othniel. La festa non è stata l'unica iniziativa intrapresa. Si sono poi impegnati con la vendita di un numero del Giornale del Liceo per riflettere sul tema e raccogliere fondi: questa storia doveva appartenere a tutta la scuola e la vicenda doveva essere vissuta collettivamente. Così la loro scelta ha mosso altri studenti più giovani a mettersi in gioco e a collaborare; ora il sostegno di Othniel è divenuta quasi una tradizione per il Liceo Romano Bruni. Othniel è sempre rimasto anche se con diversa consapevolezza il fine di tutte le iniziative studentesche, e ciò è il segno di quanto questa storia si è radicata in noi col tempo.
Eppure la domanda che sorge facilmente è: “come si fa a vivere un legame umano con chi sta tanto lontano da te? E anche che differenza c'è tra aiutare Othniel e fare un qualsiasi atto di solidarietà verso i poveri del mondo?”. Quando però riguardiamo tutta la fatica fatta e tutte le energie spese per aiutare, allora ci stupiamo, perché è semplicemente straordinario come una persona - perché François è una persona - possa muovere una scuola. La necessità di vivere questo rapporto in modo intenso è naturale e pertanto vogliamo, anzi pretendiamo che la nostra storia con Othniel diventi sempre più intima, personale e la nostra presenza vicina a lui. In conclusione ci siamo promessi di muoverci, di mettere in gioco tutta la nostra creatività e personalità per vivere in profondità un gesto speciale: “Donarsi gratuitamente”. La fatica e la collaborazione, ma anche la gratificazione e tutte le iniziative, oltre a legarci maggiormente, saranno la sostanza del rapporto con Othniel. Alla fine basta una festa per dire di sì a questa sfida e perché non rischiare?
Federico Rappresentante degli studenti del Liceo Scientifico Romano Bruni
Ponte di Brenta (PD)
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